Che viaggio lungo e strano è stato. Dalla sua versione inaugurale ad oggi (già, sono passati quasi 15 anni) Android si è trasformato visivamente, concettualmente e funzionalmente di volta in volta e, se pensiamo alle primissime (e poco efficaci) release, fa quasi impressione vedere come sia oggi Android Upside Down Cake (l’ultima versione in ordine di tempo). Di seguito vi proponiamo un excursus con i punti salienti di tutte le versioni Android dalla nascita della piattaforma a oggi.

Android da 1.0 a 1.1: i primi giorni

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Android ha fatto il suo debutto ufficiale nel 2008 con Android 1.0, una versione così “antica” da non avere nemmeno un nome in codice distintivo. All’epoca le cose erano piuttosto basiche, ma il software includeva già una serie di prime app di Google come Gmail, Maps, Calendar e YouTube tutte integrate nel sistema operativo, in netto contrasto con il modello di app standalone più facilmente aggiornabile utilizzato oggi.

Android 1.5: Cupcake

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Con l’uscita Android 1.5 Cupcake dell’inizio del 2009, è nata la tradizione dei nomi delle versioni di Android. Cupcake ha introdotto numerosi perfezionamenti all’interfaccia Android tra cui la prima tastiera su schermo, qualcosa che sarebbe stato sempre più necessario man mano che i telefoni si allontanavano dal modello di tastiera fisica un tempo onnipresente.

Cupcake ha anche creato il framework per i widget di app di terze parti, che si sarebbe rapidamente trasformato in uno degli elementi distintivi di Android, e ha fornito la prima opzione della piattaforma per la registrazione video.

Android 1.6: Donut

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Android 1.6, Donut è stato rilasciato nell’autunno del 2009 e ha riempito alcune lacune importanti in Android, inclusa la possibilità per il sistema operativo di operare su una varietà di diverse dimensioni e risoluzioni dello schermo (fattore che sarebbe stato fondamentale negli anni a venire). Ha inoltre aggiunto il supporto per reti CDMA come Verizon, che avrebbe svolto un ruolo chiave nell’esplosione imminente di Android.

Versioni Android da 2.0 a 2.1: Eclair

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Mantenendo il ritmo di rilascio dei primi anni di Android, Android 2.0 Eclair è emerso solo sei settimane dopo Donut, mentre l’aggiornamento 2.1, chiamato anch’esso anche Eclair, è uscito un paio di mesi dopo. Eclair è stata la prima versione di Android ad entrare nel circuito mainstream grazie soprattutto allo smartphone Motorola Droid e, negli USA, alla massiccia campagna di marketing guidata da Verizon.

La novità più rivoluzionaria di questa release è stata l’aggiunta della navigazione stradale GPS con guida vocale e delle informazioni sul traffico in tempo reale, qualcosa allora di assolutamente inedito nel mondo degli smartphone (e ancora sostanzialmente ineguagliato). Navigazione a parte, Eclair ha portato gli sfondi live su Android, la prima funzione di dettatura vocale (speech-to-text) della piattaforma e il pinch-to-zoom, fino a quel momento una feature esclusiva di iOS.

Android 2.2: Froyo

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Appena quattro mesi dopo l’arrivo di Android 2.1, è stata la volta di Android 2.2 Froyo, che ruotava in gran parte attorno ai miglioramenti delle prestazioni “sotto il cofano”. Froyo ha fornito alcune importanti funzionalità tra cui l’aggiunta del dock (ora standard) nella parte inferiore della schermata principale e la prima incarnazione delle azioni vocali, che ha permesso di eseguire funzioni di base come ottenere indicazioni o scrivere note toccando un’icona e quindi pronunciando un comando.

In particolare, Froyo ha anche portato il supporto a Flash per il browser web di Android, novità significativa sia per l’uso diffuso di Flash in quel momento storico, sia per la ferma intenzione di Apple di non supportarlo sui propri dispositivi mobile. Apple alla fine avrebbe vinto (ovviamente) e Flash sarebbe diventato più un fastidio che altro, ma quando era ancora diffusissimo l’accesso al web davvero completo era un vero vantaggio che solo Android poteva offrire.

Android 2.3: Gingerbread

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La prima vera identità visiva di Android ha iniziato a essere messa a fuoco con la pubblicazione di Gingerbread del 2010. Il verde brillante era stato a lungo il colore della mascotte robotica di Android e, con Gingerbread, è diventato parte integrante dell’aspetto del sistema operativo. Il nero e il verde sono sbarcati nell’interfaccia utente mentre Android ha iniziato la sua marcia lenta verso un design distintivo.

