Un recente studio condotto da Naoris Protocol, realtà pionieristica nell’ambito delle infrastrutture post-quantistiche, ha rivelato un crescente interesse da parte dei direttori IT delle grandi aziende internazionali nei confronti del quantum computing. L’84% degli intervistati prevede infatti che questa tecnologia avrà un impatto “grande” o addirittura “enorme” nel proprio settore nei prossimi cinque anni, mentre solo una piccola minoranza (16%) ritiene che le ripercussioni saranno limitate. Il sondaggio ha coinvolto dirigenti IT di imprese con un fatturato minimo di 300 milioni di dollari annui distribuite tra Stati Uniti, Regno Unito, Unione Europea e area Asia-Pacifico.

L’adozione del quantum computing non è più un’ipotesi, ma una realtà già in atto:

  • Il 99% delle organizzazioni analizzate ha dichiarato di aver già assegnato parte del budget tecnologico a soluzioni quantistiche. In particolare, il 41% sta investendo oltre il 10% del proprio budget IT in questo ambito, e si stima che tale percentuale crescerà ulteriormente
  • L’85% dei partecipanti prevede che almeno un decimo della propria spesa tecnologica sarà dedicata al quantum computing entro cinque anni. Un dato ancora più significativo riguarda il 17% delle imprese, che stima un impegno superiore al 30% nello stesso arco di tempo

Direttori IT quantum computing

Uno degli aspetti più interessanti del report è l’interconnessione tra il quantum computing e altre tecnologie emergenti. Il 48% dei direttori IT intervistati è fortemente convinto che il valore del quantum computing si realizzerà appieno solo quando sarà integrato con blockchain, intelligenza artificiale e machine learning avanzato. Il restante 52% condivide la visione in modo più cauto, ma comunque favorevole.

Questo scenario acquista ulteriore rilevanza alla luce delle recenti preoccupazioni espresse da BlackRock riguardo al possibile impatto negativo che i computer quantistici potrebbero avere sulla sicurezza delle criptovalute e, in particolare, degli ETF su Bitcoin. In tale contesto, Naoris Protocol ha presentato la propria soluzione Sub-Zero Layer, un’architettura post-quantistica che consente ai blockchain di prima e seconda generazione (L1 e L2) di diventare resilienti alla minaccia quantistica senza necessità di hard fork. La tecnologia mira anche a rafforzare l’infrastruttura dell’intelligenza artificiale in modo decentralizzato, sicuro e affidabile.

Lo studio prevede inoltre una forte accelerazione nella collaborazione tra università, aziende tecnologiche e laboratori governativi per affrontare le sfide tecniche del settore; l’85% dei dirigenti IT si aspetta un aumento significativo di questi partenariati nei prossimi tre anni, mentre uno su quattro prevede un’accelerazione “drammatica”.

Direttori IT quantum computing

In termini di valore di mercato, il quantum computing è destinato a una crescita esplosiva. Secondo il report, il 76% degli intervistati ritiene infatti che il settore varrà almeno 65 miliardi di dollari entro il 2031, rispetto agli attuali 8,6 miliardi stimati alla fine del 2024.

I principali fattori che spingono questa crescita sono l’ampliamento degli usi industriali del quantum computing e gli investimenti massicci in ricerca e sviluppo da parte di big tech come IBM, Google, Microsoft e Amazon. Il sostegno governativo e accademico viene considerato importante, ma secondario rispetto all’iniziativa privata.

Secondo David Carvalho, CEO e fondatore di Naoris Protocol, l’industria sta finalmente prendendo sul serio tanto le opportunità quanto i rischi derivanti dalla computazione quantistica. Le tecnologie emergenti come l’integrazione tra AI, blockchain e infrastrutture post-quantistiche, secondo Carvalho, saranno centrali nel garantire fiducia, sicurezza e resilienza digitale in un mondo sempre più interconnesso.

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Il protocollo sviluppato da Naoris punta infatti a ristabilire un livello di fiducia tra entità digitali, con soluzioni che proteggono sia ambienti Web2 che Web3, inclusa l’infrastruttura fisica e le transazioni blockchain compatibili con EVM. Un salto qualitativo nella direzione della sicurezza decentralizzata, con ricadute potenzialmente decisive per settori ad alta sensibilità come finanza, telecomunicazioni e sanità.