Con il costo al gigabyte dello storage che si abbassa regolarmente e le soluzioni in cloud che offrono archiviazione per tutti gratis o quasi, si potrebbe ritenere che i nostri dati saranno al sicuro indefinitamente. In fondo il digitale è bello per la facilità con cui consente di duplicare le informazioni, siano esse le anagrafiche fornitori dell’azienda o le foto dei bambini.
Se ritenete che un buon sistema di backup e l’applicazione di corrette pratiche di ridondanza vi metta così al sicuro da qualsiasi perdita di dati, dovreste ascoltare quel che ha raccontato Vint Cerf alla BBC, a margine dell’incontro annuale organizzato dall’American Association for the Advancement in Science.

Dati preservati ma illeggibili

L’ipotesi di Cerf è che mentre ci preoccupiamo di preservare i nostri file prodotti giorno per giorno, lasciamo indietro tutta la tecnologia necessaria a leggerli, dando per scontato che computer, sistemi operativi, applicazioni, file system e microcodice dei processori, rimangano sempre lì a disposizione per interpretare quei documenti. Ma se questo può andar bene per un semplice testo, una enorme massa di informazioni archiviate in formati specifici potrebbe andare perduta con l’obsolescenza delle tecnologie di contorno con cui è stata creata.
Perfino un foglio Excel potrebbe diventare illeggibile se non ci fosse più il software per aprirlo e un Pc in grado di eseguire quel software. E che dire delle migliaia di database in formati ormai abbandonati da tempo, oltre a immagini e video sfruttati dai computer di vent’anni fa e ora illeggibili? Nei musei dell’informatica si affollano, sempre più numerosi, esemplari di calcolatori e software capaci di leggere e interpretare vecchi nastri e dischi magnetici, ma è evidente che quell’hardware è destinato a non funzionare più, e con esso parte dei dati che aveva contribuito ad archiviare, ovvero quelli che nessuno si era preoccupato di convertire in formati più recenti.
Secondo Cerf questa tendenza, unita alla costante accelerazione nell’innovazione tecnologica dell’IT, potrebbe portare a un buco di conoscenza, un’era oscura in cui i dati digitali scompaiono, diventando incomprensibili e portando a una perdita culturale potenzialmente inestimabile che graverebbe sulle generazioni future.

La costante accelerazione nell’innovazione tecnologica dell’IT, potrebbe portare a un buco di conoscenza, un’era oscura in cui i dati digitali scompaiono, diventando incomprensibili

Chi è Vinton Gray Cerf

Nato nel Connecticut 71 anni fa, Cerf ha iniziato la sua carriera a 27 anni quando, mentre stava per conseguire il suo PhD, si è trovato a collaborare con il gruppo di progettisti che hanno collegato i primi nodi di ARPANet. Studiando il progetto fu lui che, pochi anni più tardi, sviluppò il TCP/IP insieme al collega Bob Kahn, gettando le basi di quella che sarebbe diventata la Rete delle reti. Oggi Cerf è vice presidente e Chief Internet Evangelist per Google, dove si occupa tra l’altro di individuare nuove tecnologie e applicazioni legate alla rete, che potrebbero vedere la luce dalle parti di Mountain View. Proprio in questo ruolo si possono leggere le sue recenti dichiarazioni, preludio a nuove idee tutt’altro che teoriche.

Uno snapshot di ogni sistema, passato e presente

Secondo Cerf esiste infatti una soluzione al problema, che nasce dal concetto di macchina virtuale, e che potrebbe diventare un progetto affascinante. Si tratta di salvare lo stato di tutti i sistemi informatici presenti e passati, creando snapshot di macchine virtuali che potranno essere avviate indefinitamente e capaci di conservare software e sistemi operativi, hardware e periferiche, perfettamente emulati. Una tecnica che Cerf ha definito come immagine a raggi X di un sistema completo, così che ogni genere di file possa essere eseguito e interpretato, indipendentemente dalla sua età.
La soluzione alternativa, è quella proposta da Eric Burgener, research director di IDC, a computerworld.com. Sarebbe infatti sufficiente che i produttori di ogni nuova tecnologia mantenessero sempre un minimo di compatibilità in lettura con i file prodotti dai software precedenti, senza preoccuparsi dell’eventuale piccolo calo di performance che una simile scelta comporterebbe. Più facile a dirsi che a farsi.

Immagine di apertura: Vint Cerf gioca a Spacewar di Joi Ito from Inbamura, Japan – CC BY 2.0