Gli investimenti nella tecnologia blockchain in Italia stanno crescendo al ritmo dell’80% l’anno e nel 2020 saranno quintuplicati, toccando i 92 milioni di euro rispetto dai 16 milioni del 2017. È quanto emerge da uno studio Cefriel e IBM per rispondere a quali sono le opportunità della blockchain al di là del settore finanziario.

L’incremento della spesa italiana è allineato a quella europea: i 162 milioni di euro del 2017 diventeranno 3,07 miliardi nel 2022 mentre a livello mondiale si passerà dai 735 milioni di dollari circa del 2017 a 12,4 miliardi di dollari entro il 2022, con un tasso di crescita annuo del 76%. Solo nel 2018 il volume degli investimenti finanziari in questa tecnologia a livello mondiale ha raggiunto il record di 2,85 miliardi di dollari per una crescita annua del 316%, laddove nel 2017 gli investimenti erano arrivati a quota 900 milioni di dollari.

Nel contesto europeo emerge come la Germania sia il Paese maggiormente attivo negli investimenti in blockchain seguita dall’Austria, che ha stanziato un fondo per la ricerca sul tema blockchain di 8 milioni di euro, e dalla Francia, che già nel 2017 ha regolamentato l’utilizzo di blockchain per lo scambio di titoli e che fornirà un quadro normativo per il lancio di token e criptocurrency con PACTE (Action Plan for Business Growth and Transformation).

“Il mercato italiano è ancora immaturo se confrontato con Stati Uniti e Paesi dell’Europa Occidentale come Germania e Regno Unito, ma gli investimenti nel nostro Paese stanno seguendo il trend di crescita europeo e mondiale”, ha dichiarato Alfonso Fuggetta di Cefriel, società partecipata da università, imprese e pubbliche amministrazioni che realizza progetti di innovazione digitale e formazione.

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Il forte interesse su questo tema da parte del sistema Paese è dimostrato a livello internazionale dall’adesione dell’Italia all’Accordo UE sulla blockchain (settembre 2018) e a livello nazionale dalla recente creazione di uno specifico tavolo tematico presso il MISE (Ministero dello Sviluppo Economico) e dall’istituzione di un fondo triennale di 45 milioni di euro per finanziare iniziative in tecnologie innovative, compresa appunto la blockchain. Ad esempio, le amministrazioni pubbliche italiane hanno mappato sperimentazioni in blockchain nell’ambito della tracciabilità delle ricevute telematiche Pago PA (Comune di Torino) e nella gestione delle politiche di fideiussione (Comune di Bari).

“In Italia c’è un certo grado di interesse e curiosità nei confronti della blockchain (come dimostrato dalla presenza di studi e sperimentazioni), ma le imprese non sembrano ancora riconoscerla come una priorità di investimento per l’innovazione digitale. Tra le motivazioni sembrano esservi da un lato una carenza culturale delle imprese italiane sul tema e dall’altra la difficoltà nell’affrontare un paradigma nuovo che impatta le organizzazioni non solo a livello tecnologico ma anche organizzativo” ha aggiunto Massimo Chiriatti, CTO Blockchain di IBM Italia.

Il rapporto di Cefriel e IBM mostra che, sebbene la tecnologia distribuita sia potenzialmente applicabile a qualsiasi settore industriale o terziario, alcuni settori potrebbero beneficiarne sotto forma di incrementi di efficienza di processi preesistenti o di apertura a scenari e modelli di business completamente nuovi. Lo studio fornisce inoltre indicazioni sugli elementi chiave della blockchain in generale e con specifico riferimento ai contesti energy, media e telco oggetto di analisi.

Questi settori, infatti, non solo presentano sia a livello internazionale che nazionale elevati tassi di crescita di spesa in blockchain, ma stanno anche sperimentando ed esplorando un numero significativo di use case per i loro settori. Alcuni esempi? Ricorso a piattaforma blockchain per la tracciatura dei contenuti pubblicitari digitali nel settore media, creazione di una piattaforma di clearing and settlement basata su blockchain per le Telco e piattaforme di scambio energetico sia a livello nazionale che tra peer-to-peer per il settore dell’energia.