Nei primi tempi di Android la generosità open source del sistema offriva un enorme vantaggio ai produttori di smartphone. Nell’era di Eclair e Froyo c’era un bizzarro gusto nel design dell’interfaccia, utilizzare un device Android era qualcosa di divertente e i produttori sviluppavano l’identità del sistema interpretandolo a modo loro. La moderna esperienza di Android è però un insieme tutt’altro che esaltante di personalizzazioni discutibili, design poco riusciti e app drower inutilmente stracolmi. Ecco perché il più grande problema di Android nel 2018 potrebbe essere Android stesso.

Ma non sarebbe dovuto andare così. Per anni infatti Google ha cercato di mostrare ai produttori di smartphone come la sua visione pura di Android fosse la migliore (qualcuno ricorda i telefoni Google Play Edition?), arrivando addirittura a dimostrare la superiorità di Android sui propri device Nexus e Pixel. Tuttavia quasi ogni smartphone Android utilizza oggi una versione del sistema operativo che è radicalmente diversa da quella fornita da Google nel progetto Open Source Android. E per la maggior parte, questo significa aggiornamenti lenti, prestazioni altalenanti e un’esperienza complessiva discutibile.

L’ambiziosa esperienza Android One di Google non avrebbe dovuto risolvere questo particolare problema, ma potrebbe benissimo farlo. Quando la piattaforma è stata presentata all’evento Google I/O nel 2014, era mirata ai mercati emergenti con l’obiettivo di portare smartphone di qualità al maggior numero possibile di persone. Android One, in sintesi, doveva fornire un’esperienza Android pulita e genuina a quelli smartphone dotati di un hardware di livello medio-basso allora così diffusi in molti mercati emergenti.

Nokia ha adottato un approccio diverso con Android One. All’inizio di quest’anno la casa madre HMD ha preso la decisione coraggiosa di passare ad Android One per l’intera famiglia di smartphpone, dall’entry-level Nokia 3.1 al Nokia 8 Sirocco con SoC Snapdragon 835. Ciò significa che se acquistate un telefono Nokia avete la certezza di aggiornamenti puntuali per almeno due anni e patch di sicurezza per tre anni. Purtroppo è qualcosa che non si può dire per oltre il 90% degli smartphone Android, almeno basandosi sulle percentuali di adozione di Android 8.0 Oreo, ed è ora che i principali produttori di telefoni Android inizino a colmare questo divario.

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Sensazione premium in uno smartphone economico

In circostanze normali uno smartphone come il Nokia 6.1 sarebbe solo un altro telefono Android da 300 euro come tanti. Con un processore Snapdragon 630, display Full HD, 3 GB di RAM e 32 GB di spazio di archiviazione, non c’è niente al suo interno che sia particolarmente unico per il suo prezzo, ma Android One fa la differenza.

Non è solo l’interfaccia pulita e minimale, ma è il fatto che il Nokia 6.1 trasmette una sensazione da smartphone premium come l’LG G7 o il Galaxy S9. La durata della batteria è stellare, le pagine scorrono agevolmente, le app vengono avviate in un istante e l’app drawer viene riempito solo con le applicazioni di cui avete bisogno. Non troverete l’app di Facebook non rimovibile, notifiche indesiderate o impostazioni superflue per rallentarvi e il launcher è in realtà ancora più “puro” rispetto a quello dei Google Pixel (che utilizzano un launcher proprietario al di sopra di Oreo). Tanto che non lo sapessimo, penseremmo che il Nokia 6.1 sia un nuovo modello della gamma Nexus e questa è proprio la sensazione che HMD voleva trasmettere.

Meno c’è, meglio è

In un panorama follemente competitivo è comprensibile il desiderio di voler emergere, ma gli smartphone di oggi non si fanno alcun favore modificando l’interfaccia. Di per sé Android Oreo è alla pari di iOS 11 quando si tratta di velocità, prestazioni e longevità, ma una volta che LG, Samsung, HTC e Huawei si impadroniscono di esso, i risultati sono inevitabilmente peggiori. Applicazioni extra, gesture dall’utilità discutibile e interfacce utente spesso disordinate non solo riducono l’esperienza di utilizzo, ma tendono a peggiorare molto più rapidamente le prestazioni del device rispetto ad Android puro. Il nostro LG V30 ad esempio è diventato molto più lento del Pixel 2 XL, nonostante entrambi abbiano circa 8 mesi di vita.

La parola chiave qui è attrito. È la stessa cosa che rende il Pixel uno smartphone così bello nonostante abbia un design che impallidisce rispetto al Galaxy S8 e un’app per fotocamera del 2015. Non ci sono ostacoli da saltare, nessuna confusione e nessun processo in corso non voluto che dreni la durata della batteria. I telefoni Android sono ritenuti dagli utenti di iPhone come lenti e macchinosi, ma non è affatto colpa del sistema operativo. Sono infatti gli strati aggiunti su di esso che influenzano negativamente l’esperienza, iniziando dalle quattro app essenziali per qualsiasi smartphone: chiamate, contatti, messaggi e foto.

