Sono dati interessanti quelli che emergono dalla ricerca su Metaverso, realtà immersive e intelligenza artificiale realizzata da Ipsos in collaborazione con Vincenzo Cosenza, fondatore dell’Osservatorio Metaverso, che ha coinvolto un campione di oltre 1.400 persone di età compresa tra i 15 e i 65 anni. Per quanto riguarda il Metaverso, il 52% dei rispondenti ritiene che le esperienze che si possono fare siano emozionanti e l’atteggiamento generale è di concepire le realtà immersive come un modo di migliorare le attività svolte online e non come un’alternativa alla realtà fisica.

Tuttavia, restano alcune barriere soprattutto in termini di accessibilità; ad esempio il 37% ritiene il Metaverso ancora troppo costoso. Il 92% degli italiani dichiara di conoscere che cosa sia il Metaverso, il 77% è in grado di descriverlo spontaneamente e più della metà del campione fornisce una descrizione che si avvicina molto a quella che ne danno gli esperti, definendolo come un mondo virtuale in cui le dinamiche di interrelazione consentono di performare diverse attività.

Fino ad ora la sperimentazione da parte delle persone nelle attività fatte nel Metaverso è stata piuttosto diversificata. Il 32% ha svolto più di cinque attività, tra cui giocare o trascorrere del tempo con amici (33%), acquistare oggetti reali come vestiti e scarpe o esplorare un’altra città (30%). Le generali attitudini verso il Metaverso sono più di apertura che di scetticismo. Il 52% ritiene che le esperienze che si possono fare siano emozionanti, mentre solo il 23% considera un nuovo modo di fare pubblicità da parte dei brand che non durerà nel tempo.

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Tuttavia, alcune barriere restano soprattutto in termini di accessibilità. Il 37% ritiene il Metaverso ancora troppo costoso (la percentuale più alta, 44%, si registra tra gli appartenenti alla GenZ!) e il possesso di visori per le realtà immersive è del 10%, citando come barriera principale al non acquisto l’investimento elevato da sostenere.

Per quanto riguarda invece l’IA, il 65% degli italiani che ha dichiarato di conoscerla è composto soprattutto da uomini. Oltre al 37% di questo insieme che conosce più a fondo la materia, il 28% afferma di averne soltanto sentito parlare, il 25% ne è a conoscenza ma non ne ha mai utilizzato un’applicazione. Tra queste ultime la più nota risulta essere ChatGpt (41%), seguita da Dall-E (8%), Bard Google (16%), Stable Diffusion e Midjourney (12%). Un 25% del campione dice di non conoscere nessuno degli strumenti citati, e di questo insieme fanno parte le persone di età più avanzata.

L’atteggiamento verso le applicazioni di intelligenza artificiale tende in generale al positivo: il 44% del campione afferma che semplificheranno i processi e il 41% che saranno un valido supporto per la propria vita professionale. Per quanto riguarda infine gli scettici, il 26% degli intervistati afferma che l’IA toglierà posti di lavoro, il 24% che rappresenta una minaccia per la creatività umana e il 16% che amplificherà il gap tecnologico.