“Gli abbonati a ChatGPT Plus avranno accesso esclusivo alle capacità di GPT-4, accesso anticipato alle funzioni e tempi di risposta più rapidi, il tutto su iOS”. Si apre così l’annuncio di OpenAI della disponibilità dell’app gratuita ChatGPT per iOS, che sincronizza la cronologia su tutti i dispositivi e che è stata lanciata ieri negli USA e successivamente (si parla di prossime settimane) anche in altri paesi (OpenAI ha parlato anche di una futura versione per Android).

Stranamente però (o forse non poi tanto), come ha riportato ieri il Wall Street Journal citando un documento e alcune fonti, Apple ha limitato l’uso di ChatGPT e di altri strumenti di intelligenza artificiale esterni per i propri dipendenti.

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Apple è preoccupata per la fuga di dati riservati da parte dei dipendenti che utilizzano i programmi di intelligenza artificiale e ha anche consigliato ai suoi dipendenti di non utilizzare Copilot di GitHub di proprietà di Microsoft, strumento utilizzato per automatizzare la scrittura di codice software.

Il mese scorso OpenAI, il creatore di ChatGPT, ha dichiarato di aver introdotto una “modalità in incognito” per ChatGPT che non salva la cronologia delle conversazioni degli utenti e non la utilizza per migliorare la sua intelligenza artificiale. L’atteggiamento di Apple si inserisce in un quadro ancora in grande movimento in cui l’attenzione globale sul modo in cui ChatGPT e altri chatbot simili gestiscono centinaia di milioni di dati degli utenti è cresciuta in modo esponenziale.