Secondo i risultati della ricerca Smart Home dell’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano, il giro di affari della casa connessa in Italia vale 185 milioni di euro nel 2016, +23% rispetto all’anno precedente.

Il potenziale di questo mercato è davvero enorme, perché la casa connessa si propone come il fulcro di un ecosistema capace di trainare dietro di sé diversi settori chiave del Made in Italy.

I possibili impieghi sono molti e variegati, anche se la maggioranza delle oltre 290 soluzioni per la casa connessa censite in Italia e all’estero (il 31%) è dedicata alla sicurezza tra videocamere di sorveglianza, serrature, videocitofoni connessi e sensori di movimento. Segue la gestione energetica, come le soluzioni per il controllo remoto degli elettrodomestici (10%), la gestione dei sistemi di riscaldamento e raffreddamento (8%), il monitoraggio dei consumi dei dispositivi elettrici (10%).

L’offerta di prodotti per la Smart Home è in continuo divenire. Il 68% delle soluzioni sul mercato è di tipo Do It Yourself, con un processo di installazione semplificato, anche se non tutti gli utenti sono in grado di fare a meno del tecnico: il 70% di chi ha acquistato prodotti connessi si è infatti rivolto a installatori o piccoli rivenditori.

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Il 52% delle soluzioni oggi è offerto da startup, che spesso sviluppano proposte complementari a quelle dei brand affermati. Ma in questi mesi si stanno affacciando sul mercato italiano anche i grandi operatori con hub dotati di assistente vocale per dialogare con gli oggetti connessi (Google Home, Amazon Echo). L’ingresso dei grandi marchi spingerà certamente lo sviluppo della Smart Home, renderà più facile l’interoperabilità tra i vari oggetti (che resta ancora una grande barriera) e sarà fondamentale per aumentare la fiducia dei consumatori.

Sono diverse le tecnologie IoT a corto raggio per la Smart Home, a cui si aggiungono i protocolli LPWA (Low Power Wide Area), che aiutano a coprire esigenze specifiche. Almeno nel breve periodo non si intravede però una convergenza verso un’unica soluzione, ma l’eterogeneità delle tecnologie di comunicazione non rappresenta necessariamente un ostacolo a un’esperienza omogenea e fluida per l’utente, che si può ottenere con diverse soluzioni.

“La frammentazione delle soluzioni per la Smart Home è un fenomeno che appare in contrazione. Le aziende si alleano tra di loro, si consolidano alleanze e consorzi (come l’Open Connectivity Foundation che può contare sulla presenza di oltre 300 membri) e oggi è possibile integrare i servizi a livello cloud con un’interfaccia unica verso gli utenti (lo smartphone o un assistente vocale per la casa), superando la necessità di una reale interoperabilità tra i dispositivi fisici” ha dichiarato Giovanni Miragliotta, Direttore dell’Osservatorio Internet of Things.