Android 3.0 a 3.2: Honeycomb

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Quello di Honeycomb del 2011 è stato un periodo strano per Android. Android 3.0 è arrivato nel mondo come una versione solo per tablet per accompagnare il lancio del Motorola Xoom e, attraverso i successivi aggiornamenti 3.1 e 3.2, è rimasta un’entità esclusiva per i tablet. Sotto la guida del capo del design appena arrivato Matias Duarte, Honeycomb ha introdotto un’interfaccia utente radicalmente reimmaginata per Android, con un design “olografico” che preferiva il blu al verde e poneva l’accento sulla valorizzazione dello spazio dello schermo di un tablet.

Mentre il concept di un’interfaccia specifica per tablet non è durato a lungo, molte delle idee di Honeycomb hanno gettato le basi per l’Android che conosciamo oggi. Il software infatti è stato il primo a utilizzare i pulsanti sullo schermo per i principali comandi di navigazione di Android e ha segnato l’inizio della fine per il pulsante del menu di overflow permanente.

Android 4.0: Ice Cream Sandwich

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Con Honeycomb che fungeva da ponte tra vecchio e nuovo, Ice Cream Sandwich, anch’esso uscito nel 2011, è stato l’ingresso ufficiale della piattaforma nell’era del design moderno. La versione ha perfezionato i concetti visivi introdotti con Honeycomb e ha riunito tablet e telefoni con un’unica visione dell’interfaccia utente unificata.

ICS abbandonò gran parte dell’aspetto “olografico” di Honeycomb, ma mantenne il suo uso del blu come punto distintivo del sistema. Inoltre, riprese dal predecessore alcuni elementi di sistema di base come i pulsanti sullo schermo e l’aspetto per l’app-switching.

Android 4.0 ha anche fatto dello swiping un metodo sempre più integrato per gestire il sistema operativo, con la possibilità, allora rivoluzionaria, di “disfarsi” di cose come le notifiche e le app recenti con un semplice movimento del dito. E, cosa non meno importante, ha iniziato il lento processo per portare un framework di design standardizzato (noto come Holo) in tutto il sistema operativo e nell’ecosistema di app di Android.

Versioni Android dalla 4.1 alla 4.3: Jelly Bean

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Distribuite su tre versioni di Android di grande impatto, le release di Jelly Bean del 2012 e del 2013 hanno preso le nuove fondamenta di ICS e hanno fatto passi significativi nella messa a punto generale di Android. Le tre versioni hanno infatti aggiunto un sacco di eleganza nel sistema operativo e hanno contribuito notevolmente a rendere Android più invitante per l’utente medio.

A parte il lato visivo, Jelly Bean ha dato il via al primo assaggio di Google Now, ha portato le notifiche espandibili e interattive, un sistema di ricerca vocale ampliato e un sistema più avanzato per la visualizzazione dei risultati di ricerca in generale, con particolare attenzione ai risultati basati su schede che tentavano di rispondere direttamente alle domande.

Anche il supporto multiutente è stata una novità importante (anche se solo su tablet) e proprio in Jelly Bean abbiamo visto una prima versione del pannello Impostazioni rapide di Android. Da segnalare anche il sistema per posizionare i widget sulla schermata di blocco, una novità che, come tante funzionalità Android nel corso degli anni, sarebbe scomparsa un paio di anni dopo.

Android 4.4: KitKat

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La versione di KitKat di fine 2013 segnò la fine dell’”era scura” di Android, visto che i neri di Gingerbread e il blu di Honeycomb abbandonarono il sistema operativo. Gli sfondi più chiari e le luci più neutre presero il loro posto, con una barra di stato trasparente e icone bianche che conferivano al sistema operativo un aspetto più contemporaneo.

Android 4.4 vide anche la prima versione del comando vocale OK, Google, anche se in quel momento la richiesta di attivazione tramite voce funzionava solo quando il display era già attivo e si era nella schermata iniziale o all’interno dell’app Google. KitKat ha anche rappresentato la prima incursione di Google per rivendicare un intero pannello della schermata iniziale per i suoi servizi, almeno per gli utenti degli smartphone Nexus e per coloro che scelsero di scaricare il suo primo launcher standalone.

Versioni Android 5.0 e 5.1: Lollipop

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Google ha sostanzialmente reinventato Android con la versione 5.0 Lollipop nell’autunno del 2014. Lollipop ha lanciato lo standard Material Design presente ancora oggi, che ha portato un nuovo look esteso al sistema operativo stesso, alle sue app e persino ad altri prodotti di Google. Il concetto basato su schede diventa con Lollipop un modello principale di interfaccia utente che caratterizza l’aspetto di tutto, dalle notifiche visualizzate nella schermata di blocco per un accesso più immediato, fino all’elenco delle app recenti.

