Salesforce ha deciso di appropriarsi del termine “vibe coding” trasformandolo da slogan discutibile a concetto utile per l’impresa. Con Agentforce Vibes, il colosso del CRM porta un nuovo ambiente di sviluppo basato sull’intelligenza artificiale al pubblico enterprise, puntando su automazione, sicurezza e produttività. Dietro un nome volutamente ironico si nasconde una piattaforma completa pensata per semplificare la creazione, il test e il rilascio di applicazioni Salesforce, senza i rischi di improvvisazione che il termine “vibe coding” solitamente evoca.

Dan Fernandez, vicepresidente per i servizi di sviluppo di Salesforce, ha voluto chiarire che non si tratta di un incoraggiamento a “scrivere codice con le vibrazioni”, ovvero affidandosi ciecamente ai prompt di un chatbot. L’approccio di Salesforce è invece rigoroso e strutturato, fondato su controlli di sicurezza e governance di livello enterprise integrati nella Salesforce Platform e nel Trust Layer. L’obiettivo non è produrre codice senza controllo, ma offrire uno strumento che permetta di risolvere problemi complessi e costruire applicazioni e agenti intelligenti in modo più rapido e consapevole.

In sostanza, Agentforce Vibes si presenta come un IDE (Integrated Development Environment) potenziato dall’intelligenza artificiale. Può essere lanciato direttamente dal menu sviluppatori di Salesforce oppure utilizzato con IDE compatibili con Visual Studio Code, come MuleSoft Anypoint Code Builder, Cursor e Windsurf. La disponibilità ufficiale e ulteriori dettagli saranno comunicati durante Dreamforce, l’evento annuale di Salesforce che si terrà a San Francisco dal 13 al 16 ottobre.

Dal punto di vista tecnico, Vibes è già compatibile con diversi strumenti dell’ecosistema Salesforce tra cui Sandboxes, Code Analyzer v5 e DevOps Center, oltre a offrire supporto per funzioni “agentiche” tramite il progetto open source Cline. Questo ecosistema integrato consente di passare agevolmente dallo sviluppo al test e al rilascio, mantenendo la coerenza del ciclo di vita delle applicazioni (ALM).

Un aspetto distintivo di Agentforce Vibes è l’integrazione di un assistente conversazionale chiamato Vibe Codey. L’icona di un orso sul pannello laterale dell’IDE permette di avviare la chat, che funge da interfaccia diretta con il modello AI. Vibe Codey comprende gli schemi Salesforce, è in grado di generare codice in diversi linguaggi (tra cui Apex, HTML, CSS e JavaScript) e può creare test, integrare chiamate MCP e suggerire miglioramenti.

La compatibilità con diversi modelli IA è un altro punto di forza, visto che oltre al modello proprietario xGen, Salesforce permette di usare GPT-5 di OpenAI e modelli ospitati internamente. Questo approccio ibrido consente alle aziende di bilanciare potenza e privacy, evitando di esporre dati sensibili a piattaforme esterne.

L’aspetto più interessante è che Vibes non si limita a semplificare la scrittura del codice, ma potrebbe cambiare il modo in cui nascono i progetti, partendo da un’idea iniziale, anche proveniente da un non-sviluppatore, fino ad arrivare a una base funzionante che i team tecnici possono poi affinare.

Questo approccio reinterpreta in chiave moderna il concetto di low-code, che per anni non ha mantenuto del tutto le promesse di democratizzazione dello sviluppo. Con l’aiuto dell’IA, anche i dipendenti non tecnici possono realizzare prototipi e comprendere meglio la portata delle proprie idee, mentre i developer si concentrano su ottimizzazione, sicurezza e integrazione nei sistemi esistenti.

Oltre alla velocità, la prototipazione con Agentforce Vibes ha un altro vantaggio cruciale, dal momento che permette alle aziende di stimare fin dall’inizio i costi operativi delle applicazioni basate su IA e di confrontarli con i benefici reali per il business. In questo modo si evita l’effetto “mystery bill”, ovvero il conto imprevedibile dei costi IA che spesso sorprende le organizzazioni.

(Immagine in apertura: Shutterstock)