“La Commissione propone che in tutti gli Stati membri la banda dei 700 MHz venga assegnata alla banda larga senza fili entro il 30 giugno 2020, in linea con il lancio del 5G, previsto per il 2020. Per rispettare questo termine, entro il 30 giugno 2017 gli Stati membri dovranno adottare e rendere pubblico un piano nazionale finalizzato ad assicurare la copertura della rete e a liberare la banda dei 700 MHz. Entro la fine del 2017 dovranno inoltre concludere accordi di coordinamento transfrontaliero. Grazie ai piani nazionali la transizione sarà più agevole e si potrà contare su una buona copertura di rete, che contribuirà a colmare il divario digitale e a creare le condizioni necessarie, in termini di copertura, per i veicoli connessi e l’assistenza sanitaria remota.”

Così recita il comunicato stampa rilasciato ieri dalla Commissione Europea, il cui chiaro intento è liberare entro il 2020 le frequenze oggi occupate dalla TV per destinarle ai servizi 5G e alla Internet of Things. Si tratta di un cambiamento di rotta non da poco, visto che fino a ieri il termine del 2020 era sì in vigore ma con una tolleranza di due o più anni concessa agli Stati membri per mettersi in regola.

i nostri broadcaster non sono intenzionati liberare quelle frequenze, anche perché alcune di esse sono state date in licenza addirittura fino al 2030

Con il comunicato di ieri invece è chiaro come la Commissione voglia accelerare ulteriormente i tempi per non farsi trovare impreparata all’appuntamento del 2020 con il 5G. Il comunicato riporta inoltre due elementi principali che riguardano le frequenze da liberare.

Per la banda dei 700 MHz. Un calendario comune per renderla effettivamente disponibile per l’uso da parte dei servizi a banda larga senza fili a condizioni tecniche armonizzate nonché le relative misure di coordinamento a sostegno di tale transizione.

Per la banda al di sotto dei 700 MHz. Priorità a lungo termine per la distribuzione di servizi di media audiovisivi al grande pubblico, insieme a un approccio flessibile all’uso dello spettro in risposta al diverso grado di diffusione della televisione digitale terrestre (DTT) nei vari Stati membri.

Anche in Europa si preannuncia insomma un futuro nel segno del 5G al passo con i tempi, anche se per l’Italia questa decisione della Commissione apre uno scenario di non facile soluzione. Dopotutto i nostri broadcaster non sono intenzionati liberare quelle frequenze, anche perché alcune di esse sono state date in licenza addirittura fino al 2030.