Amazon Leo è il nuovo nome del progetto satellitare di Amazon, nato come Project Kuiper e ora diventato un’iniziativa definitiva e strategica per la compagnia. L’obiettivo è portare connessioni veloci e affidabili a comunità e territori che oggi non hanno accesso a reti moderne. A differenza delle soluzioni terrestri spesso difficili da installare per costi e limiti geografici, e come già fatto da Starlink, Amazon Leo sfrutta una costellazione di satelliti in orbita terrestre bassa per raggiungere praticamente ogni punto del pianeta.

Alla base dell’iniziativa c’è la consapevolezza che miliardi di persone vivono ancora senza una connessione adeguata. Questo limita l’accesso a istruzione, sanità, strumenti di comunicazione e opportunità economiche. Amazon sostiene di voler usare la propria scala globale per colmare questo divario digitale, soprattutto nelle aree difficili da raggiungere con fibra e reti wireless convenzionali. Lo stesso nome Leo richiama proprio la tecnologia chiave del progetto, ovvero una rete in Low Earth Orbit in cui i satelliti possono operare con latenze ridotte rispetto ai tradizionali sistemi geostazionari.

amazon leo

Amazon Leo è parte della divisione Devices and Services, la stessa che sviluppa Kindle, Echo ed eero. Le operazioni principali sono basate nello stato di Washington, tra Redmond per ricerca e sviluppo e Kirkland per la produzione. Qui Amazon ha costruito una fabbrica capace di produrre fino a cinque satelliti al giorno, mentre al Kennedy Space Center in Florida si svolgono le attività di integrazione prima dei lanci. Per costruire la propria costellazione, Amazon ha siglato oltre 80 accordi di lancio con Blue Origin, SpaceX, ULA e Arianespace, il più grande procurement commerciale di razzi spaziali mai effettuato.

Il funzionamento della rete si basa su tre elementi fondamentali: l’infrastruttura a terra, i satelliti e le antenne dei clienti. A terra si trovano i gateway che gestiscono il traffico dati e le antenne TT&C responsabili del controllo e del tracciamento dei satelliti. Quest’ultimi, che costituiscono la seconda componente del sistema, orbitano tra 590 e 630 chilometri di altezza e lavorano in modo coordinato come una vera costellazione, formata in totale da oltre 3.000 satelliti.

A completare l’ecosistema ci sono i terminali degli utenti, che Amazon declina in tre modelli:

  • Leo Nano, il più compatto, con velocità fino a 100 Mbps
  • Leo Pro, che arriva a 400 Mbps
  • Leo Ultra, destinato alle aziende con prestazioni fino a 1 Gbps

78

La scelta dell’orbita bassa garantisce vantaggi significativi tra cui una copertura molto ampia e una latenza ridotta, elemento ideale anche per videoconferenze, gaming e streaming in alta definizione. In questo modo, Amazon punta a competere nel settore della connettività satellitare dove oggi operano già realtà come la giù citata Starlink, ma con un approccio integrato alle tecnologie cloud e ai servizi aziendali.

Naturalmente, la presenza di migliaia di satelliti solleva domande su sicurezza e sostenibilità. Amazon assicura che la gestione responsabile dello spazio è un principio centrale del progetto e che, dall’architettura della costellazione alle procedure operative, tutto è stato progettato per ridurre rischi, interferenze e detriti.

Per quanto riguarda la disponibilità del servizio, Amazon prevede di offrire le prime connessioni a clienti enterprise entro la fine del 2025, per poi espandersi rapidamente nel 2026 con il lancio di ulteriori satelliti e l’aumento della capacità di rete. Gli utenti interessati possono già iscriversi alla pagina informativa ufficiale, in attesa del rollout commerciale.