Non so voi, ma il fatto che, in risposta all’invito via Twitter di un vice primo ministro, un miliardario dell’industria hi-tech taggato nel post decidesse di attivare la sua rete privata di satelliti, messa in orbita dalla propria agenzia spaziale, per offrire connettività internet a un paese che sta subendo una brutale invasione, rappresenta l’atto più cyberpunk che avrei mai pensato di vedere.

Il 26 marzo, il vice primo ministro e ministro per la trasformazione digitale dell’Ucraina ha postato questo Tweet chiedendo a Elon Musk di inviare in Ucraina delle stazioni base di Starlink per preservare i collegamenti internet della nazione.

Starlink è un servizio di collegamento internet satellitare erogato attraverso una costellazione privata che conta a oggi circa 2.000 satelliti messi in orbita bassa usando, ovviamente, i vettori dell’azienda aerospaziale di Musk, Space X. Il servizio è attualmente attivo solo in alcune latitudini e paesi, tra i quali fino a pochi giorni fa non figurava l’Ucraina.

Dieci ore dopo, Musk rispondeva di aver attivato il servizio in Ucraina e inviato una spedizione di stazioni base, le antenne satellitari necessarie per il collegamento. Meno di due giorni dopo, Fedorov pubblicava i suoi ringraziamenti con la foto di un camion pieno di stazioni base Starlink giunto a destinazione.

Le sanzioni degli stati e quelle delle app

Mentre le pesanti sanzioni messe in atto dalla comunità internazionale impiegheranno del tempo per avere degli effetti diretti sulla popolazione russa, il blocco dei sistemi di pagamento mobile Apple Pay e Google Pay ha causato istantaneamente code ai tornelli della metropolitana a Mosca.

Sempre Fedorov ha Twittato per chiedere a Samsung di seguire l’esempio delle due aziende americane e bloccare il suo Samsung Pay. In precedenza si era rivolto ad aziende come Oracle e SAP chiedendo l’interruzione delle vendite, del supporto e degli aggiornamenti software nella Federazione Russa.

Il profilo ufficiale Oracle ha prontamente risposto di aver sospeso le operazioni in Russia in accordo alle sanzioni, mentre il CEO di SAP Christian Klein dal suo profilo personale aggiunge di avere in aggiunta a ciò sospeso tutte le vendite di prodotti e servizi.

Secondo Reuters, in questi giorni Fedorov ha avanzato richieste simili a più di cinquanta aziende cloud, di telecomunicazioni e nel mondo del gaming.

Ripetiamolo insieme: il vice primo di un paese attaccato si rivolge direttamente ai vertici delle multinazionali chiedendo un intervento, e alcune rispondono con effetti che, in alcuni casi, superano l’efficacia degli stati nazionali.

Percepite l’enormità della cosa, sì?

Solidarietà centralizzata e diffusa

Così come molte compagnie telefoniche hanno ridotto o azzerato i costi delle telefonate verso l’Ucraina, SAP ha anche offerto le proprie piattaforme alle organizzazioni che stanno gestendo l’assistenza ai profughi. La gestione logistica di milioni di persone in fuga, con le loro necessità di trasporti, alloggio, viveri, medicinali e comunicazioni è ovviamente uno sforzo enorme, ma alcuni problemi si possono affrontare distribuendo il compito tra migliaia di persone attraverso una piattaforma centralizzata.

E quale piattaforma centralizzata gestisce alloggi – non suoi – per milioni di persone ogni mese? AirBnB, che dal suo sito invita gli host (i proprietari che mettono in affitto stanze e case ai turisti) ad aderire alla sua iniziativa per offrire gratuitamente alloggio a 100.000 profughi. Al momento, i profughi arrivati in Italia attraverso i canali ufficiali sono solo un migliaio.

Sulla piattaforma AirBnB si sta sviluppando un’altra iniziativa, tutta nata dal basso: molte persone straniere stanno prenotando stanze da host ucraini per pochi giorni, senza ovviamente presentarsi, come modo per far arrivare finanziamenti in modo diretto e veloce alle persone in stato di necessità.

