Che il mercato dei tablet stia soffrendo da almeno il 2014 non lo scopriamo certo oggi e le ragioni di ciò, dopo il boom dei primi anni, sono da ricercare essenzialmente in tre fattori. Il primo è la raggiunta saturazione del mercato che si collega poi a un tasso di aggiornamento e sostituzione dei device sempre meno frequente.

Inoltre il mercato asiatico, già poco ricettivo nei confronti dei tablet, sta sempre più preferendo i phablet di grandi dimensioni. Terza ragione è l’avvento degli ibridi e dei dispositivi 2-in-1, che vanno oltre il concetto classico di tablet e si spingono fino a concepire un unico device che possa servire anche come laptop con tastiera fisica.

In questo scenario non ci si deve stupire più di tanto se le ultime stime di contrazione nelle vendite dei tablet fornite da ABIResearch parlano di 140 milioni di pezzi venduti nel 2021, a fronte dei 207 milioni di tablet venduti invece lo scorso anno. Un -33% in cinque anni che la dice lunga sulla situazione di questo mercato.

Il report prende anche in esame le due tipologie di tablet che ABIResearch individua in branded (noi diremmo “di marca”) e White Box, ovvero quei tablet che non sono legati ad un marchio commerciale forte e di primo piano. La quota di mercato dei primi è destinata ad aumentare, con una stima del 70,6% a fine 2016 e del 88,5% nel 2021. Al contrario i tablet White Box, per ora forti soprattutto nelle regioni asiatiche, scenderanno nel 2021 a un market share del 11,5% contro l’attuale 32%.

Un cambiamento di rotta che dimostra come i tablet più venduti nei prossimi anni saranno quelli “premium” di tipo branded, sebbene il loro numero a livello di vendite continuerà a scendere. Nel 2021 si assisterà anche a un cambio geografico non trascurabile. Se infatti lo scorso anno il 63% dei tablet branded è stato venduto nelle regioni con economie sviluppate, nel 2021 saranno le regioni emergenti a salire al primo posto con il 57% del venduto totale.