Continuano a far discutere gli “effetti collaterali” del Piracy Shield, il sistema antipirateria italiano ideato dalla Lega Serie A e dall’AGCOM per contrastare la diffusione illegale di contenuti sportivi (ma non solo) in streaming. Per oscurare infatti questi siti pirata, Piracy Shield sta facendo lo stesso anche con siti perfettamente legali, con tutto quello di negativo che si può facilmente immaginare.

L’ultimo caso risale a pochi giorni fa, quando Piracy Shield ha emesso un ticket di oscuramento per l’indirizzo IP 188.114.97.7 appartenente a Cloudflare, uno dei principali operatori cloud e CDN (Content Delivery Network) a livello globale.

L’oscuramento di questo indirizzo IP non ha avuto effetto solo sul sito incriminato ma anche su molti altri siti che nulla hanno a che fare con streaming illegali o contenuti pirata e che sono ospitati dietro quello stesso indirizzo, come nel caso del sito dell’Associazione Volontari Carcere (AVoC) di Bologna.

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La situazione è emblematica di una preoccupante mancanza di trasparenza e di un processo decisionale poco accurato da parte di Piracy Shield, che da quando è entrato in azione a inizio mese ha bloccato 1441 indirizzi IP.

Uno degli elementi critici è la mancanza di attenzione proprio a Cloudflare, che utilizza diversi IP per i suoi servizi, ma sta facendo discutere anche la mancanza di trasparenza da parte di Piracy Shield. Il sito dell’AGCOM fornisce infatti solo numeri aggregati con un resoconto non in tempo reale e non riporta la lista completa degli indirizzi IP bloccati, rendendo impossibile per i siti ingiustamente oscurati presentare reclami entro i cinque giorni previsti.

Un’altra preoccupazione riguarda la mancanza di tracciamento della cancellazione di un ticket. Nel caso in cui il segnalatore si penta o si renda conto dell’errore, la cancellazione del ticket potrebbe non lasciare tracce evidenti, rendendo ulteriormente complesso per gli utenti danneggiati richiedere la riabilitazione del proprio sito.