Quasi tutti la usano, ma in pochi ci credono davvero. È questo il quadro che emerge dal nuovo sondaggio globale realizzato da Stack Overflow e dedicato al rapporto tra sviluppatori software e strumenti di intelligenza artificiale. L’indagine, basata su oltre 49.000 risposte da 160 Paesi, mostra come l’adozione degli strumenti IA nel mondo della programmazione sia ormai quasi universale, seppur sia accompagnata da una diffusa diffidenza, scetticismo e insoddisfazione.

Secondo i dati raccolti tra il 29 maggio e il 23 giugno 2025, il 78,5% degli sviluppatori utilizza strumenti IA almeno mensilmente o sporadicamente, mentre un altro 5,3% prevede di iniziare a farlo a breve. Il dato più interessante, tuttavia, non è tanto l’adozione in sé, quanto l’ambivalenza emotiva che accompagna l’uso quotidiano di questi strumenti; se circa il 60% degli intervistati ha espresso un giudizio “favorevole” o “molto favorevole”, un altro 20% si è detto “indifferente” o “incerto”, e il restante 20% ha dichiarato di avere un’opinione negativa o molto negativa.

La vera crepa nel rapporto tra sviluppatori e IA riguarda la fiducia nei risultati generati da questi strumenti. Solo il 3,1% ha detto di “fidarsi molto” delle soluzioni proposte dagli strumenti IA, una percentuale che scende al 2,5% tra gli sviluppatori più esperti. Paradossalmente, chi sta ancora imparando a programmare si fida di più, ma anche in questo caso il dato rimane basso: appena il 6,1%.

L’atteggiamento prevalente è quindi la cautela, con il 44% che si dichiara “abbastanza” o “molto” diffidente, mentre il 31% si dice “moderatamente fiducioso”. Un segnale chiaro che, pur accettando l’uso dell’IA, la maggioranza degli sviluppatori continua a maneggiare il codice con i guanti.

Uno dei motivi principali della scarsa fiducia è legato alla bassa qualità percepita delle soluzioni nei compiti complessi. Il 40% degli intervistati ritiene che l’IA si comporti “male” o “molto male” quando si tratta di risolvere problemi articolati e solo il 4,4% pensa che gestisca questi compiti “molto bene”, mentre il 17% afferma di non utilizzare mai l’IA in questi casi.

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Non è ancora una “IA che programma per te”

Nonostante le dichiarazioni ottimistiche da parte di grandi aziende come Microsoft, che sostiene che il 30% del proprio codice sia già generato dall’IA, l’utilizzo reale in fase di coding è molto più limitato. Solo il 17% degli sviluppatori ha affermato di affidarsi “prevalentemente” all’IA per scrivere codice, mentre il 29% ha dichiarato di non avere alcuna intenzione di farlo. Inoltre, l’idea di una programmazione interamente delegata all’intelligenza artificiale, spesso soprannominata vibe coding, è fortemente respinta: il 76% ha infatti risposto “no” o “assolutamente no”.

Al contrario, l’IA viene usata prevalentemente come motore di ricerca potenziato, tanto che l’87% dei partecipanti afferma di impiegarla per cercare risposte, approfondire concetti o imparare nuove tecnologie. In questo contesto, l’IA si afferma più come strumento di supporto che non come sostituto del programmatore.

Le frustrazioni: risposte quasi giuste, ma fuorvianti

Tra le cause principali della diffidenza vi sono le frustrazioni operative. Il 66% ha indicato come principale problema il fatto che le risposte generate siano spesso “quasi corrette, ma non del tutto”. Questo margine di errore mina la fiducia e si riflette su altre difficoltà pratiche. Il 45% ritiene che fare il debug del codice generato dall’IA sia più difficile e dispendioso rispetto a quello scritto da esseri umani, mentre il 16% ha sottolineato come sia “difficile capire come o perché quel codice funzioni”.

Anche gli AI agent, altra parola d’ordine del momento nel mondo della programmazione automatizzata, non stanno ottenendo il consenso sperato. Il 69% degli intervistati ha dichiarato di non utilizzarli affatto nei propri flussi di lavoro e, tra questi, il 38% non ha intenzione di farlo nemmeno in futuro. Inoltre, il 41% ha affermato che l’uso degli agent non ha portato miglioramenti concreti alla produttività.

Il dato forse più incoraggiante per chi lavora nel settore è che gli sviluppatori continuano a preferire il supporto umano in molti scenari critici. Il 75% ha dichiarato che si rivolgerebbe a una persona nel caso in cui non si fidasse delle risposte fornite dall’IA, mentre il 62% lo farebbe per questioni etiche o di sicurezza e il 58% per comprendere a fondo un concetto.

Percentuali simili sono emerse anche quando si parla di apprendere le best practice, o semplicemente per ricevere aiuto quando ci si sente bloccati. Infine, solo il 4,3% ha affermato che grazie all’IA non avrà più bisogno dell’aiuto di altre persone: un segnale forte che, almeno per ora, la collaborazione umana resta al centro dello sviluppo software.