L’uso crescente dell’IA generativa negli uffici non sempre produce i risultati sperati. Una ricerca condotta dallo Stanford Social Media Lab in collaborazione con BetterUp Labs ha evidenziato un fenomeno sempre più diffuso negli ambienti professionali statunitensi chiamato definito “workslop”, ovvero contenuti realizzati con l’ausilio dell’IA che appaiono ben strutturati ma che, a un’analisi più attenta, risultano poveri di dati concreti e privi di reale utilità operativa.

Secondo i primi dati raccolti, circa il 40% dei lavoratori americani ha dichiarato di essersi imbattuto, solo nell’ultimo mese, in documenti, report o email prodotti da sistemi di IA che si sono rivelati inconsistenti, imprecisi o addirittura fuorvianti. Materiale, dunque, che non solo non semplifica il lavoro, ma finisce per rallentarlo, perché richiede tempo aggiuntivo per essere corretto, verificato o completamente riscritto.

Un costo nascosto che pesa sulla produttività

La ricerca quantifica l’impatto economico di questa pratica con una perdita stimata di circa 186 dollari per dipendente al mese. Una cifra che, paradossalmente, si avvicina al costo di un abbonamento premium a un servizio di IA. Se in teoria le tecnologie generative dovrebbero ridurre il carico di lavoro, in realtà spesso ne creano di nuovo, trasformandosi da strumenti di supporto a fonti di inefficienza.

Le conseguenze non si limitano al piano economico. L’analisi segnala infatti che, quando un dipendente riceve materiale scadente generato da IA, nel 50% dei casi la prima reazione è fastidio, mentre oltre un terzo degli intervistati ammette di sentirsi disorientato. Addirittura, quasi un quarto riferisce di percepire i contenuti come inadeguati o addirittura offensivi.

Uno degli aspetti più delicati emersi riguarda la perdita di fiducia reciproca tra colleghi. Ben il 42% dei partecipanti allo studio afferma infatti di aver ridotto la propria considerazione verso i colleghi che hanno inviato loro documenti di “workslop”, giudicandoli meno affidabili e meno competenti, mentre più di un terzo li percepisce persino come meno intelligenti e meno creativi.

IA workslop

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Un dirigente del settore tecnologico ha raccontato che un’email generata dall’IA, confusa e incoerente, ha richiesto un’ora di lavoro aggiuntivo solo per riunire il team e riformulare le informazioni in maniera chiara. Un episodio che evidenzia come la delega eccessiva all’automazione possa generare inefficienze che si propagano a catena.

Non solo i dipendenti: anche i manager alimentano il problema

Un ulteriore dato interessante della ricerca è che il flusso di contenuti scadenti non è a senso unico. Se i dipendenti inviano ai superiori circa il 18% di questi materiali, il 16% arriva direttamente dai manager. In altre parole, la tendenza a “scaricare” sull’IA parte tanto dalla base quanto dai vertici aziendali, dimostrando che la dipendenza da strumenti generativi non è un fenomeno circoscritto, ma riguarda l’intera piramide organizzativa.

Un professionista della finanza intervistato dai ricercatori ha ammesso di aver ricevuto report prodotti dal proprio responsabile che si sono rivelati poco chiari e difficili da utilizzare. In questi casi, ha spiegato, la scelta è stata se correggere personalmente il documento, rimandarlo indietro per una revisione o, peggio, accettarlo così com’era. Situazioni che rischiano di consolidare una cultura del “basta che sembri accettabile”, a discapito della qualità e del pensiero critico.

Il contesto contribuisce a spiegare questa dinamica. Molte imprese stanno infatti spingendo i propri dipendenti a utilizzare quotidianamente sistemi di IA, arrivando in certi casi a legare la stabilità del posto di lavoro all’adozione di queste tecnologie. È comprensibile, quindi, che i lavoratori tendano a sfruttare scorciatoie, anche quando i risultati sono mediocri.

Il rischio, secondo gli studiosi, è quello di alimentare un circolo vizioso che conduce a una sorta di pigrizia cognitiva collettiva, in cui l’IA diventa non un supporto qualificato, ma un sostituto del ragionamento umano.

Produttività: un miraggio più che una realtà

I dubbi sulla reale efficacia dell’IA generativa non riguardano solo il contesto statunitense. Un esperimento condotto dal governo britannico sull’uso di Microsoft 365 Copilot nel Dipartimento per il Commercio e l’Industria non ha infatti mostrato miglioramenti tangibili nella produttività. Allo stesso modo, una ricerca del MIT segnala che circa il 95% delle aziende non ha registrato ritorni concreti sugli investimenti in IA generativa.

Questi dati ridimensionano l’idea che l’introduzione massiva di tali strumenti nei processi aziendali porti automaticamente vantaggi economici e organizzativi. Al contrario, emerge la necessità di una gestione più consapevole e selettiva dell’IA, che valorizzi le competenze umane anziché sostituirle con testi e documenti dall’apparenza professionale ma dal contenuto inconsistente.

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