Lollipop ha poi introdotto un gran numero di nuove funzionalità in Android, tra cui un generale potenziamento di OK, Google, il supporto per più utenti anche su smartphone e una modalità di priorità per una migliore gestione delle notifiche. È cambiato così tanto, sfortunatamente, che ha anche introdotto un sacco di bug problematici, molti dei quali non sarebbero stati completamente risolti fino alla versione 5.1 dell’anno successivo.

Android 6.0: Marshmallow

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L’elemento più accattivante di Marshmallow, rilasciato da Google nel 2015, era una funzione di ricerca su schermo chiamata Now On Tap, feature che aveva un potenziale enorme ma che alla fine non fu completamente sfruttata e che ebbe vita breve. Android 6.0 ha comunque introdotto alcune novità destinate ad avere un impatto duraturo, tra cui autorizzazioni più granulari per le app e il supporto per i lettori di impronte digitali e per l’USB-C.

Versioni Android 7.0 e 7.1: Nougat

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Le versioni Android del 2016 hanno portato una modalità nativa per lo schermo condiviso, un nuovo sistema per l’organizzazione delle notifiche e una funzione di Risparmio dati. Nougat ha aggiunto anche alcune caratteristiche più piccole ma comunque significative, anche se l’aspetto più importante tra i vari miglioramenti è stato il lancio di Google Assistant, fatto praticamente in contemporanea con l’annuncio del primo smartphone completamente autoprodotto di Google (il Pixel). Assistant, come vediamo anche oggi, sarebbe diventato di lì a pochissimo un componente chiave di Android e della maggior parte degli altri prodotti Google.

Versioni Android 8.0 e 8.1: Oreo

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Lanciato nel 2017, Android 8.0 Oreo aggiunge una varietà di piccoli perfezionamenti alla piattaforma, tra cui una modalità picture-in-picture nativa, un’opzione di snoozing delle notifiche e canali di notifica che offrono un controllo preciso su come le app possono avvisare l’utente. Oreo include anche alcuni elementi degni di nota che promuovono l’obiettivo di Google di allineare Android e Chrome OS e migliorare l’esperienza di utilizzo di app Android su Chromebook.

Android versione 9: Pie

Android Pie, cioè Android 9, è entrato nell’ecosistema Android nell’agosto 2018. La novità più evidente è stata l’introduzione delle gesture, che sostituiscono i tradizionali pulsanti Indietro, Home e Panoramica con un nuovo tasto Home multi funzione e una serie di comandi basati sui gesti fatti con le dita sullo schermo.

Android 9 ha introdotto un sistema di navigazione ibrido che includeva un mix di gesture e pulsanti, ma che non è durato a lungo.

Android 9 ha introdotto un sistema di navigazione ibrido che includeva un mix di gesture e pulsanti, ma che non è durato a lungo.

Android 9 includeva numerose altre funzionalità di produttività degne di nota, incluso un sistema universale di suggerimento dei contenuti per le notifiche di messaggistica, un metodo più efficiente per gestire gli screenshot e sistemi più intelligenti per la gestione dei consumi energetici e della luminosità dello schermo. Non mancano ovviamente altri avanzamenti più piccoli ma comunque significativi, come un metodo più intelligente per gestire gli hot spot Wi-Fi, un miglioramento della modalità di Risparmio energetico e un utile nuovo gesto per il tocco del sensore di impronte digitali.

Il software ha beneficiato di molti ritocchi estetici, come un nuovo look per le notifiche e il pannello per Impostazioni rapide, oltre ad animazioni aggiunte a tutta l’interfaccia. Ci sono però anche molti miglioramenti non visibili esteriormente, come un potenziamento delle funzioni di sicurezza e tutela della privacy.

Android versione 10

A settembre 2019 Google ha rilasciato Android 10, la prima versione di Android a essersi liberata dei nomignoli associati ai dolci ed è stata chiamata semplicemente con un numero. La cosa più evidente è che il software ha portato un’interfaccia completamente rinnovata per i gesti di Android, eliminando completamente il pulsante Indietro e affidandosi a un approccio alla navigazione del sistema completamente basato sulle gesture.

Opzioni privacy Android 10

Il nuovo modello di autorizzazioni per la privacy di Android 10 ha aggiunto alcuni controlli necessari nel campo dei dati di localizzazione.

