Nei giorni scorsi, presso la Sala Capitolare del Chiostro di Santa Maria sopra Minerva del Senato che ha ospitato l’evento Il ruolo del Software nella nuova strategia industriale dell’Italia, è stato presentato ufficialmente il nuovo marchio “100% Made in Italy” dedicato al software. Si tratta della prima certificazione pensata per identificare, valorizzare e tutelare i software interamente ideati, sviluppati e gestiti in Italia, un’iniziativa promossa da AssoSoftware in collaborazione con la Fondazione Farefuturo e l’Istituto per la Tutela dei Produttori Italiani.

Il lancio del brand arriva in un momento cruciale per la trasformazione digitale del Paese. Il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, in un videomessaggio di apertura dell’evento, ha sottolineato come il settore del software sia ormai un autentico fiore all’occhiello del Made in Italy digitale. Grazie all’impegno di migliaia di PMI innovative, il software rappresenta la base di tutte le tecnologie abilitanti della transizione digitale, compresa l’intelligenza artificiale. Negli ultimi due anni, il governo ha sostenuto investimenti per quasi 60 milioni di euro in nuovi software attraverso i piani 4.0 e 5.0, riconoscendo così il ruolo strategico del comparto.

Il Senatore Matteo Gelmetti, promotore dell’iniziativa e Segretario generale di Farefuturo, ha evidenziato come il software abbia assunto una valenza geopolitica senza precedenti, visto che non è possibile sviluppare intelligenza artificiale senza una solida base software. Da qui la necessità di una certificazione Made in Italy che sia non solo conforme alle migliori pratiche di cybersicurezza, ma anche alle normative europee e alla tutela della privacy degli utenti. L’obiettivo è sostenere le imprese, in particolare le PMI, e costruire una struttura informatica sicura, affidabile e nazionale.

Made in Italy software

Durante l’evento sono stati presentati i risultati di due ricerche condotte dall’Università Luiss Guido Carli e dall’Osservatorio Software & Digital Native Innovation del Politecnico di Milano. I dati sono eloquenti: il settore software in Italia conta oltre 62 miliardi di euro di fatturato e 300.000 addetti, confermandosi come uno dei motori principali della competitività e della resilienza del sistema produttivo nazionale.

Pierfrancesco Angeleri, presidente di AssoSoftware, ha proposto un cambio di paradigma per accelerare la diffusione del software tra le imprese, ovvero superare il modello dei crediti d’imposta previsti dal Piano Transizione 5.0 e introdurre un sistema di voucher, più diretto e accessibile, soprattutto per micro e piccole imprese. Secondo Angeleri, il marchio “100% Made in Italy” vuole finalmente riconoscere il software come prodotto industriale strategico (al pari del manifatturiero) e come uno dei motori più dinamici dell’innovazione del Paese e dello sviluppo dell’intelligenza artificiale.

“Con il marchio 100% Made in Italy vogliamo dare finalmente al software il riconoscimento che merita come prodotto industriale strategico, al pari del manifatturiero. Perché non rappresenta solo un’eccellenza del Made in Italy, ma è anche uno dei motori più dinamici dell’innovazione del Paese e per lo sviluppo dell’IA. Per sostenerlo servono strumenti efficaci e accessibili: come AssoSoftware continueremo a lavorare affinché il software diventi un asse centrale della nuova politica industriale italiana”, ha dichiarato Angeleri.

La certificazione “100% Made in Italy” prevede requisiti stringenti. Il software deve essere infatti ideato, sviluppato e gestito interamente in Italia, rispettare le normative europee sulla privacy e garantire i più alti standard di cybersicurezza. In questo modo, si punta a rafforzare la fiducia delle imprese e degli utenti, offrendo una garanzia di qualità e sicurezza in un mercato sempre più globale e competitivo.