Quello che sta per concludersi è stato un anno di grandi cambiamenti in Veeam, perché l’azienda si sta spostando dalla vendita di licenze perpetue dei suoi software per backup e gestione dei dati, al modello basato su abbonamento, che ben si abbina all’attuale spostamento dei workload verso il cloud e al conseguente spostamento delle politiche finanziarie delle aziende dagli investimenti in conto capitale alle spese operative. Il nuovo modello a subscription affianca e non sostituisce la vendita di licenze perpetue.

Per Albert Zammar, Vice President Southern Emea di Veeam, non si tratta solo di un cambiamento nella modalità di vendita, ma “ha comportato rivedere dal punto di vista del codice il modo con cui realizziamo la piattaforma, per fare in modo che vada ad aggiungere valore sia alle aziende che hanno infrastruttura in cloud, a quelle che continuano a gestire applicazioni e dati on-premises e a quelle che spostano i workload dall’uno all’altro in base alle necessità”.

Albert Zammar, Vice President Southern Emea di Veeam

Albert Zammar, Vice President Southern Emea di Veeam

Il valore principale è costituito dal nuovo concetto di licenza “universale”, la Veeam Universal License, che rende la licenza indipendente dalla piattaforma su cui si trovano i dati da proteggere. “Con la stessa licenza posso proteggere i workload ovunque si trovino: su Azure, Aws o nel data center aziendale, senza dover fare un nuovo acquisto. Nessun competitor offre una cosa del genere”, afferma Zammar. Questo ovviamente ha comportato una revisione del codice per poter garantire la compatibilità tra sistemi e architetture diverse.

La versione 10 della Veeam Availability Suite, che sarà lanciata nei prossimi mesi, aggiungerà alcune funzionalità richieste dal mercato, come un supporto nativo per i Nas che sarà integrato con le funzionalità di snapshot degli storage vendor in modo da permettere – nel caso in cui un file sia bloccato perché utilizzato da un utente – di backuppare la versione precedente presente nello snapshot. Oltre al supporto per Ndmp (Network Data Management Protocol), verrà aggiunta l’integrazione con l’object storage.

Per il futuro, Zammar afferma che l’azienda sta lavorando per integrare nelle sue soluzioni il supporto alle recenti tendenze, come lo spostamento dalla virtualizzazione tradizionale ai container, che venendo spostati molto velocemente da un’infrastruttura all’altra, pongono nuove sfide in termini di garanzia della disponibilità e consistenza del dato. “Veeam sta per passare dalla fase uno, in cui ha occupato lo spazio della protezione del dato in ambienti virtualizzati, a gestire i dati in ambienti multi-cloud in modo indipendente dall’infrastruttura sottostante, in un mondo che è sempre più software defined”, ha affermato.

Citando l’ultima edizione del Veeam Cloud Data Management Report, Zammar ha evidenziato poi come oggi le aziende considerino “mission critical” un numero di applicazioni molto maggiore che in passato. Se prima erano solo il 5 percento delle applicazioni aziendali a dover essere ripristinati nel giro di ore e non di giorni (l’ERP, il software di fatturazione e poco altro), oggi le aziende applicano quei criteri di livello di servizio e disponibilità anche al 30 percento delle app utilizzate.

Al recente AWS re:invent Veeam ha anche annunciato la disponibilità della soluzione di Veeam Backup and Recovery nativa per AWS e disponibile sul marketplace del vendor. Il software è gratuito fino a 10 istanze EC2 e una versione analoga è disponibile anche per Azure (si applicano ovviamente i costi di infrastruttura e storage dei cloud vendor). Zammar anticipa che in futuro questo tipo di integrazioni sarà esteso anche ad altri cloud provider, non solo americani, con i quali ci sono continui confronti.