L’Agenzia dell’Unione Europea per la Cybersicurezza (ENISA) ha pubblicato un nuovo Handbook for Cyber Stress Tests, un documento pensato per supportare autorità nazionali e organismi settoriali nell’organizzazione di stress test in ambito informatico. Si tratta di uno strumento strategico che punta a rafforzare le capacità di risposta a incidenti e minacce digitali su scala europea, con particolare attenzione ai settori critici regolati dalla Direttiva NIS 2.

Il manuale introduce un approccio strutturato per mettere alla prova la resilienza di sistemi digitali considerati essenziali a livello nazionale e comunitario. In un contesto di crescente complessità tecnologica e di interconnessione tra le infrastrutture digitali, ENISA propone un metodo condiviso per valutare in modo realistico e sistemico la preparazione degli attori chiave nel campo della cybersicurezza.

Un modello europeo per testare la resilienza digitale

L’iniziativa si inserisce in un più ampio scenario normativo che comprende anche il Digital Operational Resilience Act (DORA) e la Direttiva sulla resilienza delle entità critiche (CER). Il manuale può così essere adottato da autorità di vigilanza e regolatori settoriali come base per progettare esercitazioni simulate in grado di misurare la capacità di tenuta delle infrastrutture ICT in caso di attacco.

Gli stress test informatici descritti da ENISA si fondano su scenari di rischio realistici e ben definiti. L’obiettivo non è tanto predire il prossimo attacco, quanto analizzare punti deboli, verificare i tempi di risposta e identificare soluzioni praticabili per migliorare la capacità di recupero dopo un evento critico. Esperienze simili sono già state condotte, ad esempio, dalla Banca Centrale Europea per gli istituti finanziari e dalla Commissione Europea nel settore dell’energia.

NIS 2 Enisa

Come funzionano i cyber stress test secondo ENISA

Il manuale si articola in cinque fasi operative: definizione degli obiettivi, costruzione degli scenari, esecuzione delle simulazioni, analisi dei dati raccolti e gestione delle vulnerabilità riscontrate. L’intero processo è pensato per adattarsi a contesti differenti, in base alla natura delle entità coinvolte e ai livelli di rischio considerati. In uno dei casi studio presentati, il metodo è stato applicato al settore sanitario, confermando l’utilità di una collaborazione costante tra autorità pubbliche e soggetti privati nella costruzione di un ecosistema cyber più robusto.

Queste le caratteristiche salienti degli stress test:

  • Resilienza come focus principale: i test servono a identificare criticità operative sotto stress, non a fare previsioni. L’intento è rafforzare la capacità di prevenzione e recupero
  • Scenari plausibili: l’approccio si basa su dinamiche “what if”, con simulazioni verosimili modellate sulle minacce più attuali
  • Livelli progressivi di complessità: i test possono essere graduati per valutare risposte a situazioni più o meno critiche
  • Metriche di performance: vengono impiegati indicatori come il time-to-detect (tempo per rilevare una minaccia) o il time-to-recover (tempo necessario al ripristino operativo)
  • Indipendenza operativa: i test sono generalmente condotti da soggetti terzi, per garantire l’obiettività dell’analisi
  • Visione sistemica del rischio: le prove sono concepite per valutare anche le interdipendenze tra infrastrutture e i potenziali effetti a catena

Secondo ENISA, l’adozione del manuale consentirà alle autorità di pianificare e implementare test significativi in settori ad alta criticità, con l’obiettivo finale di rendere le infrastrutture digitali più sicure, reattive e integrate. In un mondo in cui le minacce informatiche sono sempre più sofisticate e pervasive, strumenti come questi diventano fondamentali per rafforzare la risposta collettiva europea alle crisi, siano esse digitali o fisiche.