Mentre i legislatori di molti paesi ancora si domandano se i 6 miliardi di giro d’affari di Bitcoin siano frutto di truffa, evasione o corrette operazioni finanziarie, c’è chi si prepara a sfruttare in modi del tutto nuovi la brillante invenzione del misterioso Satoshi Nakamoto, che secondo alcuni sarebbe lo pseudonimo del manager australiano Craig Steven Wright.

Nel codice del sistema Bitcoin si cela, infatti, il segreto per liberarsi dall’obbligo di frapporre in ogni transazione, tra acquirente e venditore, un’autorità di certificazione centralizzata, garantendo comunque una sicurezza elevata e un miglioramento di efficienza e prestazioni.

Peraltro si tratta di un segreto ben poco misterioso, visto che la piattaforma della criptomoneta deve il suo successo proprio alla trasparenza dei processi e alla natura open source del suo codice. Così la struttura della blockchain technology è patrimonio dell’umanità. Questo è infatti il nome del rivoluzionario meccanismo che regola le transazioni in bitcoin.

Sicurezza senza intermediari

Il suo funzionamento si basa sul concetto che, per ottenere un’autorizzazione affidabile, basta un numero sufficiente di conferme parziali e convergenti provenienti da nodi di pari livello.
In qualche modo le transazioni via Blockchain sono simili al passaggio fisico di denaro contante, in cui non c’è bisogno di intermediari, e la fiducia tra i soggetti è intrinseca nello scambio, che non può essere annullato in caso di ripensamenti.
Una comune operazione via carta di credito è invece sensibilmente più complessa. Può richiedere diversi passaggi tra banche ed enti certificatori, ciascuno dei quali può aggiungere costi alla transazione. Questi costi sono poi particolarmente onerosi per il venditore, che corre anche il rischio di vedere invalidata la transazione in caso di spesa contestata. Anche il controllo delle frodi, in questo contesto, è affidato a terze parti.

La tecnologia blockchain, invece, sfrutta la struttura di una rete peer-to-peer, basata su nodi che contengono l’hash a 256 bit dell’operazione e si verificano tra loro, espellendo elementi intrusi in un tempo sicuramente inferiore ai minuti necessari alla validazione della transazione.

le transazioni via Blockchain sono simili al passaggio fisico di denaro contante, in cui non c’è bisogno di intermediari

Il sistema prevede anche un registro permanente, pubblico e verificato, di ogni passaggio avvenuto, comprendente la firma identificativa dell’autore della transazione, che rimane quindi rintracciabile.

Secondo un recente rapporto dell’EBA (Euro Banking Association), gli istituti di credito, che stanno lavorando a nuovi impieghi di questa tecnologia, sarebbero orientati a mantenere consultabile questo elenco, che con Bitcoin è del tutto pubblico e distribuito tra i nodi, ma archiviandolo presso istituzioni private certificate.

La validazione di ogni transazione può avvenire dopo aver ricevuto la conferma da un numero sufficiente di nodi, che nel sistema Bitcoin vengono ricompensati con frazioni di criptomoneta in funzione della potenza di calcolo messa a disposizione. Per evitare di duplicare un passaggio di denaro, il sistema impone ai nodi, che hanno maturato le condizioni per portare a termine l’operazione, di risolvere un complesso problema matematico. Il primo che ci riesce mette la bandierina (timestamp) e registra l’operazione effettuata nella blockchain. A questo punto la transazione è permanente, e non può essere in alcun modo annullata.

Tutti pazzi per blockchain

Per adattare alle esigenze del mercato finanziario la tecnologia blockchain è necessario arrivare alla definizione di uno standard. Di questo si sta occupando R3, compagnia con sede a New York, dietro la quale c’è un consorzio di imprese che che si allarga di continuo. Riunisce nomi del calibro di Barclays, Goldman Sachs, J.P. Morgan, Bank of America, Citi, Deutsche Bank, HSBC e, da ottobre 2015, UniCredit, con l’obiettivo comune di sviluppare e diffondere la nuova tecnologia. Perfino Nasdaq ha debuttato nel mondo delle soluzioni blockchain, con Linq, dedicata al Private Market. L’adozione di un simile sistema può infatti dare un grande impulso al trading privato, evitando la necessità di ricorrere a studi legali per la stipula e la validazione dei contratti.

Del resto in un prossimo futuro fatto di oggetti connessi autonomi e di sistemi finanziari programmabili e automatizzati, con conseguente crescita incontenibile del numero di transazioni, la ricerca di una soluzione più snella, economica e veloce di quelle attuali diventa una priorità. E che la tecnologia Blockchain sia effettivamente in grado di portare a termine i processi autorizzativi più velocemente, lo dimostrano i primi esperimenti sul campo, come quelli testati da 11 istituzioni bancarie con una soluzione ospitata in cloud su Microsoft Azure.

I passi di Reply

Anche il system integrator italiano Reply sta profondendo energie in quest’ambito così promettente, e non solo per chi sviluppa software per il mondo finanziario.
Lo fa affidando al proprio centro di competenze europeo la creazione di acceleratori che rendano efficace l’uso innovativo di processi autorizzativi distribuiti. Gli ambiti in cui le soluzioni Reply sono applicabili riguardano l’autenticazione e l’integrità della messaggistica tra oggetti intelligenti in reti di IoT, i passaggi di proprietà tra beni e contenuti digitali, le votazioni pubbliche, come sondaggi e scrutini, e la gestione di ticket e coupon.
Quest’ultimo ambito si presta particolarmente a trarre vantaggio dalla tecnologia blockchain, che semplifica l’interoperabilità tra partner e clienti garantendo sicurezza e bassi costi nei molteplici passaggi che oggi sono richiesti dall’operazione.
Nel centro di sviluppo dedicato alla nuova tecnologia, Reply ha riunito esperti con competenze su tecnologie legate al mondo finanziario, sulla sicurezza e sulla gestione dei pagamenti, oltre a sviluppatori indipendenti che conoscano bene i meccanismi del sistema Bitcoin. Per trovarli è stato anche organizzato un contest coinvolgendo 600 studenti provenienti da tre importanti università europee, di cui venivano valutati i progetti più innovativi.

Molte aspettative e qualche perplessità

La forza dirompente di una tecnologia così innovativa è ancora lontana dall’essere compiutamente compresa ed esplorata. Se una sua futura implementazione dovesse essere adottata su larga scala, potrebbe mutare completamente le logiche dietro qualsiasi passaggio di proprietà sulla rete, sia che si tratti di beni reali che di proprietà intellettuali o di prodotti finanziari.
Il sistema potrebbe essere adattato anche per portare più sicurezza in ogni attività e interazione sul Web, garantendo allo stesso tempo un sufficiente livello di privacy e anonimato da non compromettere la natura libera delle praterie digitali.

Il rischio è che dietro il ragionevole tentativo di migliorare e standardizzare la tecnologia blockchain, si celi la volontà di piegarla e adattarla alle regole attuali delle operazioni finanziarie. Snaturarne le caratteristiche di struttura senza proprietari né controllori, capace di remunerare senza speculazioni chiunque partecipi al suo funzionamento, sarebbe un errore capace di depotenziare i vantaggi dello strumento, primo fra tutti quello dei costi contenuti.
Se così fosse ci si potrebbe giocare l’occasione di dare alla luce la soluzione più innovativa sulla rete dall’invenzione del World Wide Web.