IBM Security ha pubblicato il Cost of a Data Breach Report 2023, evidenziando che il costo medio globale di una violazione dei dati ha raggiunto 4,45 milioni di dollari nel 2023 (massimo storico per il report), in aumento del 15% negli ultimi 3 anni.

A livello globale, i costi di rilevamento dei cyberattacchi sono aumentati del 42% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Quest’anno vi è una distinzione tra la gestione dell’aumento dei costi e quella della frequenza dei cyberattacchi: il report ha rilevato, a livello globale, che il 95% delle organizzazioni intervistate ha subito più di una violazione ed è propenso a imputare ai clienti (57%) i costi degli attacchi subiti piuttosto che incrementare gli investimenti in sicurezza (51%).

Globalmente, tra i risultati chiave del report, basato su un’analisi approfondita delle violazioni dei dati di 553 organizzazioni su base mondiale, spiccano i seguenti:

  • L’IA velocizza il rilevamento dei cyberattacchi: L’IA e l’automazione hanno impattato maggiormente sulla velocità di identificazione e contenimento delle violazioni. Le aziende che fanno uso esteso dell’AIA e dell’automazione hanno rilevato i cyberattacchi con 108 giorni di anticipo (ovvero 214 giorni contro 322 giorni) rispetto alle organizzazioni che non hanno adottato queste tecnologie.
  • Il costo del silenzio: Le vittime di ransomware che si sono rivolte alle forze dell’ordine hanno risparmiato in media 470.000 dollari di costi per violazione rispetto a quelle che hanno scelto di non denunciare l’attacco, che corrispondono al 37% del totale delle organizzazioni colpite.
  • Inefficienza nel rilevamento dei cyberattacchi: Quando gli attacchi vengono rilevati in autonomia dai responsabili sicurezza delle organizzazioni, i costi sostenuti per far fronte ai danni subiti sono inferiori (di circa 1 milione di dollari) rispetto a quando sono i cyber criminali stessi a dichiararli e a chiedere un riscatto.

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Lo spaccato italiano

Il Report 2023 è stato condotto anche a livello italiano su 24 realtà del territorio, da cui emergono interessanti spunti sulla situazione del Paese.

  • Il costo medio complessivo di un data breach in Italia è 3,55 milioni di euro, in crescita rispetto ai 3,03 milioni di euro nel 2021 e ai 3,40 milioni di euro del 2022. Nell’ultimo decennio, il costo medio per ogni informazione rubata è cresciuto del 55% (da 95 euro nel 2013 a 147 euro nel 2023).
  • In media, i giorni necessari per identificare e contenere una minaccia informatica sono 235, di cui 174 giorni per identificare una violazione e 61 giorni per contenerla. Si tratta di 15 giorni in meno rispetto alla media italiana del 2022 (250 giorni). Questo dato è particolarmente interessante se si considera il dato pre-covid del 2019, che era di 283 giorni – 213 per identificare e 70 per contenere.
  • I principali vettori dei cyberattacchi sono social engineering (15% delle violazioni di dati analizzate nello studio, un costo medio di 3,49 milioni di euro), phishing (14% delle violazioni, un costo medio di 3,63 milioni di euro) e credenziali rubate o compromesse (12% delle violazioni, un costo medio di 3,40 milioni di euro).
  • I vettori più costosi sono invece insider malintenzionati (6% delle violazioni di dati analizzate nello studio, un costo medio di 4,17 milioni di euro) e compromissione delle e-mail aziendali (10% delle violazioni, un costo medio di 3,64 milioni di euro).
  • L’intelligenza artificiale e l’automazione hanno avuto il maggiore impatto sulla velocità di identificazione e contenimento dei cyberattacchi nelle aziende intervistate. In Italia, le organizzazioni che hanno fatto un uso estensivo dell’IA e dell’automazione hanno registrato un ciclo di vita della violazione dei dati più breve di 112 giorni rispetto alle organizzazioni che non hanno utilizzato queste tecnologie (199 giorni contro 311 giorni). Di fatto, le organizzazioni analizzate che hanno utilizzato l’IA e l’automazione anche per la sicurezza informatica hanno registrato, in media, costi di violazione dei dati inferiori di quasi 1,56 milioni di euro (2,97 milioni di euro) rispetto alle organizzazioni che non hanno utilizzato queste tecnologie (4,53 milioni di euro). Si tratta del maggiore risparmio sui costi identificato nel report, ma poiché quasi il 38% delle organizzazioni in Italia non ha ancora integrato l’IA e l’automazione nei propri sistemi di sicurezza informatica, le organizzazioni hanno ancora notevoli opportunità per aumentare la velocità di rilevamento e di risposta e di ridurre i costi delle violazioni.
  • Quasi il 41% delle violazioni dei dati analizzati ha comportato la perdita di dati in più ambienti, tra cui cloud pubblico, cloud privato e on-premise, dimostrando che i cybercriminali sono stati in grado di compromettere più ambienti evitando il rilevamento. Le violazioni dei dati che hanno avuto un impatto su più ambienti hanno anche portato a costi di violazione più elevati (3,72 milioni di euro in media).
  • Le organizzazioni di tutti i settori che hanno adottato in maniera significativa l’approccio DevSecOps hanno sostenuto un costo medio per violazione dei dati inferiore di 162.408 euro rispetto a quelle che l’hanno integrato in maniera limitata o nulla.