Ogni anno il DORA Report rappresenta un punto di riferimento per comprendere le tendenze che stanno ridefinendo il mondo dello sviluppo software. L’edizione 2025, condotta da Google Cloud, si concentra in particolare sul ruolo dell’IA e sul modo in cui questa tecnologia sta cambiando processi, abitudini e risultati all’interno delle organizzazioni tecnologiche di tutto il mondo.

La ricerca, intitolata State of AI-assisted Software Development, si basa su un campione di quasi 5.000 professionisti del settore (dagli sviluppatori ai product manager) e conferma ciò che negli ultimi anni era sempre più evidente: lo sviluppo software non è più lo stesso e l’IA non è più un’opzione, bensì una componente essenziale dei flussi di lavoro.

L’adozione di massa dell’IA nello sviluppo

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Il dato più significativo che emerge dal report è l’adozione di massa dell’IA, oggi utilizzata dal 90% dei professionisti intervistati con una crescita del 14% rispetto al 2024. In media, ogni sviluppatore dedica circa due ore al giorno a strumenti e processi assistiti dall’intelligenza artificiale. Questa diffusione capillare si riflette anche nell’intensità d’uso: il 65% dei professionisti dichiara di fare affidamento in maniera consistente sull’IA, seppur con livelli diversi, mentre il 37% la utilizza in maniera “moderata”, il 20% “molto” e l’8% “moltissimo”.

L’intelligenza artificiale è quindi ormai integrata nei flussi di lavoro quotidiani, dalle attività di scrittura del codice fino alla gestione dei rilasci e i vantaggi percepiti sono concreti. Oltre l’80% degli intervistati afferma infatti che l’IA ha avuto un impatto positivo sulla produttività individuale, consentendo di ridurre i tempi di sviluppo e velocizzare il rilascio di nuove funzionalità. Parallelamente, il 59% dei professionisti riconosce miglioramenti tangibili nella qualità del codice, con riduzione degli errori e maggiore efficienza nella manutenzione.

Questi dati dimostrano che l’intelligenza artificiale non viene percepita solo come uno strumento di automazione, ma anche come un vero alleato nella creazione di software più robusto e affidabile.

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Il paradosso della fiducia

Accanto a una diffusione così ampia, il report evidenzia però il cosiddetto “paradosso della fiducia”. Sebbene il 24% degli intervistati dichiari di riporre molta o moltissima fiducia nei sistemi di IA (20% “molto”, 4% “moltissimo”), il 30% ammette di fidarsi poco o per nulla (23% “poco”, 7% “per nulla”). Questa dicotomia suggerisce che l’IA viene utilizzata più come strumento di supporto che come sostituto del giudizio umano. In altre parole, molti sviluppatori trovano gli output dell’IA utili e produttivi, pur mantenendo un approccio prudente e critico rispetto alla loro affidabilità.

Se i benefici individuali sono chiari, l’impatto dell’IA a livello organizzativo appare più complesso. Il DORA Report segnala che l’adozione dell’intelligenza artificiale è correlata a un aumento del throughput di rilascio del software, con più applicazioni e aggiornamenti distribuiti rispetto all’anno precedente. Tuttavia, questo incremento porta con sé la sfida di garantire che il software sia realmente pronto per l’uso prima di arrivare agli utenti finali. L’efficienza nei cicli di rilascio deve quindi essere bilanciata con il controllo di qualità e con una governance adeguata.

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Un’altra osservazione interessante riguarda la capacità dell’IA di agire come “specchio e moltiplicatore”. Secondo la ricerca, nei team coesi e ben organizzati, l’intelligenza artificiale amplifica l’efficienza, accelerando i processi e riducendo i colli di bottiglia. Al contrario, nei contesti frammentati, le debolezze strutturali diventano più evidenti e l’IA finisce per metterle ulteriormente in risalto. Per approfondire questa dinamica, il report va oltre le metriche tradizionali e individua sette archetipi di team. Questi profili (dai “Harmonious high-achievers” fino a chi rimane bloccato nei vincoli dei sistemi legacy) offrono una visione più sfaccettata del rapporto tra performance, benessere e ambiente di lavoro.

Infine, il DORA Report introduce il DORA AI Capabilities Model, un nuovo schema concettuale che identifica sette capacità fondamentali tecniche e culturali necessarie per trarre il massimo beneficio dall’adozione dell’AI. Il messaggio implicito è che l’adozione tecnologica, da sola, non basta. Per sfruttare appieno l’intelligenza artificiale, le organizzazioni devono infatti rivedere cultura, processi e sistemi interni, costruendo un ambiente in grado di sostenere questa trasformazione.