Abbiamo oltrepassato la metà del 2019 e tuttavia gli iPad rimangono legati unicamente agli utenti che li hanno configurati. Apple può continuare a esprimersi a favore della privacy, ma il fatto che Cupertino insista sui suoi tablet legati a un singolo ID Apple significa che c’è poco di privato nella condivisione di un iPad.

Questo compromesso non ha mai avuto molto senso, ma è particolarmente bizzarro alla luce della valanga di cambiamenti che Apple ha annunciato durante la WWDC di quest’anno. Con iPadOS 13 possiamo finalmente prendere sul serio il tablet di Apple come alternativa a un laptop, possiamo usare un mouse su iPad e Safari sembra sempre più simile alla versione per Mac. Apple era così desiderosa di migliorare il proprio software da introdurre il supporto multiutente persino su Apple TV e non siamo nemmeno sicuri di quante persone lo stessero chiedendo.

Sappiamo però che molti possessori di iPad (principalmente i genitori) chiedono da anni il supporto multiutente, ovvero l’utilizzo del tablet con più di un unico ID Apple. Stranamente, oltre che su Apple TV, Apple ha concesso questo “lusso” anche a HomePod ma l’iPad continua a rimanere off limits. È una politica particolarmente stramba se si considera quanto Apple cerchi di spingere il suo tablet come prodotto per famiglie, luoghi di lavoro e scuole.

Proprio le scuole in effetti possono indicare la giusta strada da percorrere. Apple consente già ai distretti scolastici di creare più account per gli studenti sui propri tablet con un servizio chiamato Shared iPad, che finora non ha causato alcun problema della privacy o gravato sulle prestazioni dei tablet. Gli insegnanti agiscono come amministratori degli iPad e quindi possono vedere le prestazioni dei loro studenti e persino vedere come stanno usando i tablet. È fondamentalmente ciò che vorremmo anche al di fuori degli ambienti scolastici.

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Molti genitori con un iPad condiviso farebbero carte false per avere una funzionalità simile in famiglia; invece si trovano in difficoltà a tenere le loro app, i loro messaggi e le loro e-mail private lontano dai figli piccoli che non hanno ancora un proprio iPad. Come ha sottolineato l’ex editor di Macworld Susie Ochs l’anno scorso, con più account i genitori (tra le varie cose) potrebbero utilizzare la funzione Screen Time per avere un quadro più accurato di come i loro figli usino l’iPad di famiglia.

Ci piacerebbe però vedere il supporto multiutente su iPad anche in un contesto di ufficio. Quando un collega vuole eseguire benchmark o gestire un iPad che stiamo usando per app specifiche, dobbiamo cancellare quelle app in modo da non far vedere le nostre cose e i nostri contenuti ad altri. L’unica vera opzione che Apple consente per bloccare app specifiche è una funzione di accessibilità poco conosciuta chiamata Accesso guidato, che però impedisce semplicemente alla persona a cui passiamo l’iPhone o l’iPad di guardare qualsiasi cosa oltre a quella specifica app.

Dopotutto non stiamo chiedendo la Luna. I Mac hanno funzionato in questo modo da anni e quindi possiamo facilmente passare un MacBook a un collega perché sappiamo che userà l’account ospite. Anche i PC Windows funzionano in questo modo e lo stesso dicasi per altri tablet e smartphone Android.

Per iPadOS 13 Apple dovrebbe prendere spunto dal Mac e consentire a un account di fungere da amministratore. Ciò consentirebbe all’utente di accedere a tutti i privilegi e le impostazioni e quindi utilizzare l’iPad come farebbe ora. Questa persona però potrebbe anche controllare quali altri account hanno accesso ai piani dati (se si tratta di un iPad Cellular) e potrebbe controllare meglio a quali app i loro figli hanno accesso tramite Screen Time, decidere quali account possono acquistare o scaricare app dall’App Store e scegliere quali app condividere tramite la funzione In Famiglia.

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Come per Apple TV una simile configurazione consentirebbe ai membri della famiglia di guardare spettacoli e ascoltare musica senza preoccuparsi che i loro consigli si confondano con le preferenze di qualcun altro. Tutti i loro account separati inoltre potrebbero essere protetti con Face ID o Touch ID. L’unico ostacolo che vediamo in ciò è che ogni persona dovrebbe probabilmente inserire la password dell’ID Apple ogni volta che prende un iPad in consegna da un altro utente, ma dopo ciò l’iPad dovrebbe funzionare come lo usiamo normalmente.

Vediamo due motivi pratici per cui Apple potrebbe non voler estendere il supporto multiutente agli iPad: gestione dei file e limiti di archiviazione. Entrambi potrebbero causare complicazioni quando più utenti iniziano a scaricare più app sullo stesso dispositivo, in particolare su iPad dallo storage limitato (alcuni modelli infatti hanno solo 32 GB di spazio); dopotutto capita di rimanere quasi senza più GB disponibili con un solo account.

L’esperimento di Apple con le scuole mostra però che la gestione dei file non deve essere così complicata come sembra, in particolare se Apple permettesse all’account di un amministratore di porre limiti ai file scaricati. E se Apple è davvero preoccupata per lo storage, potrebbe limitare il supporto multiutente agli iPad Pro, i cui modelli attuali partono da un minimo di 64 GB e arrivano fino a 1 TB. Abbiamo insomma il sospetto che Apple non abbia ancora introdotto il supporto multiutente per l’iPad perché vuole che più utenti della stessa famiglia o ufficio acquistino i propri iPad.

Odiamo l’idea di aspettare, ma al tempo stesso speriamo che Apple riservi questa funzione per iPadOS 14. Resta il fatto che in questo momento il divieto di Apple al supporto multiutente impedisce all’iPad di essere proprio quel tipo di prodotto che la stessa Apple vorrebbe che fosse. Una mancanza che fa letteralmente a pugni con l’impegno di Cupertino per la privacy ed è tempo che questo limite scompaia una volta per tutte.