Sono numerose le novità emerse dal nuovo regolamento che l’ENAC (Ente Nazionale di Aviazione Civile) ha stilato per i mezzi aerei a pilotaggio remoto, tra cui anche i chiacchieratissimi droni. Si tratta di un regolamento a lungo atteso che segue di un anno il precedente insieme di regole, ritenuto da molti piuttosto confuso e non tale da rappresentare al meglio il nuovo scenario odierno, in cui i droni stanno diventando sempre più un fenomeno su larga scala.

L’ENAC ha rilasciato nuove regole che dal 15 settembre andranno a interessare sia gli utenti professionali di questi mezzi volanti, sia i semplici curiosi e modellisti. Per quanto riguarda i primi, tutti gli operatori autorizzati ENAC potranno far volare i loro mezzi anche sopra i centri urbani e le città, seppur con il divieto di sorvolare assembramenti anomali di persone come manifestazioni, cortei e concerti.

Inoltre è stata introdotta una nuova categoria di droni al di sotto dei 300 grammi; chi vorrà utilizzare un drone con questa caratteristica, potrà farlo senza dove acquisire alcun attestato o brevetto, anche se dovrà comunque garantire la massima sicurezza durante i voli. A partire da metà settembre, i droni potranno essere utilizzati anche come mezzi di trasporto per merci e oggetti e i piloti potranno pilotarli a vista sino a 500 metri orizzontalmente e sino a 150 metri verticalmente.

Una decisione che, se confermata, potrebbe mettere un freno non da poco alla vendita di droni “amatoriali”

Passando invece ai semplici appassionati di droni e a gli aeromodellisti, il nuovo regolamento ENAC impone l’obbligo di sorvolare solo particolari zone selezionate, con la possibilità di pilotare a vista i droni fino a 200 metri in orizzontale e a 70 metri in verticale. Le zone selezionate devono avere dei requisiti specifici, ovvero essere lontani da edifici e infrastrutture e distanti almeno 5 km da un aerodromo privo di ATZ (Zona di traffico di aeroporto).

Attorno a questa fascia di utenti è però nato un piccolo giallo. Secondo il nuovo regolamento infatti “su un aeromodello utilizzato in un luogo aperto al pubblico non possono essere istallati dispositivi o strumenti che ne configurino l’uso in operazioni specializzate”. Più avanti si legge che queste operazioni sono “attività che prevedono l’effettuazione, per mezzo di Sistemi Aeromobili a Pilotaggio Remoto, di un servizio professionale a titolo oneroso o meno, quale ad esempio riprese cinematografiche, televisive e servizi fotografici, sorveglianza del territorio o di impianti, monitoraggio ambientale, impieghi agricoli, fotogrammetria, pubblicità e addestramento”.

Questa parte del regolamento sembrerebbe insomma impedire ai semplici appassionati di montare sul proprio drone una fotocamera o una videocamera (le classiche GoPro ad esempio), anche solo per effettuare riprese dall’alto per puro piacere personale. Una decisione che, se confermata, potrebbe mettere un freno non da poco alla vendita di droni “amatoriali” e, come spesso accade, l’incertezza di alcuni regolamenti “all’italiana” rischia di fare più danni che altro.