Da quando i primi smartphone pieghevoli sono stati lanciati sul mercato, ho avuto difficoltà a capire il loro scopo. Sono oggetti certamente cool e, tecnologicamente parlando, sono anche impressionanti. Ma da una prospettiva pratica quali vantaggi offrono realmente? Devo ancora sentire un’unica risposta inequivocabile. E questo per non parlare di tutti i lati negativi e i compromessi significativi che si portano dietro.

Più ci ho pensato, più sono giunto alla conclusione che qualcosa di ancora più profondo sta succedendo in questo settore. Detto in modo semplice e chiaro, non penso che i produttori di tali dispositivi in realtà vogliano che le persone acquistino i loro attuali smartphone pieghevoli, né vogliono che i giornalisti e influencer tech li osservino e recensiscano nel modo in cui coprirebbero l’arrivo sul mercato di prodotti di alto profilo.

Gli attuali smartphone foldable, sospetto, esistono principalmente per servire come veicoli di marketing per i brand che vi stanno dietro. Non si tratta delle esperienze che forniscono (che costantemente non sono lodevoli e tanto meno eccezionali); si tratta dell’idea per cui che la società il cui nome è impresso sul dispositivo è un innovatore, un leader, un’autorità hardware che apre la strada a un nuovo ed entusiasmante futuro della tecnologia mobile.

Le prove di questo approccio sono ovunque, una volta che iniziate davvero a pensarci. Ricordate l’uscita del Motorola Razr? L’hype prima e al suo arrivo sul mercato è stato a dir poco monumentale e poi, in quello che avrebbe dovuto essere il climax che attirava la massima attenzione, quello smartphone si è rivelato solo… “frizzante”.

Prendete l’evento di lancio stesso, tanto per cominciare. Invece di ospitare una parata di alto profilo programmata per la massima visibilità, come la maggior parte dei produttori di smartphone fa con un prodotto degno di attenzione, Motorola ha optato per tenere il suo evento multimediale alle 23:00 di un mercoledì senza nemmeno uno streaming live. Ha offerto ai partecipanti un tempo pratico limitato per osservare e maneggiare il Razr in un ambiente rumoroso che, col senno di poi, è difficile non sospettare che sia stato progettato almeno in parte per coprire lo scricchiolio e il gracchiare di cui avremmo sentito parlare quando lo smartphone sarebbe arrivato nei negozi tre mesi dopo.

Motorola-Razr-1

Parlando degli scaffali dei negozi, se per qualche motivo volevate acquistare il Razr quando tecnicamente è diventato disponibile, probabilmente non avete avuto fortuna. I negozi semplicemente non li avevano, con molti rivenditori che non avevano mai ricevuto unità da vendere. Motorola inoltre è rimasta stranamente silenziosa in merito ai numerosi problemi dello smartphone che i recensori hanno evidenziato e si è spinta fino al punto di impedire (subdolamente) a un sito Web di collaborare con iFixIt per indagare sulla causa di alcuni problemi con il display.

Poi è arrivato l’altrettanto pubblicizzato Samsung Galaxy Z Flip, il secondo tentativo di Samsung di proporre uno smartphone pieghevole e, forse, il primo vero pieghevole che valga la pena considerare. Apparentemente Samsung era così ansiosa che le persone usassero il Flip e vedessero di cosa si trattava che, dopo settimane di campagna pubblicitaria e promozione ai massimi livelli, ha reso il dispositivo disponibile per i recensori solo per un periodo di 24 ore prima di richiedere la restituzione delle unità.

Come può dirvi chiunque abbia mai fatto questo lavoro per vivere, è una situazione a dir poco atipica, per non parlare del fatto che 24 ore è davvero poco tempo per farsi davvero un’idea precisa di un simile dispositivo. Il “brusio” nella comunità dei recensori e influencer tech ha anche suggerito che il team di PR di Samsung abbia incoraggiato i siti a concentrarsi sul Galaxy S20 con la loro copertura e non sul molto più sensazionale Flip.

E proprio come con il Razr, se volevate comprare il Flip una volta che era stato messo in vendita, quasi sicuramente non lo avete trovato. Chiamatemi pazzo, ma quando considerate tutti questi fattori insieme, sembra che i produttori di telefoni pieghevoli non vogliano che nessuno li guardi e li usi per un tempo mediamente lungo, figuriamoci uscire e comprarli. Vogliono che tutti noi ci gasiamo sui concetti e le idee della tecnologia senza considerare attentamente la realtà di essa. TCL, l’ex produttore di smartphone BlackBerry, sembra aver trovato un modo ancora più efficace per farlo: si tratta di accattivanti moduli telefonici pieghevoli che non funzionano nemmeno e non sono effettivamente in vendita.

Forse un giorno i telefoni pieghevoli troveranno un motivo per esistere e un tipo di tecnologia abbastanza matura da convincere la massa ad acquistarli. Per ora, però, più ci pensate, più diventa evidente che il loro attuale scopo attuale abbia meno a che fare con l’uso del mondo reale e più a che fare con il messaggio che la loro stessa esistenza fornisce.