OpenAi apre il suo App Store agli sviluppatori: ecco come inviare le proprie

Con l’annuncio fatto durante il DevDay di ottobre, OpenAI espresso l’intenzione di trasformare ChatGPT da semplice interfaccia conversazionale a una piattaforma estendibile e capace di integrare azioni concrete attraverso app dedicate. Da oggi questo passaggio entra in una fase operativa decisiva con l’apertura ufficiale delle submission, grazie a cui gli sviluppatori possono inviare le proprie app per la revisione e la successiva pubblicazione sull’App Store di Open AI seguendo le linee guida stabilite, dando forma a un ecosistema che ambisce a fondere dialogo, contesto e funzionalità in modo nativo.
Le app su ChatGPT nascono per arricchire la conversazione rendendola operativa e come strumenti pensati per intervenire direttamente nel flusso della chat, consentendo agli utenti di svolgere attività concrete come ordinare la spesa, trasformare una bozza in una presentazione o cercare un appartamento senza uscire dall’esperienza conversazionale. Il valore aggiunto risiede proprio nella capacità di sfruttare il contesto del dialogo, riducendo l’attrito tra intenzione e azione.
Per supportare questa visione, OpenAI ha messo a disposizione una serie di risorse rivolte agli sviluppatori, frutto delle lezioni apprese durante il DevDay. Oltre alle best practice su cosa renda un’app realmente efficace all’interno di ChatGPT, sono disponibili una libreria UI open source per la creazione di interfacce native orientate alla chat e una guida rapida che accompagna passo dopo passo nello sviluppo. L’obiettivo è evitare app generiche o ridondanti, favorendo invece esperienze focalizzate, intuitive e chiaramente utili.
Un tassello fondamentale di questa strategia è l’introduzione della directory delle app, accessibile direttamente da ChatGPT tramite il menu degli strumenti o dall’indirizzo dedicato chatgpt.com/apps. La directory consente agli utenti di esplorare le app in evidenza o di cercare quelle pubblicate, mentre agli sviluppatori offre un canale di scoperta strutturato, ulteriormente rafforzato dalla possibilità di condividere link diretti verso la pagina dell’app su piattaforme esterne. Una volta collegate, le app possono essere richiamate durante la conversazione menzionandole con @nome oppure selezionandole manualmente, integrandosi in modo fluido nel dialogo.
OpenAI sta inoltre sperimentando meccanismi di suggerimento automatico delle app più pertinenti direttamente all’interno delle conversazioni, basandosi su segnali come il contesto, le abitudini d’uso e le preferenze dell’utente. Questo approccio mira a rendere l’esperienza sempre più proattiva, pur mantenendo strumenti chiari per il feedback e il controllo, evitando che l’automazione diventi invasiva.
Dal punto di vista dello sviluppo, la creazione di un’app efficace per ChatGPT richiede un cambio di prospettiva. Il punto di partenza non è la funzione in sé, ma l’intento reale dell’utente. L’Apps SDK, attualmente in beta, consente di costruire esperienze native per la chat, in cui contesto e azione convivono senza soluzione di continuità. Le app più riuscite sono quelle con un perimetro ben definito, capaci di completare flussi di lavoro già avviati nella conversazione o di abilitare nuove esperienze che sfruttano appieno le potenzialità dell’IA conversazionale.
Una volta pronte, le app vengono sottoposte a un processo di revisione attraverso la piattaforma per sviluppatori di OpenAI. L’invio include informazioni tecniche come i dettagli di connettività MCP, le linee guida per i test, i metadati per la directory e le impostazioni di disponibilità geografica. Le prime app approvate inizieranno a essere distribuite gradualmente nel corso del nuovo anno, con la possibilità, per quelle che incontrano il favore degli utenti, di essere messe in evidenza o consigliate direttamente da ChatGPT.
Sul fronte della monetizzazione, questa fase iniziale è volutamente prudente. Gli sviluppatori possono collegare le app ai propri siti o alle applicazioni native per completare transazioni di beni fisici, mentre OpenAI sta valutando opzioni più ampie, inclusa la vendita di beni digitali. La promessa è quella di un modello evolutivo che si adatterà osservando come utenti e sviluppatori interagiscono realmente con le app.
Il tema della sicurezza e della privacy resta centrale. Ogni app deve infatti rispettare rigorosamente le policy di utilizzo, essere adatta a tutti i pubblici e fornire un’informativa sulla privacy chiara, limitando la raccolta dei dati allo stretto necessario. Gli utenti vengono informati su quali informazioni possono essere condivise e mantengono sempre il controllo, con la possibilità di revocare l’accesso in qualsiasi momento. In prospettiva, OpenAI immagina un futuro in cui le app diventeranno un’estensione naturale della conversazione sostenuta da un ecosistema solido e sostenibile per chi sviluppa.
(Immagine in apertura: Shutterstock)