La maggior parte dei telefoni Android fa di tutto per differenziare l’interfaccia utente in modi non necessari. L’interfaccia Samsung Experience (in precedenza Touchwiz) è diventata decisamente migliore a livello di prestazioni (e bloatware) nel corso degli anni, ma è ancora lontana da ciò che Google offre ai Pixel. Accendete un Galaxy S9 nuovo di zecca e otterrete un browser in stile Samsung, un app store, una galleria fotografica, un dialer e una rubrica, oltre a app di messaggistica e posta. Ben poche di queste app offrono qualcosa che Google non offre e, in molti casi, le esperienze e le funzionalità sono peggiori, in particolare quando si tratta di foto e posta. Ed è esattamente ciò che la nuova iterazione di Android One sta cercando di eliminare.

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Una promessa rigenerante

Per quanto la velocità e l’essenzialità siano aspetti importanti, il maggior vantaggio degli smartphone Android One di Nokia si riduce a una cosa: gli aggiornamenti. Questi rappresentano i due terzi del mantra “puro, sicuro e aggiornato” di Nokia e sono il motivo principale per cui Google ha avviato il programma One in primo luogo.

“Quando si tratta di aggiornamenti di sicurezza o di funzionalità, è molto più facile per noi distribuirli” ha dichiarato Juho Sarvikas, chief product officer di HMD Global. “Non abbiamo fatto alcuna personalizzazione approfondita che avremmo poi dovuto convalidare con ogni aggiornamento della piattaforma.” È qualcosa che Google sta disperatamente cercando di risolvere con Project Treble, che offre per la prima volta una vera speranza per aggiornamenti tempestivi e per fare in modo che la maggior parte degli OEM rilasci patch di sicurezza mensili in modo rapido ed efficace. Gli smartphone Android One però hanno qualcos’altro in più, ovvero una garanzia lunga anni.

Come fa Google con Pixel, Nokia promette infatti due anni di aggiornamenti del sistema operativo e tre anni di aggiornamenti di sicurezza. E poiché Nokia lavora direttamente con Google sui suoi smartphone Android One, può anche garantire che gli aggiornamenti vengano distribuiti il più rapidamente possibile e con una stabilità e un’ottimizzazione impeccabili.

Pensiamo ad esempio al un ex top di gamma come il Galaxy S7 di Samsung, che ha appena ottenuto il suo primo aggiornamento Oreo questa settimana, circa 10 mesi dopo l’arrivo di Android 8. Essential Phone è stato lanciato sul mercato come un dispositivo che “si evolve con te”, ma il suo primo aggiornamento Oreo è arrivato molti mesi dopo rispetto ai Pixel. E anche se Project Treble punta a velocizzare gli aggiornamenti di Android P, gli smartphone Android One di Nokia saranno comunque più veloci nel ricevere gli update. Le app e gli strati aggiuntivi costruiti su Android che caratterizzano la maggior parte degli smartphone odierni rendono infatti molto più difficile distribuire gli aggiornamenti e i consumatori finiscono con il soffrirne.

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Qualcosa si muove oltre a Nokia?

Lentamente ma inevitabilmente i produttori di smartphone Android stanno iniziando a vedere la luce. L’ultima versione beta di Android P non è più disponibile solo sui dispositivi Pixel ma anche su Essential Phone, Nokia 7 Plus, OnePlus 6, Oppo R15 Pro, Sony Xperia XZ2, Xiaomi Mi Mix 2S e Vivo X21 e X21 UD. Questa però è ancora una lista molto piccola e noterete che mancano i brand più importanti come Samsung, Huawei, LG e HTC. Molti degli smartphone venduti con a bordo Android Oreo stanno ancora eseguendo la versione 8.0 piuttosto che la più recente 8.1. E gli aggiornamenti di sicurezza continuano ad arrivare con settimane (e a volte mesi) di ritardo. La soluzione si chiama appunto Android One, ma finora solo Nokia e una manciata di altri produttori hanno optato per questa versione.

C’è una convinzione di fondo tra i produttori di smartphone Android che “imbellettare” l’interfaccia dei loro telefoni li faccia apparire più invitanti agli occhi degli utenti, ma siamo certi che, in un confronto diretto, quasi tutti sceglierebbero Android puro rispetto a quello personalizzato da Samsung, HTC, LG e altri. I produttori di device Android non devono essere diversi da quelli di PC. Si può infatti acquistare un laptop di HP, Acer, Asus o Microsoft e ottenere sempre Windows 10 ma con un’esperienza di utilizzo diversa a seconda dell’hardware.

È poi vero che Android One potrebbe limitare la quantità di personalizzazione che un’azienda come Samsung può aggiungere al proprio smartphone, ma è davvero un problema? Nessuno punta a comprare un Galaxy S9 per godersi l’interfaccia utente Samsung Experience, ma perché è uno smartphone potente, completo e con un’ottima fotocamera.

Non è necessario essere un data scientist per capire che, se viene data la scelta, la maggior parte dei clienti sceglierà la versione più pulita e snella di Android che si possa ottenere. Certo, è improbabile che i produttori di smartphone che hanno passato anni a creare un’esperienza personalizzata abbandonino tutto in favore di Android One, ma Nokia ha chiaramente trovato una formula di successo per i propri smartphone e speriamo che altri produttori ne seguano l’esempio.