Oltre 14mila realtà della Pubblica amministrazione locale, tra Comuni, Scuole e Asl, non si sono lasciate sfuggire l’occasione e hanno aderito agli Avvisi pubblici per la migrazione al cloud promossi dal Dipartimento per la trasformazione digitale. Questo gli ha permesso di accedere alla misura 1.2 del PNRR Abilitazione e facilitazione delle PA locali nella migrazione al cloud che rende disponibile 1 miliardo di euro e prevede un programma di supporto e incentivo per migrare sistemi, dati e applicazioni verso servizi cloud qualificati. Più in dettaglio, il 90% dei Comuni e l’80% delle Scuole ha richiesto i finanziamenti per migrare i propri applicativi in cloud sulla piattaforma PA digitale 2026.

Un obiettivo raggiunto in anticipo

Mentre ferve il dibattito politico sulla reale validità del PNRR così com’è strutturato, c’è evidentemente chi non ha voluto perdersi in chiacchiere e ha sfruttato l’opportunità offerta di poter modernizzare la propria infrastruttura al fine di offrire un migliore servizio. E questo raggiungendo l’obiettivo in anticipo rispetto alle tempistiche imposte dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

È stato possibile grazie a un grande lavoro di squadra – ha affermato Alessio Butti, Sottosegretario di Stato con delega all’Innovazione Tecnologica che ci ha visto collaborare a ogni livello istituzionale, al fianco di Dirigenti scolastici, Sindaci, Responsabili della Transizione Digitale in tutta Italia. Sono oltre l’80% (invece del previsto 75%) le amministrazioni locali che nel nostro Paese hanno detto sì al cloud, presentando un piano di migrazione. Si tratta di un passo avanti fondamentale che permetterà di offrire servizi digitali ancora più moderni e affidabili, migliorando la vita di cittadini e imprese”.

L’importanza della semplificazione amministrativa

Su PA digitale 2026, Comuni, Scuole e Asl hanno potuto beneficiare di un percorso guidato per accedere alle risorse stanziate dagli Avvisi. Inoltre, attraverso un processo di adesione online, hanno ottenuto voucher economici predefiniti e tarati sulle specifiche esigenze. Nel processo di transizione hanno poi potuto avvalersi del sostegno dei team territoriali messi a disposizione dal Transformation Office del Dipartimento per la trasformazione digitale.

La Strategia Cloud Italia

Ricordiamo che l’obiettivo raggiunto con le PA locali è parte della Strategia Cloud Italia, che è stata definita dal Dipartimento per la Trasformazione Digitale e dall’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (ACN) e che indica le procedure cruciali per il percorso di migrazione verso il cloud di dati e servizi digitali della Pubblica Amministrazione. Obiettivo della Strategia è tracciare un percorso guidato per accompagnare le PA italiane nella migrazione dei dati e degli applicativi informatici verso il cloud entro il 2026, in coerenza con gli obiettivi del PNRR.

Dai fondi del PNRR anche 40 milioni per i gestori di SPID

Dalle risorse previste dal PNRR, in particolare quelle assegnate alla Missione 1 Componente 1 Investimento 1.4.4, dovrebbe arrivare anche un sostegno di 40 milioni di euro per le aziende che operano come gestori di SPID. La cifra non è molto vicina ai 60 milioni chiesti dai provider per fronteggiare le spese necessarie a mantenere attivo il servizio. Vedremo se basterà, se la trattativa proseguirà o se, come hanno prospettato i gestori bloccheranno il servizio.

Nonostante l’obiettivo del Sottosegretario Butti sia avere un unico sistema per l’identità digitale basato sulla Carta d’Identità Digitale (CIE), nei giorni scorsi aveva anticipato l’intenzione di prorogare le concessioni ai gestori di SPID. Attualmente SPID è lo strumento di gran lunga più usato per accedere ai servizi della PA (c’è un rapporto di 50 a 1 con la CIE) e le attivazioni sono oltre 34,62 milioni. Trasferirle tutte sulla CIE sarà sicuramente un processo lungo. È pur vero che oggi le CIE emesse sono più di 34,9 milioni, e quindi hanno sorpassato SPID, ma il numero di persone che possiedono entrambi è solo parzialmente sovrapponibile e quindi è facile prevedere che siano diversi milioni gli utenti SPID che ancora non possiedono la CIE.

In più se si considera che in una città come Roma già oggi occorre aspettare mesi per avere l’appuntamento in Comune per ottenere la CIE c’è da pensare che un aumento delle richieste dovuto alla necessità di accedere ai servizi online della PA non potrebbe che aggravare la situazione. E magari creare le stesse lunghe attese anche in altre città.