Dopo AWS, anche Azure va giù e blocca servizi in mezzo mondo. Colpite anche le Poste

Mentre Azure è tornato operativo dopo un blackout globale durato diverse ore tra il 29 e il 30 ottobre, cresce il malcontento tra le aziende europee, sempre più preoccupate per la loro dipendenza dalle infrastrutture cloud di Microsoft. L’interruzione di Azure ha infatti colpito pesantemente i sistemi online di grandi realtà europee comprese quelle italiane (Poste su tutte), oltre a servizi online come Microsoft 365 e Teams e dispositivi smart home legati all’ecosistema Bticino e Netatmo.
Secondo Microsoft, la causa sarebbe da attribuire a una modifica involontaria nella configurazione di un tenant all’interno di Azure Front Door (AFD), un servizio che gestisce il traffico e la sicurezza di molte applicazioni web. Sebbene l’orario pre-serale del blackout abbia ridotto l’impatto su alcune attività, per molte organizzazioni il danno è stato significativo, con ore di interruzioni e corse contro il tempo per ristabilire i servizi.
Lisa Webb, esperta di diritto dei consumatori per l’associazione britannica Which? intervistata da The Register, ha commentato: “Interruzioni di questa portata dimostrano quanto la nostra vita quotidiana dipenda ormai dai fornitori tecnologici. Con servizi come aeroporti, supermercati, banche e reti di comunicazione basati su sistemi Microsoft, milioni di persone rischiano di trovarsi improvvisamente isolate“. Webb ha aggiunto che per i consumatori questo può tradursi nell’impossibilità di effettuare pagamenti, accedere a conti importanti o completare operazioni urgenti, con conseguenze economiche non trascurabili come addebiti imprevisti o ritardi nei pagamenti.
L’incidente non arriva in un momento casuale, visto che anche AWS ha recentemente subito interruzioni gravi, in particolare nella regione statunitense US-EAST-1, dove i servizi EC2 e container hanno subito malfunzionamenti. Dopo anni di crescita inarrestabile del cloud, gli episodi ravvicinati di Microsoft e Amazon stanno costringendo aziende e governi europei a riflettere sulla sostenibilità di un modello tanto centralizzato quanto vulnerabile.
Nicky Stewart, Senior Advisor dell’Open Cloud Coalition, ha definito l’incidente “un chiaro segnale del rischio sistemico legato alla dipendenza europea dai due principali fornitori cloud”. Secondo Stewart, interruzioni di questa portata mostrano come un singolo guasto tecnico possa avere ripercussioni a catena su servizi essenziali, infrastrutture pubbliche e sull’economia nel suo complesso.
Secondo Matthew Hodgson, CEO della piattaforma di comunicazione Element, il problema non riguarda solo il cloud, ma l’intero paradigma dei servizi digitali centralizzati. “Il guaio dei grandi sistemi centralizzati (Azure, AWS, Teams, Signal, Slack o Zoom) è che condividono un unico punto di fallimento. La vera resilienza si ottiene solo con la decentralizzazione e l’auto-hosting”.
Anche per questo gli esperti chiedono una strategia europea incentrata sulla diversificazione e sull’interoperabilità, capace di bilanciare la convenienza dei servizi globali con la sicurezza e l’autonomia delle infrastrutture locali. Nel frattempo, Microsoft ha annunciato che completerà un’indagine interna approfondita per comprendere l’incidente in modo più dettagliato e condividerà i risultati entro 14 giorni.

