Appare ormai molto probabile che per Apple il 2023 sarà tutto incentrato sulla sicurezza e un nuovo report di Bloomberg rincara la dose. In Europa Apple si sta infatti preparando ad aprire alcune delle sue principali API private a concorrenti esterni, ad abbracciare sistemi di pagamento esterni e addirittura a consentire agli app store di terze parti di vendere software agli utenti. Questa ondata di cambiamenti non dipende da una precisa volontà strategica di Cupertino, ma dalla necessità di ottemperare ad alcune normative tra cui il Digital Markets Act dell’Unione Europea.

Le modifiche che Apple dovrà attuare includono:

  • Consentire browser che utilizzano motori di navigazione diversi da WebKit
  • Aprire la sua implementazione NFC ad altri sistemi di pagamento
  • Fornire accesso a più controlli della fotocamera
  • Estendere la rete Dov’è a più accessori di terze parti
  • Supportare app iOS distribuite al di fuori dell’App Store

Bloomberg afferma che per gestire questi cambiamenti, attesi molto probabilmente a partire da iOS 17, Apple si è affidata ad Andreas Wendker, vice presidente per l’ingegneria del software, e a Jeff Robbin, vicepresidente della società per le applicazioni consumer. Consentire un po’ più di libertà sulla sua piattaforma dovrebbe mitigare molte delle accuse mosse contro Apple nei confronti della sua proverbiale “chiusura”, ma al tempo stesso c’è il rischio che queste modifiche possano erodere la sicurezza del cliente e le esperienze degli utenti. L’accesso a fornitori di pagamenti e ad app store di terze parti porterà a un aumento del malware?

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Non sappiamo ancora come Apple applicherà questi cambiamenti, ma in concomitanza con la sua accresciuta attenzione alla sicurezza i suoi team stanno sicuramente lavorando per fare in modo che le difese delle sue piattaforme software siano in grado di sostenere al meglio il rischio di insicurezza causato dai futuri cambiamenti. Apple, come suggerisce sempre il report di Bloomberg, richiederà probabilmente agli app store di terze parti di assumersi la responsabilità della sicurezza degli utenti e potrebbe escludere quei fornitori non in grado di mantenere gli standard di sicurezza concordati. 

Inoltre, l’uso di app, store, browser e servizi di terze parti potrebbe essere attivabile o disattivabile nelle impostazioni del dispositivo e, probabilmente, potrebbe bastare questo per convincere i regolatori che Apple ha preso i necessari provvedimenti per aprire il suo ecosistema alla concorrenza. Una volta che Apple avrà aperto la sua piattaforma, sarà poi compito dei fornitori di terze parti convincere i consumatori a usufruire dei loro servizi e di questa nuova “libertà” e, ovviamente, non è detto che incontreranno una grande accoglienza da parte degli aficionados Apple.

Il risultato? Difficilmente queste mosse di Apple genereranno una rivoluzione. Chi è veramente interessato a utilizzare soluzioni di terze parti lo farà, ma per raggiungere un bacino di utenti molto più ampio queste stesse terze parti dovranno fornire livelli di soddisfazione e qualità in grado di superare di gran lunga quelli forniti da Apple, cosa tutt’altro che scontata. La maggior parte degli utenti continuerà quindi ad attenersi all’esperienza Apple “pura”, anche se è indubbio che alcuni concorrenti potrebbero generare servizi e idee davvero grandiose.

Alla fine, grazie a queste modifiche, Apple risponderà a molte delle critiche che regolarmente le vengono mosse e verrà incontro alle richieste dei regolatori europei, senza per questo portare a stravolgimenti epocali nelle abitudine dei suoi utenti; anzi, potenzialmente potrebbe attrarli con ancora più forza grazie alle promesse di una maggior sicurezza e puntando ossessivamente sui rischi collegati alle terze parti.