Google ha ribattezzato il suo chatbot IA Bard con il nome della nuova intelligenza artificiale che lo alimenta, Gemini, lanciando inoltre il piano a pagamento Gemini Advanced che va a sfidare apertamente ChatGPT Plus. Gli utenti (anche quelli italiani) possono abbonarsi da oggi a 21,99 euro al mese (i primi due sono gratis) a Gemini Advanced, che include un modello di intelligenza artificiale Ultra 1.0 più potente.

Gli abbonati riceveranno inoltre 2 TB di spazio di archiviazione in cloud che di solito costano 99,99 euro all’anno tramite Google One e presto avranno accesso a Gemini in Gmail e nella suite di produttività di Google. Questo pacchetto, noto come piano Google One AI Premium, rappresenta una delle maggiori risposte di Google a Microsoft e a OpenAI. Inoltre, mostra una crescente concorrenza nei confronti dei consumatori, che ora hanno a disposizione diverse opzioni di abbonamento all’intelligenza artificiale a pagamento.

Tendenza lanciata lo scorso anno da OpenAI con il già citato ChatGPT Plus di OpenAI e ripetuta più recentemente da Microsoft con Copilot Pro. Il responsabile del prodotto di Google Jack Krawczyk ha dichiarato che l’archiviazione su cloud, Gmail e altre integrazioni renderanno questo nuovo abbonamento ideale per le persone che lavorano.

“Quando pago 20 dollari al mese, l’accesso a un modello IA da solo non è sufficiente a giustificare la spesa”, ha dichiarato Krawczyk. “Il nostro mercato di riferimento è quello delle persone che vogliono la tecnologia IA generativa più capace, in grado di creare nuovi contenuti a comando e di gestire domande per le quali non esiste una risposta ovvia online”.

Google sfrutterà inoltre la vastissima base di utenti di smartphone Android per avere un vantaggio sulla concorrenza. Gli utenti Android possono infatti scegliere Gemini come ausilio digitale predefinito sui loro smartphone, accedendovi tramite un’app (Google Gemini, presto disponibile anche in Italia), il pulsante di accensione o pronunciando la classica formula “Ehi Google”. “In questo modo, Gemini rappresenta uno dei modi più semplici al mondo per accedere all’intelligenza artificiale”, continua Krawczyk (Gemini è comunque in arrivo anche per iOS).

Ma esattamente in cosa consiste Gemini Advanced e il suo modello IA sottostante Ultra 1.0? Gemini Advanced non solo permette di avere conversazioni più lunghe e dettagliate, ma comprende anche meglio il contesto delle richieste precedenti. Secondo quanto riportato da Google, Gemini Advanced è in grado (tra le altre cose) di:

  • Supportare in varie attività formative, dalla creazione di un piano di studio a quiz esemplificativi, in base allo stile di apprendimento dell’utente
  • Aiutare in scenari di programmazione più avanzati portando un’idea di app dal concetto iniziale fino al prototipo
  • Aiutare i creator a passare dall’idea alla creazione generando contenuti, analizzando le tendenze recenti e studiando modi migliori per far crescere la loro audience

google gemini

Inoltre, gli utenti di Gemini Advanced avranno accesso a funzionalità multimodali ampliate, a funzioni di coding più interattive, a capacità di analisi dei dati più profonde e altro ancora. Per ridurre problemi come contenuti non sicuri o pregiudizi, Google ha integrato anche la sicurezza. “Prima di lanciare Gemini Advanced, abbiamo condotto controlli approfonditi sulla fiducia e sulla sicurezza, compreso un red-teaming esterno. Abbiamo ulteriormente perfezionato il modello sottostante utilizzando la messa a punto e l’apprendimento per rinforzo, sulla base del feedback umano”, si legge nel comunicato di Google.

Per gli utenti italiani vale la pena sottolineare che Gemini Advanced costa qualche euro in più di ChatGPT Plus, che però offre di più in termini di IA generativa grazie a funzioni premium come i GPT personalizzati e ChatGPT Team, anche se i 2 TB di storage in cloud offerti da Google sono un plus da non sottovalutare.

Infine, contemporaneamente al lancio di Gemini e Gemini Advanced, anche Google, dopo Meta e OpenAI, sta aderendo a un’iniziativa per la creazione di credenziali per i contenuti digitali, con l’obiettivo di sviluppare una sorta di etichetta che riveli informazioni sull’origine e sulle alterazioni dei file, compresi quelli prodotti o modificati utilizzando l’IA generativa.

In tal senso Google, che con altre big tech fa parte del comitato direttivo della Coalition for Content Provenance and Authenticity (C2PA), collaborerà con Adobe, BBC, Microsoft e Sony per stabilire degli standard tecnici e integrare una certificazione digitale nei suoi prodotti. L’obiettivo è migliorare l’affidabilità dell’ecosistema digitale, fornendo una “storia” verificata dei contenuti attraverso uno standard di certificazione universale.