Per evitare la corruzione, l’Albania vuole far gestire gli appalti a un chatbot IA

Il primo ministro albanese Edi Rama ha sorpreso l’opinione pubblica proponendo la nomina di un ministro basato sull’IA. Durante la conferenza annuale del Partito Socialista, Rama ha presentato la nuova squadra di governo e ha suggerito che il chatbot statale Djella, già operativo come assistente digitale per i servizi pubblici, possa assumere un ruolo istituzionale di primo piano.
Djella è nato nel 2024 come semplice strumento IA per fornire informazioni ai cittadini sui servizi governativi. Nel 2025 è arrivata la versione 2.0, descritta nel programma del Summit della Comunità Politica Europea ospitato dall’Albania, che ha introdotto un avatar intelligente, dotato di comprensione del linguaggio naturale e interazione vocale e visiva, capace di offrire informazioni in tempo reale e facilitare l’uso della piattaforma online e-Albania.
Pochi mesi dopo è stato rilasciato Djella 3.0, con la possibilità di interagire esclusivamente tramite comandi vocali. Grazie a questa evoluzione, i cittadini possono completare richieste e procedure amministrative utilizzando un linguaggio conversazionale semplice, cosa che un passo importante nell’accessibilità digitale dei servizi pubblici. Secondo i media locali, Djella si basa sui servizi Azure OpenAI di Microsoft e integra i più recenti modelli di intelligenza artificiale della società di Redmond.
Nel suo discorso, Rama ha spiegato di aspettarsi dai ministri un approccio dinamico e innovativo, paragonando il loro ruolo a quello di un allenatore di basket, capace di cambiare giocatori e tattiche costantemente, piuttosto che a quello di un tecnico calcistico con soli tre cambi a disposizione.
Il premier ha quindi indicato una missione chiara per Djella: diventare il “servo degli appalti pubblici”, gestendo interamente le procedure tramite intelligenza artificiale. L’obiettivo dichiarato è quello di rendere le gare pubbliche totalmente incorrotte e trasparenti, con la possibilità di tracciare ogni fondo pubblico assegnato tramite procedure digitali. “Non è fantascienza, ma uno dei compiti di Djella”, ha detto Rama, secondo il quale l’IA non avrà vincoli geografici o di nazionalità e potrà avvalersi di competenze da tutto il mondo, con la possibilità di assumere direttamente o stipulare contratti di consulenza.
La proposta, tuttavia, si scontra con i vincoli giuridici. La costituzione albanese fa più volte riferimento alle “persone giuridiche” e ribadisce l’impegno dello Stato a proteggere la dignità e la persona umana. Inoltre, stabilisce che il primo ministro debba ottenere il consenso del presidente della Repubblica per la nomina dei ministri, i quali devono anche giurare fedeltà davanti al capo dello Stato. Questo significa che la decisione finale spetterà al presidente Bajram Begaj, che dovrà pronunciarsi sulla possibilità che una entità digitale come Djella possa ricoprire una carica ministeriale.
La proposta di Rama non è solo un esercizio retorico, ma riflette la visione ambiziosa di trasformare l’Albania in un laboratorio di innovazione istituzionale, dove l’intelligenza artificiale diventi uno strumento concreto contro corruzione e inefficienza. Allo stesso tempo, solleva interrogativi giuridici e politici di grande rilievo: può una macchina giurare sulla Costituzione? Può essere considerata un “ministro” a tutti gli effetti?
Sia che si concretizzi o resti un’idea provocatoria, l’iniziativa di Rama rappresenta un precedente inedito nel panorama politico europeo e rilancia il dibattito globale sul ruolo che l’IA potrà assumere non solo nell’economia e nella società, ma anche nei meccanismi di governo.
(Immagine in apertura: Shutterstock)