Android 10 ha silenziosamente apportato molti altri miglioramenti importanti, tra cui un sistema di autorizzazioni aggiornato con un controllo più granulare sui dati di localizzazione, un nuovo tema scuro a livello di sistema, una nuova modalità di utilizzo che limita le distrazioni e un sistema di didascalie live on-demand per qualsiasi contenuto multimediale in riproduzione.

Android versione 11

Android 11, lanciato all’inizio di settembre 2020, è stato un aggiornamento piuttosto sostanziale sia sotto il cofano che in superficie. I cambiamenti più significativi di questa versione riguardano la privacy. Il sistema di autorizzazioni introdotto in Android 10 è stato ampliato, con l’aggiunta della possibilità di concedere alle app le autorizzazioni per la posizione, la fotocamera e il microfono su base limitata o per un solo utilizzo.

Android 11 ha anche reso più difficile per le app richiedere la possibilità di rilevare la posizione dell’utente in background e ha introdotto una funzione che revoca automaticamente le autorizzazioni alle app che non sono state aperte di recente. A livello di interfaccia, Android 11 ha introdotto un approccio raffinato alle notifiche relative alle conversazioni, oltre a un nuovo lettore multimediale semplificato, una nuova sezione Cronologia notifiche, una funzione nativa di registrazione dello schermo e un menu di sistema per il controllo dei dispositivi connessi.

Player multimediale e impostazioni Android 11

Il nuovo lettore multimediale di Android 11 ha portato i controlli audio nel pannello delle impostazioni rapide, mentre i nuovi controlli dei dispositivi connessi sono apparsi nel menu di accensione a livello di sistema.

Android versione 12

Google ha lanciato ufficialmente la versione finale di Android 12 nell’ottobre 2021 e ha iniziato a distribuire il software ai propri dispositivi Pixel poco dopo, insieme al lancio dei nuovi telefoni Pixel 6 e Pixel 6 Pro.

A differenza delle ultime versioni di Android, i progressi più significativi di Android 12 sono per lo più in superficie. Android 12 presenta la più grande rivisitazione dell’interfaccia di Android dalla versione Android 5.0 (Lollipop) del 2014. Quella versione, come abbiamo detto poco fa, è stata la prima a presentare il nuovo standard Material Design di Google. Questa versione è la prima a integrare una versione aggiornata e completamente rinnovata di tale standard, nota come Material You.

Material You conferisce un aspetto e una sensazione radicalmente diversi all’intera esperienza Android e non si limita solo agli elementi a livello di sistema. Alla fine, i principi di design di Android 12 si estenderanno sia alle app sul telefono che ai servizi Google sul web. Gli stessi principi saranno presenti anche sui Chromebook, sugli Smart Display e sugli indossabili associati a Google. Dal momento che una parte importante del concetto di Material You consiste nel permettere all’utente di personalizzare la tavolozza e altre specifiche dell’aspetto dell’interfaccia – persino facendo in modo che il telefono generi al volo temi dinamici personalizzati in base ai colori dello sfondo del telefono in un determinato momento – i cambiamenti sono profondi e saranno assolutamente evidenti.

In particolare, la maggior parte dei progressi più significativi del design di Material You sarà probabilmente disponibile solo sui telefoni Pixel di Google, almeno all’inizio. Dopo anni in cui i produttori di dispositivi di terze parti si sono cimentati con l’interfaccia di Android e hanno introdotto ogni sorta di cambiamento arbitrario – a volte solo per il gusto di cambiarla – Google sembra finalmente rassegnata ad accettare il fatto che le proprie scelte di design di Android non saranno universali. Così facendo, sta trasformando queste scelte sull’interfaccia in una caratteristica dei Pixel, invece che in un qualcosa da dover far accettare per forza ai costruttori.

Android 12 Material You

Android 12 introduce un look and feel completamente nuovo per il sistema operativo, almeno per quanto riguarda i dispositivi di Google. (Fare clic sull’immagine per ingrandirla).

A parte gli elementi di superficie, Android 12 apporta modifiche, attese da tempo, al sistema di widget di Android insieme a una serie di importanti miglioramenti fondamentali nelle prestazioni, nella sicurezza e nella privacy. L’aggiornamento fornisce controlli più potenti e accessibili su come le diverse app utilizzano i dati dell’utente e su quante informazioni le app possono raccogliere, e include una nuova sezione isolata del sistema operativo che consente alle funzioni A.I. di operare interamente su un dispositivo, senza alcun potenziale accesso alla rete, evitando potenziali esposizioni dei dati.

Android 12, Dashboard per la privacy

La nuova Privacy Dashboard di Android 12 fornisce dettagli e controlli più semplici e granulari sulle modalità di accesso ai dati da parte delle app.

