Alcuni giorni fa è stata pubblicata sul sito del Senato della Repubblica la Relazione semestrale della DIA (Direzione Investigativa Antimafia) presentata dal Ministro dell’Interno e relativa ai fenomeni di criminalità organizzata di tipo mafioso del secondo semestre del 2022. L’analisi è realizzata sulla base delle evidenze investigative, giudiziarie e di prevenzione e conferma, ancora una volta, che le organizzazioni criminali prediligono agire negli ambiti illeciti che destano minore allarme e riprovazione sociale, ma che generano ingenti profitti gradualmente immessi nei circuiti legali con conseguenti effetti distorsivi delle regolari dinamiche dei molteplici mercati.

Ciò è possibile grazie anche al fatto che questi sodalizi malavitosi si affidano sempre più spesso alla tecnologia. Dai dati di analisi di EUROPOL e delle principali Agenzie di Law Enforcement, è infatti riconosciuta in modo unanime la resilienza della criminalità organizzata e la capacità di saper cogliere celermente le trasformazioni tecnologiche e dei fenomeni economico-finanziari su scala globale, sfruttando ogni opportunità di profitto e realizzando una notevole espansione speculativa.
L’Executive Director di Europol, Catherine De Bolle, nel presentare l’edizione 2022 del SIRIUS European Union Digital Evidence Situation Report, frutto di un’attività congiunta tra Europol, Eurojust e il Network della Giustizia Europea (European Judicial Network), ha affermato che “questo rapporto ci impone di osservare, riflettere e agire su come si trasformano le tecnologie online (compreso l’uso dell’Intelligenza Artificiale, Realtà Aumentata e Realtà Virtuale). Inoltre, gli scenari della continua evoluzione normativa influenzeranno il modo in cui gli Stati Membri gestiscono le prove digitali”.

Bisogna, quindi, adeguare gli strumenti tecnologici a disposizione delle agenzie di sicurezza alle nuove sfide nel contrasto alla criminalità organizzata, aumentare le capacità di penetrazione del metaverso, delle comunicazioni criptate e in generale del web (sia la rete internet che il dark web) e in altri settori del mondo digitale meno conosciuti, perché le mafie sono capaci di rigenerarsi continuamente e hanno a loro disposizione tecnologie e tecnici di altissima specializzazione.

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Di particolare aiuto, in tal senso, è l’Observatory Report prodotto il 3 ottobre 2022 dal Laboratorio di Innovazione Europol, che sottolinea come sia necessario investigare nel mondo delle piattaforme virtuali per “seguire il flusso dei soldi”, come diceva il Giudice Giovanni Falcone. Il futuro è già oggi, il denaro viene movimentato dalla criminalità in forma elettronica, velocemente nei nuovi ambienti digitali, come quello del metaverso dove si scambiano anche oggetti e opere d’arte NFT (Non Fungible Token). Gli investigatori devono quindi acquisire nuove competenze per essere preparati a queste nuove tecnologie; è imperativo conoscerle, imparare a utilizzarle e soprattutto sviluppare le capacità investigative per intercettare i patrimoni illeciti, per poterli bloccare e sottrarli alla criminalità.

L’uso della tecnologia ha insomma assunto un ruolo determinante per l’attività illecita delle organizzazioni criminali, che utilizzano i sistemi di comunicazione crittografata per le comunicazioni interne, e le molteplici applicazioni di messaggistica istantanea e di social media per la comunicazione esterna, la pubblicità di merci illegali e la disinformazione tramite web a scopo lucrativo. Il ricorso all’utilizzo delle tecnologie emergenti può oggi ricostruirsi in maniera molto affidabile dalla decriptazione di migliaia di conversazioni avvenute su piattaforme di comunicazione criptate (Encrochat, Ski ECC e Anom), che hanno restituito un panorama sul livello di infiltrazione e presenza del crimine organizzato senza precedenti (solo per la piattaforma SKY ECC Europol ospita nei suoi database oltre 500.000.000 chat decriptate).

Il Web è divenuto quindi l’ambiente privilegiato per svolgere attività lucrative di natura criminale e il ristretto ricorso alla violenza nei territori oltre confine rappresenta la prova della marcata e camaleontica attitudine dei sodalizi ad insinuarsi in tutti quegli ambiti economici in grado di offrire i più ampi margini di profitto per il reinvestimento dei capitali senza generare allarme sociale e, quindi, senza attirare l’attenzione delle forze di polizia e della magistratura.

Nella comune consapevolezza che le future sfide si combatteranno nel mondo digitale (dark web, metaverso, criptovalute, ecc.), risulta ormai indispensabile un intervento normativo sovranazionale che definisca l’attività dei fornitori di servizi online (OSP – Online Service Providers), rendendo fruibili alle forze di polizia i servizi criptati offerti agli utenti e disciplinando in maniera unitaria e puntuale nell’ambito dell’UE “le prove digitali”. Ciò, secondo la relazione della DIA, consentirebbe di intervenire anche in quei Paesi che sono progressivamente diventati territori di interesse delle organizzazioni “mafia style” per le lacune normative delle relative legislazioni anticrimine, che si rivelano meno stringenti soprattutto sotto il profilo del riciclaggio.