“Alle persone che hanno scelto di ricevere gli aggiornamenti automatici tramite Windows Update, abbiamo pensato potesse servire un aiuto nel caso in cui decidessero di passare a Windows 10”. Così si è “giustificata” nei giorni scorsi Microsoft di fronte a un piccolo caso scatenatosi attorno al download di Windows 10, il cui file immagine ISO viene scaricato in una cartella nascosta dell’Hard Disk degli utenti di Windows 7 e Windows 8 anche se questi non hanno mai accettato l’aggiornamento al nuovo sistema operativo.

In pratica, anche se un utente non ha mai confermato il passaggio al nuovo OS tramite l’app Ottieni Windows 10, può ritrovarsi nel proprio PC (nella cartella $Windows.~BT) un file ISO anche di 4-6 GB a sua insaputa. Questo fatto non solo può causare rallentamenti durante la navigazione di tutti i giorni visto il corposo download in background che “succhia” la banda dell’utente, ma può diventare un problema non da poco per chi accede a internet con un piano dati e si ritrova, all’improvviso e senza aver dato alcun consenso, con qualche GB in meno dal piano tariffario.
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Microsoft insomma sta utilizzando il suo servizio Windows Update (attivato di default da quasi tutti gli utenti di Windows) per far scaricare Windows 10 come se fosse una comune patch di sicurezza, con la leggera differenza che in questo caso si tratterebbe al massimo di 50-100 MB di dati da scaricare, mentre Windows 10 è ben altra cosa in termini di peso. In questo modo, se poi un utente volesse decidersi di passare a Windows 10, avrebbe già il file di installazione pronto e in effetti questa può essere una bella comodità.

Non lo è affatto invece per chi naviga da casa con una chiavetta tramite 3G o LTE e un piano dati, ad esempio, di 10 o 20 GB al mese. Per quanto riguarda il market share di Windows 10, si è ormai superata quota 81 milioni di installazioni in circa un mese e mezzo dal rilascio, con una percentuale del 5,21% nel mercato dei sistemi operativi desktop che ha permesso al nuovo OS di Redmond di superare Mac OS X, fermo la scorsa settimana al 4,76%.