Raj Iyer, CIO dell’esercito americano, è in prima linea nella guerra russo-ucraina… e non si tratta di un’esercitazione. Come parte dell’impegno della NATO a sostenere l’Ucraina, una democrazia che la Russia ha invaso a febbraio, Iyer e i suoi colleghi CIO in tutti i rami dell’esercito statunitense, insieme al CIO del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti e ai funzionari del Pentagono e delle agenzie di intelligence statunitensi, stanno fornendo dati quasi in tempo reale ai comandanti ucraini sul terreno e al suo governo assediato.

“I dati sono ora le nuove munizioni”, dice Iyer, che è un civile e il primo CIO dell’esercito americano, una nuova posizione che dipende direttamente dalla Segretaria dell’Esercito Christine Wormuth. “L’attività di un esercito consiste nel combattere e vincere le guerre. Siamo qui per servire i nostri interessi di sicurezza nazionale e, per noi, questo significa rendere il nostro cloud una capacità bellica”.

Per costruire un’infrastruttura digitale in grado di adempiere a questo mandato, Iyer, che in precedenza ha lavorato in Deloitte e nell’industria privata, ha dovuto lavorare sodo e velocemente. Quando ha assunto il ruolo di CIO due anni fa, l’esercito americano non aveva un cloud attivo e funzionante. In primo luogo, Iyer ha sfruttato i 500 milioni di dollari stanziati per la trasformazione digitale dell’esercito in un periodo di cinque anni e ha iniziato il percorso di innovazione digitale costruendo un’infrastruttura cloud sicura basata su AWS e Microsoft Azure. La sua seconda priorità consisteva nello spostare sul cloud i sistemi ERP SAP dell’esercito più “mission-critical”. “Eravamo solo agli inizi dello sviluppo di una strategia per adottare il cloud e la parte più importante è stata decidere come rendere operativa proprio questa infrastruttura cloud”.

L’impatto del cloud sulla guerra in Ucraina

Non ci è voluto molto per prendere questa decisione. Il conflitto tra Ucraina e Russia è infatti iniziato solo due anni dopo il mandato di Iyer e l’adozione del cloud da parte dell’esercito americano. Come alleato dell’Ucraina, l’esercito americano sta applicando la sua piattaforma di combattimento bellico (cloud, dati, analytics e intelligenza artificiale) per aiutare la logistica e la strategia sul campo di battaglia dell’Ucraina.

“È la prima volta nella nostra storia in cui un’unità dell’esercito supporta un’operazione in corso con il cloud, sfruttando le risorse satellitari commerciali. I satelliti in orbita terrestre bassa ci hanno dato accesso ai dati di intelligence nel momento del bisogno su una scala a cui non eravamo abituati …. quasi in tempo reale. La quantità di dati in arrivo da satelliti, intelligence di terra e social media (soldati e civili sul terreno) è quasi sbalorditiva”.

esercito americano

Il CIO dell’esercito americano, Raj Iyer

Anche per questo Iyer si è presto convinto di come l’infrastruttura digitale sia una risorsa critica in questo conflitto. “Oggi siamo in grado di integrare rapidamente dati e informazioni provenienti dalla nostra intelligence nazionale e dalle risorse di intelligence dei nostri partner, analizzare e convalidare le fonti di questi dati e quindi trovare molto rapidamente le risorse giuste a cui indirizzare e inviare tali informazioni”, osserva Iyer. “Per quanto ci affidiamo alle nostre piattaforme di sistemi bellici, la nostra missione (Future Fight) dipende da quanto velocemente saremo in grado di consentire ai comandanti sul campo di prendere decisioni data-based in un ambiente incerto”.

La strategia sta già avendo un impatto. Più dati l’esercito americano può reperire e convalidare rapidamente, meglio riesce a scoprire gli asset giusti da colpire e a inviare tali informazioni agli ucraini, dice Iyer, citando l’uso da parte dell’Ucraina del lanciarazzi avanzato M142 Himars su obiettivi specifici. Grazie all’Himars, l’esercito ucraino è stato in grado di tagliare le linee di rifornimento alle truppe russe e colpire i depositi di munizioni russi. “È stato un punto di svolta negli ultimi tre mesi di guerra e non sarebbe stato possibile senza il cloud”, dice Iyer.

Analytics, intelligenza artificiale e guerra informatica

L’esercito degli Stati Uniti ha migrato 250 delle sue applicazioni più significative sul cloud, tra cui uno dei più grandi sistemi ERP SAP del mondo, e lo ha fatto scegliendo di migrare le sfide applicative più difficili in anticipo. Lo US Army può contare su 200 data center e punta a una riduzione del 50% del loro “affitto” entro il 2027. Piuttosto che optare per un approccio “lift&shift” di tutte le sua applicazioni sul cloud, che già di per sé non è affatto un compito banale, l’esercito eliminerà alcuni dei 3.000 sistemi legacy che sono considerati ormai antiquati o non nativi del cloud.

Negli ultimi anni, l’esercito americano ha inoltre riorganizzato le sue operazioni per sfruttare nuovi tipi di dati su larga scala in modi mai utilizzati prima, soprattutto perché lo spazio e il cyberspazio sono stati aggiunti all’elenco dei domini tradizionali di guerra: terra, aria e mare. Ciò richiede un’enorme innovazione nello sviluppo di applicazioni cloud native. Gli attacchi informatici negli Stati Uniti e nei punti caldi come l’Ucraina sono una priorità assoluta per l’attuale amministrazione e il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. Ci sono molte forme più sofisticate di attacchi che gli hacker esperti nell’Europa orientale stanno conducendo ogni giorno.