E, a proposito di utilizzo non convenzionale di piattaforme pensate per altri scopi, le recensioni su Google dei più noti musei e ristoranti di Mosca stanno diventando bacheche dove vengono condivise fotografie molto crude e informazioni sulla guerra che non vengono riportate dai media locali e che è sempre più difficile reperire sui media e social media occidentali: Facebook, Twitter, TikTok e ora anche il sito della BBC sono parzialmente bloccati dal Cremlino.

In tutta risposta, la BBC ha fatto altre due scelte molto cyberpunk: ha aperto il suo sito web come hidden service su Tor, la rete anonima e non censurabile usata da attivisti ma anche cybercriminali, e sull’estremo opposto della scala tecnologica ha ripreso le trasmissioni radio su onde corte.

Il terzo, sfuggente e anonimo attore

Tor è anche la casa di Anonymous, il collettivo di hacktivisti impegnato negli scorsi anni in campagne di hacking tendenzialmente ispirate a principi di giustizia sociale contro governi, agenzie e multinazionali. A seguito dell’invasione dell’Ucraina, Anonymous ha preso di mira istituzioni, media e aziende russe con attacchi cyber.

Gli esiti sono stati principalmente dimostrativi, con la pubblicazione di bandiere ucraine o dichiarazioni sulle home page dei siti, video sulla guerra in corso trasmessi su alcune tv e messa offline di siti web.

Queste azioni, insieme a scene dalla guerra che vanno dalla cruda realtà fatta di morti e distruzione alle scene surreali del tank russo rubati da un contadino con il suo trattore, o soldati in uniforme che fanno balletti su TikTok, alimentano la macchina dei meme, che vengono generati e condivisi da milioni di persone con un impatto enorme sull’opinione pubblica e sull’umore dei potenti.

@alexhook2303 #🇺🇦🇺🇦🇺🇦🇺🇦🇺🇦🇺🇦🇺🇦 #🇺🇦🇺🇦🇺🇦💙💛 #Топ #ЗСУ #Рек #украинатикток #славаукраїні #Армия #ООС #огонь ♬ πρωτότυπος ήχος – Giannis Karaolis

Più preoccupanti sono state le dichiarazioni di Anonymous su attacchi in corso al Roscosmos, l’agenzia spaziale russa, e al sistema di controllo dei satelliti, che hanno portato il direttore dell’agenzia a dichiarare che il tentativo di compromettere la comunicazione con i satelliti russi potrebbe essere considerato come casus belli, motivo per un attacco.

Anche sul fronte opposto gli attacchi cyber si moltiplicano. In alcuni casi portati avanti da strutture affiliate al governo con malware distruttivi che mirano a cancellare i dati delle vittime, ma anche da cyber criminali come il Conti Group, che opera nel campo del ransomware e ha preso posizione a favore dell’invasione.

Come sottolinea nella sua newsletter Guerre di Rete Carola Frediani, Cybersecurity Engagement Manager presso un’associazione per i diritti umani, quando si mette in campo il malware è possibile che questo espanda i suoi effetti fuori dai confini previsti (spillover), andando a colpire sistemi e infrastrutture in altri paesi, che potrebbero rispondere all’attacco.

Ma attaccare chi, esattamente?

Anonymous, le multinazionali hi-tech e i singoli che usano in massa le piattaforme globali, o ne abusano, non sono stati nazione, ma stanno compiendo gesti di enorme portata, simbolica e materiale e vengono chiamati in causa come se lo fossero.

Stanno avendo effetto su un equilibrio diplomatico delicatissimo con conseguenze che non sono facili da prevedere, e al di fuori di ogni processo di decisione democratica sugli eventi. È qualcosa che sembra uscito dai libri di William Gibson o Bruce Sterling, e con cui paesi e organizzazioni sovra nazionali devono abituarsi ad avere a che fare.