Quello che era facile supporre potesse succedere, è successo. Vivendi ha giudicato troppo basse le offerte arrivate dal fondo KKR e da Cassa Depositi e Prestiti (congiuntamente al fondo Macquarie) per l’acquisizione della rete di TIM. Più precisamente, per acquisire una partecipazione nella NetCo, inclusi gli asset e le attività di FiberCop e di Sparkle.

Lo ha affermato l’amministratore delegato del principale azionista di TIM, Arnaud De Puyfontaine, nella conferenza stampa tenuta a margine delle presentazione dei dati di bilancio della stessa Vivendi. “Le offerte presentate, per quanto ne so, sono molto al di sotto del valore reale e del valore reale di questa bella azienda di Telecom Italia, ha dichiarato ai giornalisti De Puyfontaine, secondo quanto riportato da Reuters.

Completamente al di sotto degli obiettivi di Vivendi

Ricordiamo, infatti, che sia l’offerta di KKR sia quella di CDP, seppure con forme differenti, prevedono una proposta economica attorno ai 20 miliardi di euro, mentre Vivendi valuta in 31 miliardi di euro il valore della rete di TIM. E lo ha confermato lo stesso De Puyfontaine

sostenendo di non conoscere i dettagli dell’offerta di CDP, ma ciò che ha sentito non soddisfa le sue aspettative. “Se effettivamente si tratta di un’offerta con condizioni diverse ma con il livello di valutazione che è stato fatto da KKR – ha puntualizzato l’AD di Vivendi – credo sia completamente al di sotto degli obiettivi che Vivendi ha chiaramente indicato“.

A onor del vero, già TIM aveva considerato che la proposta di acquisto non vincolante presentata da KKR lo scorso primo febbraio 2023 non riflettesse pienamente il valore dell’asset e le aspettative. Per questo aveva reso disponibili a KKR (ma non in esclusiva) alcuni specifici elementi informativi per comprendere appieno gli assunti e gli economics della proposta e quindi poter ricevere un’offerta migliorativa. Ed era stata fornita come data di scadenza il 31 marzo 2023.

Un azionista molto attivo

Arnaud_de_Puyfontaine_3

Da sottolineare che De Puyfontaine ha parlato con i giornalisti dopo che il gruppo dei media e dell’intrattenimento francese ha comunicato i dati di bilancio per l’esercizio 2022. Globalmente, Vivendi ha registrato una crescita del 10,1% nei ricavi che hanno raggiunto quota 9,6 miliardi di euro e il margine operativo lordo è aumentato del 35,6% a 868 milioni di euro. A bilancio va però ascritta anche una perdita annuale di 1,01 miliardi di euro, dovuta principalmente al deconsolidamento di TIM dai suoi conti.
De Puyfontaine ha affermato che il deconsolidamento permette a Vivendi di svolgere un ruolo più attivo come azionista di TIM. “Ora abbiamo la totale libertà di difendere la giusta valutazione della partecipazione che abbiamo in questa società – ha precisato De Puyfontaine – che, dal nostro punto di vista, ha un potenziale molto importante in termini di valore“.

C’è però chi fa notare, come Verità&Affari, che ogni volta che in passato Vivendi ha annunciato che sarebbe stato un azionista attivo, ha in pratica dichiarato guerra alla società. Questo è accaduto in occasione dell’acquisizione di Havas e, in tempi più recenti, della conquista del gruppo Lagardère.

Sembra, quindi, che si apra un vero e proprio terreno di battaglia sul quale Vivendi non ha alcuna intenzione di indietreggiare. Almeno non in modo significativo. Con tutta probabilità, la società francese sa che difficilmente otterrà i 31 miliardi richiesti, ma i 20 proposti sono davvero molto lontani dalle aspettative. La battaglia economica è iniziata.