E’ stato dedicato al cognitive computing l’IBM Business Connect 2016. L’evento, che si è svolto ieri a Milano, è stata l’occasione per introdurre il tema e fare una panoramica a 360 gradi su sviluppi attuali e futuri del cognitive computing. A fare da padrone di casa Enrico Cereda, General Manager di IBM Italy, che ha focalizzato l’attenzione su due elementi chiave: la necessità di passare da un modello “egocentrico” a uno “ecocentrico” e la centralità delle persone, che devono essere sempre al centro dello sviluppo della tecnologia. Il cambiamento del modello di riferimento è ben testimoniato da IBM, che ha saputo reinventarsi spostando le sue attività core dall’hardware al software e ai servizi, stringendo partnership con aziende quali Apple e Twitter, acquisendo negli ultimi anni 160 società specializzate in software e servizi.

IBm Business connect 2016 cereda

Enrico Cereda, General Manager IBM Italy

Un cambiamento radicale, necessario per essere “disruptive”, come chiede il mercato, e continuare a innovare. “Il digitale è la grammatica di una storia da costruire”, ha spiegato Cereda, aggiungendo una provocazione. “Siamo già entrati nell’era del cognitive computing, ma quando saremo tutti digitali, chi riuscirà a fare la differenza? Chi vincerà?”.

La risposta, secondo IBM, sarà nel modo in cui saranno utilizzati i dati e nelle abilità cognitive, ovvero nello sviluppo di sistemi in grado di autoapprendere, immagazzinare e analizzare grandi quantità di dati, e rendere queste funzionalità disponibili in cloud, in modo che siano fruibili dalle aziende senza necessità di grandi investimenti.

Dal modello di business descrittivo al modello cognitivo

IBM unger aziende innovativeIl tema di cosa fa veramente la differenza nell’utilizzo del digitale è stato ripreso da Michelle Unger, General Manager Cognitive Solutions di IBM Europe. “Ci sono aziende molto innovative, che stanno sfruttando tecnologie allo stato dell’arte. Nessuna riesce ancora a utilizzarle ‘tutte’, ma oggi dobbiamo chiederci cosa farà davvero la differenza, quando saremo tutti digitali”, ha commentato Unger.

“Il mondo è stato riscritto attraverso codici: parliamo di 1,2 milioni di linee di codice per uno smartphone, per esempio, o di 80mila linee di codice per un pacemaker”, ha proseguito la manager. Per gestire dati e dispositivi siamo passati da un modello di business descrittivo, che permette di descrivere e analizzare i dati, a uno predittivo, che permette di fare previsioni e agire sulla base di queste. “Oggi parliamo di un ‘modello cognitivo’, che permette capire, ragionare e imparare”.

Il riferimento è alla piattaforma Watson di IBM, che permette, per esempio, “di leggere migliaia di pagine in un secondo, ampliando le capacità umane”, ha spiegato Unger. “E questo non è il futuro, è oggi”.

Una dimostrazione di cosa è in grado di fare Watson è stata data attraverso il robot Nao, prodotto da Aldebaran Robotics, sul quale è stata integrata la piattaforma Watson. Nao ha dialogato sul palco con Michelle Unger e ha risposto alle sue domande: non solo ha dato informazioni sul numero di partecipanti all’evento, ma ha anche fornito una statistica dei loro settori di apparenza. Interrogato su “cosa fare a Milano una volta terminato il meeting”, ha suggerito ristoranti e shopping in Via Montenapoleone.

Il cognitive computing per la scienza dei materiali e l’ambito legale

Che il cognitive computing sia già realtà lo ha dimostrato Alessandro Curioni, Vice President Europe and Director IBM Research. La piattaforma Watson è applicata con successo nell’ambito della scienza dei materiali. “Per un ricercatore è difficile mantenersi aggiornato su tutte le novità del settore e fare ricerca su nuovi materiali”, ha spiegato Curioni. “Ma oggi, grazie a Watson, è possibile elaborare grandi quantità di dati in tempi velocissimi, non paragonabili con le tempistiche di un uomo. Attraverso le sue abilità, Watson analizza i dati ed è in grado fare correlazioni e inferenze. Per esempio, può prevedere le proprietà di un nuovo materiale analizzando i dati relativi agli elementi di cui è composto”.

IBM Curioni

Alessandro Curioni, Director IBM Research Zurigo

Un altro ambito in cui è applicato il cognitive computing è quello legale. In questo caso, i dati memorizzati ed elaborati da Watson, per esempio relativi a precedenti casi legali, possono servire a ricostruire meglio una situazione, o a trovare elementi a favore o contro in una causa legale.

Questi sono solo alcuni esempi, ma spiegano come il cognitive computing stia cambiando diversi settori”, ha concluso Curioni. “Watson non sostituisce l’uomo, ma amplia le sue possibilità, trasformando i dati in informazione e l’informazione in conoscenza”.