“Avremo a che fare con un avversario tecnologicamente esperto e in grado di interrompere le comunicazioni sul campo di battaglia attraverso il jamming e la guerra elettronica”, dice Iyer. “È chiaro che il nemico seguirà prima la guerra informatica per diminuire alcune delle nostre capacità. Tutto alla fine si riduce a sfruttare i dati su larga scala e renderli operativi in un modo a cui non siamo abituati”. Dall’invasione russa dell’Ucraina sette mesi fa, l’esercito americano ha raccolto un’enorme quantità di dati sui movimenti delle truppe e sul flusso di traffico da Google Maps e da altri servizi Internet e siti web di social media in tempo reale. Questo sarebbe impossibile senza il cloud, osserva Iyer.

L’esercito americano ha usato le sue capacità informatiche offensive nelle operazioni in Ucraina anche per missioni “hunt forward” con lo scopo di prevenire attacchi informatici. Sfruttare l’intelligenza artificiale e il machine learning è utile per assicurare che i dati raccolti siano validi e per identificare la disinformazione che trapela intenzionalmente dagli oppositori, visto che l’enorme volume di dati in arrivo supera la capacità degli esseri umani di elaborarli senza l’intervento dell’IA e dei supercomputer. “È qui che entra in gioco la potenza del cloud”, afferma Iyer. “Se il cloud e alcune di queste nuove tecnologie diventano il denominatore comune in tutto il campo di battaglia, allora la questione del successo o del fallimento dipende da quanto bene siamo in grado di sfruttare gli algoritmi di intelligenza artificiale e di machine learning”.

cyber-warfare

Ma prendere decisioni sul campo di battaglia può diventare complicato quando è coinvolta l’IA. L’automazione è efficiente nelle aziende, ma non è consentita in sistemi, come quelli bellici, che hanno enormi conseguenze sulle vite delle parsone. “Nella nostra dottrina, non permettiamo mai alle macchine di sparare automaticamente, nemmeno nella guerra convenzionale”, sottolinea Iyer. “Il cloud e l’intelligenza artificiale possono aiutarci nel dare ai nostri comandanti opzioni, ma non abbiamo mai combattuto affidando i nostri sistemi bellici (o quelli dei nostri alleati) a un’intelligenza artificiale”.

Proteggere la democrazia e la patria

L’esercito americano sta implementando l’intelligenza artificiale e il cloud anche per proteggere l’infrastruttura elettorale della nazione e per prevenire qualsiasi attacco cyber o tentativo di disinformazione che “minerebbe i nostri processi democratici”, afferma Iyer, che fa notare come l’ordine esecutivo sulla sicurezza informatica messo in atto dal presidente degli USA Joe Biden indichi come aspetti fondamentali la protezione della patria e la garanzia che non vi sia alcun rischio che l’infrastruttura critica degli Stati Uniti venga compromessa.

“Se pensate che ai nostri nemici servirebbe un solo attacco di successo per provocare disastri e che il numero di tentativi di penetrare nelle nostre reti è letteralmente nell’ordine di decine di migliaia di volte al giorno, siamo in una posizione molto migliore rispetto a due anni fa, ma c’è ancora molto lavoro da fare”. L’esercito americano ha fatto molta strada in due anni e il suo elenco di data scientist (al momento poche migliaia) continua a crescere grazie al programma di formazione portato avanti dalla Carnegie Mellon University. A tal proposito, una delle più grandi sfide dell’esercito e dell’intero Dipartimento della Difesa è attrarre i migliori talenti pagandoli una frazione di quanto potrebbero guadagnare nel settore privato.

L’esercito americano nel suo complesso è altamente focalizzato sul targeting, la raccolta e la protezione dei dati provenienti da dispositivi edge come sensori IoT di terra e droni, oltre a piattaforme di combattimento dati su larga scala. “Ci stiamo spostando rapidamente verso tipi di raccolta dati a basso costo, ad alto volume e facilmente deperibili, dai droni fino alle risorse spaziali, all’open source e ai social media”, afferma Iyer.

Mentre le forze armate combattono battaglie all’estero e a livello nazionale, si stanno preparando per il futuro espandendo le capacità dell’infrastruttura cloud e formando la catena di comando del Pentagono sulle opportunità offerte dai dati e dal cloud. “Dobbiamo integrare questa moderna piattaforma di combattimento ancora di più nelle nostre capacità belliche, facendo in modo che tutti i comandanti comprendano il potenziale del cloud e come abbia già iniziato a cambiare il futuro della strategia bellica”, osserva Iyer. “Bisogna iniziare a integrare queste tecnologie digitali anche nelle esercitazioni di guerra”.

Il CIO si aspetta infine che l’esercito americano del 2030 sarà completamente multi-dominio e che sfrutterà appieno tutte queste tecnologie in modi mai adottati in passato. In tutto ciò rientrano anche tecnologie come l’imaging digitale, il riconoscimento degli obiettivi e risorse IA avanzate nello spazio. “Ognuno di questi esercizi che conduciamo sul campo ci farà imparare qualcosa di nuovo che poi applicheremo in modo agile per perfezionare la nostra architettura, determinare di quali dati abbiamo bisogno e continuare a perfezionare i nostri algoritmi di intelligenza artificiale, le nostre tattiche e la nostra dottrina sul campo”, conclude Iyer.