Mentre Samsung Pay è appena sbarcato in Corea del Sud, spingendo tra l’altro fin da subito le vendite dei nuovi Galaxy Note 5 e Galaxy S6 Edge Plus, Android Pay sta per debuttare ufficialmente negli USA, che saranno così il primo Paese ad adottare il sistema di pagamento contactless di Google, che ricordiamo basarsi su tecnologia NFC per dialogare con i Pos abilitati al servizio. Se infatti nei mercati asiatici Android Pay dovrebbe arrivare il mese prossimo, dal 26 agosto sarà possibile utilizzarlo negli Stati Uniti, o almeno nella catena di fast food di McDonald’s.

In una nota di servizio rivolta al personale e approdata sul web grazie ad Android Police, si fa infatti riferimento ad alcuni cambiamenti legati a questo genere di servizio elettronico e si approfondiscono i vari dettagli di utilizzo, specificando che Android Pay sarà abilitato in tutti i 14.000 ristoranti McDonald’s negli USA. Al momento non si hanno notizie su altre grandi catene di negozi che seguiranno l’esempio di McDonald’s, ma molto probabilmente è solo questione di giorni prima di altri annunci in questo senso.

Se tutto ciò fosse confermato, mancherebbero insomma poche ore all’avvio ufficiale di Android Pay, che si candida già ora a diventare il principale concorrente di Apple Pay nello scenario ancora molto giovane e acerbo (ma già promettente) dei pagamenti contactless, sebbene i due sistemi siano tecnologicamente molto diversi.

Dalla sua però Apple, che ha il supporto delle principali banche americane, può già contare su un avvio del proprio servizio risalente negli USA a quasi un anno fa (ottobre 2014), che a luglio è approdato anche sul mercato britannico e che dovrebbe espandersi nei prossimi mesi anche ad altri Paesi europei.

I numeri esatti della diffusione e del successo di Apple Pay non si conoscono ancora con chiarezza, anche se a inizio anno Bank of America dichiarava un’emissione di oltre un milione di carte di credito legate ad Apple Pay. Contando che Cupertino guadagna 15 centesimi su ogni 100 dollari spesi tramite Apple Pay, non è difficile capire perché anche Google voglia dire la sua in questo mercato.