Filippo, 38 anni, si ammala di Covid19. Non sa ancora che il vero problema non sarà quello. In seguito all’infezione infatti i medici lo sottopongono a una Tac polmonare che evidenzia una situazione ancora peggiore. L’esame evidenzia la dilatazione dell’aorta e una massa di 2,5 cm nel ventricolo sinistro. A questo punto i medici optano per una terapia anticoagulante che dura tre mesi perché, questa è l’ipotesi, potrebbe trattarsi di una complicanza trombotica del Covid-19.

La situazione però non migliora, la massa non regredisce. Altre indagini ecocardiografiche svelano l’esistenza di un mixoma del ventricolo sinistro, raro tumore cardiaco con pochi casi al mondo. La massa gelatinosa, attaccata all’apice del ventricolo sinistro con un piccolo peduncolo, si muove all’interno del ventricolo e, sebbene si tratti di un tumore benigno dal punto di vista istologico, espone il paziente a un serio rischio di embolia: il mixoma potrebbe staccarsi o parcellizzarsi ed entrare direttamente in circolo provocando gravi embolie cerebrali o occludendo arterie importanti.

Un’intervento unico al mondo

A questo punto entra in scena l’Irccs Policlinico San Donato, centro di riferimento internazionale per lo studio e l’insegnamento delle tecniche cardiochirurgiche sul ventricolo sinistro, dove Marco Diena, responsabile dell’unità di Cardiochirurgia mininvasiva ed endoscopica, lo sottopone a un intervento unico al mondo, realizzato con tecnica mininvasiva endoscopica in 3D.

Il caso di Filippo viene valutato da un cardioteam, una squadra multisciplinare di cardiologi, cardiochirurghi ed esperti di imaging. Un lavoro d’equipe dove il verdetto è unico: bisogna intervenire in fretta perchè il tumore era attaccato a un esile peduncolo si muoveva a ogni contrazione del cuore, circa centomila volte al giorno. “In letteratura – spiega Diena – sono descritti al mondo pochissimi casi di mixoma del ventricolo sinistro, con danni neurologici in quelli non diagnosticati in tempo, e quasi tutti operati in sternotomia, cioè con tecnica tradizionale. Risulta solo un caso operato con la chirurgia robotica negli Usa e uno in minitoracotomia in Germania”.

Quello di Filippo diventa quindi il primo caso al mondo operato tramite una tecnica mininvasiva endoscopica in 3D.

L’immagine ingrandita otto volte

“Grazie a un’incisione nel torace di pochi centimetri e grazie all’uso di telecamere endoscopiche ad alta risoluzione 3D, abbiamo la possibilità di vedere l’interno del torace e delle cavità cardiache con la massima precisione. – prosegue Diena – Attraverso l’uso degli occhiali di polarizzazione 3D, il chirurgo visualizza sullo schermo un’immagine ingrandita otto volte, ricca di dettagli e di colori reali, e percepisce perfettamente il senso della profondità. Questo ci ha consentito, in circolazione extra corporea e quindi a cuore fermo per pochi minuti, di recidere il peduncolo che teneva il tumore in sede e di rimuoverlo senza frantumarlo. Questa tecnica, in mani esperte, garantisce interventi più veloci e un tempo ridotto di circolazione extracorporea”.

Operato l’8 giugno, Filippo, che si era ammalato di Covid in novembre, dopo due giorni passeggiava già in reparto e in una settimana era a casa. Non dovrà fare ulteriori terapie. Anche il Covid se ne è andato.