Altro che IA sovrana: OpenAI for Countries inaugura l’era della diplomazia della IA

OpenAI ha lanciato l’iniziativa OpenAI for countries, mirata a replicare il suo progetto Stargate – joint venture con Oracle e SoftBank per la costruzione di datacenter per lo sviluppo e l’erogazione di modelli IA avanzati nata sotto l’egida del Governo USA – in altri dieci paesi, per il momento.
L’azienda produttrice di ChatGPT afferma di aver ricevuto richieste da paesi stranieri per replicare infrastrutture simili sul proprio territorio e sotto la propria governance, e di volerle aiutare diffondendo quella che ha definito “IA democratica”, cioè basata sulla possibilità per i cittadini di scegliere come sviluppare l’IA e interagire con essa, sulla limitazione delle possibilità di utilizzo dei modelli come strumento di controllo e repressione da parte dei governi, e sui principi del libero mercato.
A differenza dell’Impegno per la Resilienza Digitale di Microsoft di pochi giorni fa, che nelle intenzioni sembra mirare a fornire ai paesi Europei strumenti e rassicurazioni in difesa della sovranità dei propri dati e infrastrutture dall’ingerenza americana, l’annuncio di OpenAI afferma esplicitamente che una partnership stretta con il governo americano sia il metodo migliore per fare avanzare la IA democratica nel mondo.
Il problema è che nella storia recente non c’è mai stato momento peggiore di questo per promuovere l’immagine del governo americano come garante della democrazia e partner internazionale affidabile, almeno a diversi analisti e commentatori, anche americani.
OpenAI for Countries: molti dubbi da chiarire
La proposta sembra inserirsi tra quelle che diversi vendor propongono sotto il concetto di cloud sovrano, ed è articolata in cinque punti, ciascuno dei quali però non è privo di contropartite importanti. Vediamoli.
1) La creazione di infrastrutture nel territorio nazionale, con garanzie maggiori sulla governance dei dati che aziende e governi andranno a caricare, sulla personalizzazione e conformità dei modelli con le leggi locali.
Sappiamo però che le leggi americane impongono ai fornitori tech di concedere al governo l’accesso ai dati e alle comunicazioni dei propri clienti, indipendentemente da dove questi risiedano e in barba alle leggi e garanzie giuridiche locali.
2) Fornire ai cittadini accesso a GPT personalizzati, nativamente addestrati nella lingua locale e basati sulle informazioni e servizi specifici della pubblica amministrazione (si fa riferimento esplicito a sanità ed educazione).
È davvero saggio legare i servizi pubblici di un paese al software e all’infrastruttura di un’azienda privata che opera in stretta partnership con un governo straniero, che per di più si è infilato spontaneamente in una guerra commerciale con il resto del mondo?
3) Fare evolvere congiuntamente i controlli di sicurezza e i guardrail per i modelli IA, in accordo con le norme e gli interessi locali.
Quella che sembra da un lato una concessione (vi permettiamo di collaborare alla creazione delle salvaguardie del nostro modello), dall’altro appare un’ingerenza nelle legittime decisioni del paese ospitante, che dovrebbero essere prese in modo autonomo e incondizionato e applicate in modo paritario a tutti i vendor.
4) Istituire e gestire congiuntamente un fondo nazionale per le start-up, che favorisca la creazione di un ecosistema di innovazione locale e l’occupazione.
Qui OpenAI dichiara che parteciperà alla raccolta di capitale, ma senza fornire dettagli sull’entità dell’investimento, che come emerge dal quinto punto non è però a fondo perduto.
5) I paesi partner contribuiranno anche all’espansione del progetto globale Stargate, contribuendo a rafforzare la leadership americana nella guida alla “AI democratica”.
È iniziata l’era della diplomazia della IA
Più che una proposta di cloud sovrano, quindi, OpenAI for countries sembra essere uno strumento per una nuova fase della diplomazia USA, basata sulle tecnologie per la IA.
Per 60, il principale organo di contrasto all’influenza sovietica nel mondo è stata l’agenzia per lo sviluppo internazionale USAID, attraverso la fornitura di aiuti umanitari e sostegno economico ai paesi in via di sviluppo, creando così con gli USA un legame che favoriva la penetrazione locale di aziende, cultura, informazione e – sostengono alcuni paesi – anche agenti dell’intelligence. USAID è stata tra le prime agenzie a essere smantellate dalla nuova amministrazione, per mano del DOGE di Elon Musk.
Ora che il nemico è la Cina, i modelli IA avanzati e i chip delle GPU sembrano aver preso il posto dei medicinali e dei sacchi di grano. È curioso che l’annuncio di OpenAI for Countries arrivi quasi contemporaneamente alla notizia che Trump vuole rimettere mano allo schema di restrizioni all’esportazione di tecnologie IA siglato da Biden una settimana prima della fine del suo mandato, per sostituirlo con accordi individuali fatti con gli stati.
L’Europa, scandalosamente divisa in due dallo schema di Biden, si sta attrezzando per creare i suoi modelli e infrastrutture attraverso l’iniziativa delle AI Factories e Giga Factories. Che però per funzionare hanno bisogno dei chip Nvidia. Tanti chip Nvidia.
Non ci sarebbe da stupirsi se i nuovi accordi individuali che Trump ha in mente dovessero prevedere – in cambio della rimozione dei limiti all’esportazione delle GPU più potenti – l’adesione del paese in questione alla proposta di OpenAI o altre simili.