Solo il 15 aprile scrivevamo che, grazie al completamento della transizione al Signal Protocol di Open Whisper Systems, un miliardo di utenti poteva parlare e scrivere su WhatsApp senza timore di intercettazioni grazie alla crittografia end-to-end. Ebbene, un mese dopo ecco una notizia a dir poco inaspettata che riguarda proprio il sistema di sicurezza messo appunto da WhatsApp.

John McAfee, con l’aiuto di quattro esperti di sicurezza, avrebbe infatti “rotto” la crittografia di WhatsApp riuscendo a leggere un messaggio inviato con l’app di WhatsApp per Android. Il metodo infatti non ha funzionato su iOS, ma visto che Android è l’OS mobile di gran lunga più diffuso al mondo questa “immunità” di iOS conta fino a un certo punto per le preoccupazioni degli utenti.

Di fronte a questa dichiarazione di McAfee, personaggio certamente controverso e non nuovo a uscite clamorose, diversi esperti del settore sono rimasti con parecchi dubbi e perplessità, anche se secondo il diretto interessato una società di analisi forensi ha già analizzato i due smartphone Android confermando l’avvenuto hack.

Smartphone sui quali tra l’altro non è stato eseguito il root ma sui quali è stata rilevata dalla stessa società forense la presenza di uno spyware e di un keylogger per captare il messaggio intercettato. McAfee non è comunque sceso nei dettagli di questo suo procedimento e aspetterà a farlo non appena incontrerà i responsabili di Google e WhatsApp, dicendo però che la colpa dell’hacking non va attribuita a WhatsApp, bensì ad Android e a una particolare falla scoperta nel sistema operativo e così in effetti si piegherebbe anche perché il procedimento non ha funzionato su iOS.