Sono decisamente travagliati i primi mesi di vita della Commissione Algoritmi che è stata istituita dal dipartimento per l’informazione e l’editoria del Governo nell’ottobre del 2023. A volere la Commissione è stata la premier Giorgia Meloni al fine di disporre, come accade in altri Paesi europei, di un organo in grado di discutere ed esaminare le implicazioni dell’intelligenza artificiale sul giornalismo e sull’editoria. Un tema di grande attualità e molto dibattuto sul quale sarà sicuramente necessario prendere decisioni importanti.

Giuliano Amato presidente della Commissione Algoritmi

Decisioni che dovranno essere basate su giudizi competenti. Per questo la Commissione Algoritmi è composta da docenti universitari e giornalisti, nove esperti che ben conoscono l’ambito d’azione e che quindi sono in grado di redigere dei report in relazione all’impatto che l’IA avrà (o potrebbe avere) sul mondo dell’editoria.

Aveva però suscitato parecchie critiche la decisione presa alla fine dello scorso ottobre di affidare la guida della Commissione Algoritmi all’ex presidente del consiglio e della Corte Costituzionale Giuliano Amato, persona di 85 anni che, per sua stessa ammissione, non ha mai avuto grande dimestichezza con la tecnologia. Conscio della situazione, più volte Amato ha però precisato che il suo ruolo era principalmente di coordinatore del team di esperti.

Una delle più critiche era stata la stessa Giorgia Meloni, che non ha assolutamente approvato il fatto che la nomina di Amato è stata decisa senza averla avvertita. È infatti stato il sottosegretario all’Editoria, Alberto Barachini, a scegliere Giuliano Amato quale presidente della Commissione Algoritmi.

Meloni: “Non è stata una mia iniziativa”

Nella conferenza stampa di inizio anno, Meloni ha colto l’occasione di una domanda sul presidente della Commissione Algoritmi per ricordare pubblicamente che, pur avendo la massima stima della persona, la scelta di Giuliano Amato non è stata una sua iniziativa.

La replica di Amato non si è fatta attendere. Il giorno successivo, il 5 gennaio, in un colloquio con il Corriere della Sera ha precisato che, siccome “la Commissione Algoritmi è una commissione della presidenza del Consiglio, e visto che la mia nomina non risulta essere un’iniziativa della presidente del Consiglio lascio senz’altro l’incarico”. Con una certa ironia ha aggiunto: “Peccato, ci perdono qualcosa, ma a me semplificherà la vita”.

Amato lascia, ma la sostituzione è immediata

Alle dimissioni di Amato, nella stessa giornata di venerdì, è seguita la comunicazione che il sottosegretario all’Editoria ha affidato il ruolo di presidente della Commissione Algoritmi a Padre Paolo Benanti, docente di teologia presso la Pontificia Università Gregoriana. Padre Benanti ha 50 anni ed è un esperto in tema di IA tanto che già nel 2017 ha fatto parte di un comitato sull’intelligenza artificiale dell’Agenzia per l’Italia Digitale istituita dal governo Monti e nel 2018 di un gruppo di 30 esperti incaricato dal Ministero dello Sviluppo economico di definire una strategia nazionale sull’IA. Inoltre, lo scorso ottobre, unico in Italia, è stato chiamato a far parte dello High-level Advisory Body on Artificial Intelligence, l’organo consultivo sull’intelligenza artificiale delle Nazioni Unite.

La continuazione di un lavoro già iniziato

Padre Benanti, che ha appreso la notizia mentre era in viaggio e stava tornando in Italia, interpellato in merito alla nuova nomina ha affermato: “Lo sviluppo rapido e globale delle intelligenze artificiali ha colto la maggior parte delle persone di sorpresa. Questo scenario di rapido cambiamento è un processo che interroga competenze e discipline diverse, mettendo sul tavolo numerosi fattori di crisi e nuovi stimoli. Il campo dell’editoria e dell’informazione è vitale per la vita di un sistema democratico. In un momento in cui la “macchina” può essere strumento di narrazione e di formazione dell’opinione pubblica, è fondamentale garantire con dei guard rail etici lo spazio di discussione democratico e il valore del giornalismo”.

Da sottolineare che Paolo Benanti era già legato alla Commissione Algoritmi e, come ha dichiarato a Il Messaggero: “Sarà la continuazione di un lavoro che stavamo facendo da due mesi. In questi contesti conta la squadra, le persone che vi lavorano. Mi sento un po’ come il numero 13 in panchina che a un certo punto viene chiamato a scendere in campo…”.

Due comitati, un unico obiettivo

Definita la squadra, rimane ora da vedere come il lavoro della Commissione Algoritmi si integrerà con quello del comitato di 13 esperti nominato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri con la responsabilità dell’innovazione Alessio Butti sempre lo scorso mese di ottobre e con lo scopo di fornire linee guida per l’approccio nazionale all’intelligenza artificiale. Un primo importante banco di prova sarà l’appuntamento con il G7 per il quale entrambe le iniziative del Governo sull’IA sono chiamate a produrre dei report. Quest’anno l’Italia è presidente del G7 e sono previste 21 riunioni in 23 città del nostro Paese. Si parte a marzo con gli incontri di Verona e Trento dove ci sarà una ministeriale che sarà focalizzata proprio sull’intelligenza artificiale e sul digitale.

Nella sua conferenza stampa di inizio anno, Giorgia Meloni ha dichiarato: “Il tema dell’intelligenza artificiale è una materia che questo Governo porterà tra le questioni prioritarie della Presidenza del G7 perché sono particolarmente preoccupata dall’impatto che avrà su vari livelli, particolarmente sul tema del mercato del lavoro”. E rivolgendosi ai giornalisti presenti ha detto: “Chiaramente è una materia che vi riguarda perché la vostra è una delle professionalità che l’intelligenza artificiale mette maggiormente in pericolo. Oggi rischiamo di fatto una sostituzione e, quindi, su questo confido che si possa ragionare e lavorare insieme”.

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