Per Cisco la privacy è un tema importante: “Un diritto fondamentale del consumatore”, specifica Giuseppe Massa, National Cybersecurity Officer di Cisco, presentando i dati della Consumer privacy survey giunta alla sua quinta edizione. Attività che si integra con altre iniziative come una piattaforma per formare i cittadini realizzata in collaborazione con Milano Smart City Alliance e il Comune di Milano, e uno strumento cloud per il policy management nelle aziende.

Privacy in Italia, la sensibilità diminuisce con l’età

Con la survey, CIsco ha tastato il polso dei consumatori per capire come evolve l’interesse verso il tema. Interesse che diminuisce con l’alzarsi dell’età. Il 42% dei consumatori di età compresa tra i 18 e i 24 anni ha chiesto informazioni sui dati personali gestiti dalle organizzazioni, un numero sette volte superiore rispetto ai consumatori di età pari o superiore ai 75 anni (6%).

Il 22% degli intervistati italiani (33% a livello globale) si qualifica come Privacy Active che significa che verso la riservatezza dei dati nutrono un forte interesse e sono disposti ad agire per proteggerla, per esempio, cambiando azienda o fornitore a causa delle loro politiche sui dati o delle pratiche di condivisione. Anche in questo caso protagonisti sono i giovani: il 42% dei consumatori, di età compresa tra i 18 e i 34 anni, sono Privacy Active, una percentuale che diminuisce costantemente con l’aumentare dell’età. Sono loro il traino che permette al dato relativo alle persone più attente ai loro diritti in questo ambito di crescere in un anno dal 24 al 28%.

Dati che dimostrano un aumento della sensibilizzazione sul tema, essere più attenti è un segnale positivo”, osserva Massa. In crescita anche la percentuale di consumatori che richiedono la cancellazione o la modifica dei dati è salita al 19%, rispetto al 14% dello scorso anno. Anche in questo caso la percentuale è fortemente correlata all’età: il 32% dei consumatori di età compresa tra i 18 e i 24 anni presenta richieste di cancellazione o modifica dei dati, rispetto al 4% dei consumatori più anziani.

La consapevolezza in merito alle leggi sulla privacy continua ad essere relativamente bassa, con il 46% degli intervistati che si dichiara esserne a conoscenza, percentuale che in Italia arriva al 56%. Il 68% dei consumatori di età compresa tra i 18 e i 24 anni ritiene inoltre di essere in grado di proteggere i propri dati, percentuale che scende gradualmente fino al 47% dei consumatori con un’età superiore ai 65 anni.

La IA preoccupa

L’indagine si occupa anche del rapporto con l’intelligenza artificiale, verso la quale serpeggia un po’ di preoccupazione. Il 60% (54% in Italia) ha già perso fiducia nelle organizzazioni a causa del loro utilizzo dell’intelligenza artificiale e il 53% dei consumatori italiani intervistati (62% a livello globale) ha espresso preoccupazione per il modo in cui le organizzazioni utilizzano i dati personali per l’Ia. “C’è bisogno di infondere fiducia per riconquistare gli utenti attraverso la spiegazione del funzionamento dell’Ai, la sicurezza che anche esseri umani siano coinvolti nella gestione e l’introduzione di programmi di gestione etici dello strumento”, aggiunge Massa.

Per circa il 50% del campione la richiesta è che sia il governo, a livello locale o nazionale, a occuparsi del rispetto delle regole per la riservatezza dei dati. Però il 42% degli italiani (48% a livello globale) pensa che l’Ia possa essere utile per migliorare la loro vita e il 61% (54%) è anche disponibile a condividere i propri dati personali in forma anonima per contribuire a migliorare i prodotti e i processi decisionali dell’Ia.

Non che poi siano moltissimi a utilizzare l’Ia generativa. Solo il 12% dichiara di utilizzarla regolarmente ma solo la metà degli utilizzatori abituali generativa dichiara di astenersi dall’inserire informazioni personali o riservate. Questo nonostante l’88% degli intervistati abbia indicato che sarebbe un po’ o molto preoccupato se i propri dati inseriti nella Ia Gen venissero condivisi. E il 52% l’Ia generativa proprio non la conosce.

Cisco utilizza l’IA per tutte le sue tecnologie dall’antispam, all’analisi dati sicurezza, sistemi di analisi del traffico per scoprire anomalie o la valutazione del rischio, per aiutare gli amministratori di sistema nella configurazione delle macchine arrivando anche alla funzionalità che permette di esaminare il traffico cifrato per capire se ci sono malware senza decifrare il traffico. Anche gli apparati di rete partecipano all’attività di cybersecurity analizzando il traffico in rete e captando le anomalie. “Oggi – precisa il Business development manager Fabio Florio – la sicurezza va gestita in maniera integrata comprendendo tutte le componenti che riguardano l’azienda, e siccome l’attacco parte dalla rete, se non faccio telemetria perdo informazioni”.

Per fare tutto questo ci vogliono competenze che da sempre latitano. Cisco per questo è impegnata in attività di formazione con la Networking academy che sui 65mila studenti ne ha 16mila focalizzati sulla sicurezza e cresceranno nei prossimi anni. I più meritevoli fra questi e gli appassionati alla cybersicurezza fra 16-45 anni hanno a disposizione mille borse di studio con corsi e webinar. Al termine del percorso, gli studenti prenderanno parte a un laboratorio finale con gli instructor Cisco Networking Academy esperti in sicurezza informatica.