Nel momento in cui aggiorniamo questo articolo, la versione 12 sta ancora comparendo su alcuni dispositivi, in base ai ritmi di aggiornamento stabiliti dai costruttori o dagli operatori. Comincia però a fare capolino una nuova versione…

Android versione 13

Android 13, lanciato nell’agosto 2022, è una delle versioni Android più strane di Google. Il software è contemporaneamente uno degli aggiornamenti più ambiziosi nella storia di Android e uno dei cambiamenti di versione più leggeri fino ad oggi. Si tratta di una dualità insolita, e alla fine gran parte dell’esperienza dipende dal tipo di dispositivo su cui lo si installa.

Sul primo fronte, Android 13 introduce un design dell’interfaccia completamente nuovo sia per i tablet che per i telefoni pieghevoli, con una rinnovata attenzione alla creazione di un’eccezionale esperienza su grande schermo nel sistema operativo stesso e all’interno delle app. I miglioramenti in quest’area includono un nuovo framework e una serie di linee guida per l’ottimizzazione delle app, oltre a una modalità split-screen più efficace per il multitasking e a una barra delle applicazioni in stile desktop simile a quella di ChromeOS, che facilita l’accesso alle app utilizzate di frequente da qualsiasi luogo.

Android 13 multitasking

Android 13 introduce una configurazione multitasking più simile a quella di un desktop per i tablet e i telefoni pieghevoli.

Inoltre, Android 13 sembra gettare le basi per un nuovo tipo di prodotto multiuso, che potrebbe funzionare come Smart Display fisso e poi permettere di staccare lo schermo e usarlo come tablet. Il software mostra segni di supporto per una nuova intrigante serie di widget e screensaver che condividono la superficie, oltre a un sistema di profili multiutente ampliato a questo scopo. Anche se non abbiamo ancora visto la maggior parte di questi elementi in azione, i segnali indicano che il prossimo Pixel Tablet di Google potrebbe essere il luogo in cui tutti questi elementi si uniranno.

Sui telefoni normali, Android 13 è molto meno significativo e, di fatto, la maggior parte delle persone probabilmente non noterà nemmeno il suo arrivo. Oltre ad alcuni piccoli miglioramenti visivi, il software introduce un sistema di appunti ampliato che consente di vedere e modificare il testo mentre viene copiato, una funzione nativa di scansione dei codici QR all’interno dell’area delle impostazioni rapide di Android e una serie di miglioramenti legati alla privacy, alla sicurezza e alle prestazioni.

Android 13 ha iniziato a essere distribuito agli attuali telefoni Pixel di Google nel mese di agosto. Se le precedenti tendenze di aggiornamento di Android sono indicative, probabilmente raggiungerà i primi dispositivi non prodotti da Google nel corso dell’anno e continuerà a essere distribuito lentamente ad altri telefoni e tablet con il passare dei mesi.

Android versione 14

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Android 14 ha mosso i primi passi nel mondo all’inizio di febbraio 2023, quando Google ha annunciato l’anteprima per sviluppatori del software. Nelle settimane successive, l’azienda ha lentamente ma inesorabilmente portato avanti lo sviluppo di quest’ultima versione di Android. In totale, ci aspettiamo di vedere due versioni di anteprima per gli sviluppatori e poi quattro versioni beta, per poi arrivare al rilascio finale di Android 14 alla fine dell’estate o all’inizio dell’autunno.

Come spesso accade, le prime versioni di Android 14 non ci dicono molto su cosa comporterà l’aggiornamento. Molte delle modifiche che abbiamo visto finora mirano a migliorare le prestazioni del sistema e la privacy, oltre a proseguire il lavoro svolto dalla precedente versione di Android per creare un’esperienza più ottimizzata per chi utilizza un tablet o uno smartphone pieghevole.

Detto questo, Android 14 sembra già includere una manciata di miglioramenti evidenti a livello superficiale, come ad esempio un nuovo sistema per la creazione di avvisi visivi sulle notifiche in arrivo e un miglioramento, in fase di sviluppo da tempo, per rendere più intuitivo l’utilizzo delle gesture. Google sta anche testando una nuova funzione in Android 14 che permetterà di “clonare” un’app sul vostro dispositivo e di eseguirne due versioni distinte contemporaneamente; potrebbe essere un modo utile per utilizzare un servizio sia con un account personale, sia con un’identità professionale, anche se l’app stessa non supporta esplicitamente i profili multipli.

(Questo articolo è stato pubblicato originariamente a Febbraio 2019 e aggiornato ad aprile 2023)