OpenAI è entrata ufficialmente nel mercato dei browser web basati su IA con Atlas, un progetto di cui si parla da mesi e che ora è disponibile in anteprima per macOS. Non si tratta di un browser tradizionale, ma di un’interfaccia web completamente ripensata per essere guidata da un agente AI. La novità non è solo l’integrazione di ChatGPT a livello di funzioni, come già accade in Chrome o Edge, bensì l’idea che sia l’intelligenza artificiale a prendere in mano la navigazione, interpretare le pagine, compiere azioni e addirittura effettuare acquisti, sfruttando ogni interazione come nuova fonte di addestramento.

Sam Altman, CEO di OpenAI, ha descritto Atlas come l’occasione per “ripensare ciò che un browser può essere”. In altre parole, il browser non è più uno strumento passivo, ma un agente attivo che accompagna l’utente in ogni sessione, capisce gli obiettivi e li porta a termine. Con Atlas, ChatGPT è sempre visibile in una barra laterale e può essere attivato ovunque (nei form, nelle ricerche, nelle pagine di ecommerce). È possibile interagire tramite testo o voce, creare flussi di lavoro automatizzati e delegare attività multistep come la pianificazione di un viaggio o la compilazione di un carrello della spesa.

Il cuore dell’esperienza Atlas è l’agent mode, disponibile per utenti Plus, Pro e Business. In questo stato, ChatGPT non si limita a rispondere, ma esegue compiti complessi passo dopo passo, chiedendo conferma solo quando deve compiere azioni critiche. OpenAI assicura che l’agente è progettato per non compiere acquisti senza permesso, ma l’idea che un’IA possa riempire un carrello, confrontare prezzi o finalizzare pagamenti rappresenta un netto cambio di paradigma per l’interazione uomo-macchina.

Questa strategia non nasce nel vuoto. Dopo che Google ha integrato Gemini in Chrome e Microsoft ha portato Copilot su Edge (e non dimentichiamo Comet di Perplexity), il browser è diventato il nuovo campo di battaglia per l’IA consumer, anche perché chi controlla il browser controlla l’accesso al web. Atlas è la mossa di OpenAI per garantirsi un canale diretto con gli utenti senza mediazioni di partner come Microsoft e, potenzialmente, anche per aprire le porte a un futuro modello di business basato sulla pubblicità e sulla profilazione dei comportamenti, ipotesi che Altman inizialmente aveva negato, ma che ora sembra molto più probabile visto il ritmo di spesa della società.

Atlas si basa su Chromium e supporta le estensioni di Chrome, ma a differenza del browser di Google non offre un modo per disattivare in toto l’AI. Non esiste infatti un atlas://flags per limitare l’accesso di ChatGPT alle pagine o disattivare la memoria contestuale. Anzi, OpenAI incentiva esplicitamente l’uso continuativo del browser, offrendo limiti di utilizzo più generosi per chi imposta Atlas come browser predefinito per almeno sette giorni consecutivi.

Dal punto di vista dell’esperienza d’uso, Atlas dimostra una forte integrazione tra AI conversazionale e navigazione. Su ogni pagina è possibile chiedere a ChatGPT di riassumere, tradurre, estrarre dati o confrontare informazioni senza cambiare scheda. All’interno dei campi di input, l’AI può generare risposte personalizzate sfruttando la memoria dell’utente, che include preferenze, cronologia e conversazioni passate.

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È qui che emergono le prime criticità sul fronte privacy. Sebbene OpenAI dichiari che per impostazione predefinita non utilizza i contenuti per l’addestramento del modello, al primo avvio l’opzione miglioramento del modello risulta attiva. Ciò significa che i dati di navigazione vengono raccolti a scopo di training, salvo esplicita disattivazione da parte dell’utente.

Le note di rilascio promettono isolamento e protezione. Atlas infatti opera solamente sui tab dell’utente e non può accedere a file locali né eseguire codice al di fuori dell’ambiente sicuro. Inoltre, è possibile negare l’accesso a determinati domini, ma alcuni esperti di sicurezza hanno già espresso dubbi profondi sulla reale affidabilità di un browser guidato da un agente AI, sottolineando rischi di tracciamento massivo, errori automatizzati e mancanza di controllo fine sulle azioni dell’AI in tempo reale.

ChatGPT Atlas

Al di là delle preoccupazioni, l’obiettivo strategico di OpenAI con Atlas è trasformare l’IA da semplice assistente in vero e proprio intermediario digitale. Invece di digitare, cercare e cliccare, l’utente descrive l’obiettivo e lascia che l’intelligenza artificiale lo realizzi. Questo approccio non vuol dire solo comodità, ma è anche una forma di raccolta dati, con ogni iterazione che diventa un’opportunità per il modello di raffinare le sue capacità di interazione con il web. In questo senso Atlas non è solo un browser, ma un’infrastruttura di addestramento distribuita che utilizza il comportamento umano come combustibile per l’evoluzione del modello.

Il mercato, tuttavia, potrebbe non accogliere Atlas a braccia aperte. I dati più recenti riportati da Menlo Ventures indicano che l’adozione di IA è fortemente guidata dall’integrazione nei prodotti esistenti, non da nuove applicazioni. La sfida per OpenAI è quindi enorme, visto che non sarà per nulla semplice convincere milioni di utenti a cambiare browser, uno degli strumenti più radicati nelle abitudini digitali quotidiane.