Un elevato numero di iniziative mondiali sta trasformando la tradizionale struttura monolitica delle celle 5G in un ecosistema co-ompetitivo in cui hardware, software e radio sono modulari ed evolvono in modo fluido per l’effettiva popolazione di ciascuna area geografica. Recentemente è stata sottolineata la necessità di investimenti in Europa, ma l’evoluzione si prospetta forte soprattutto dal lato architetturale.

Tradizionalmente le apparecchiature per le telecomunicazioni vengono sviluppate integralmente da pochi produttori che forniscono tutte le componenti (chip, hardware, software, radio) comprese le certificazioni di aderenza agli standard. Tutto questo sta per finire.

Un modo migliore di portare avanti l’infrastruttura a livello mondiale prevede la spacchettizzazione dei singoli componenti, che potranno venire da svariati produttori. La stessa idea del 5G nasce con questo concetto. L’effettiva realizzazione provocherà una vera disruption, con l’esplosione dei volumi e l’ampliamento degli stakeholder. A questo argomento Business Journals ha dedicato l’evento virtuale “The future of 5G: Disruptions, Opportunities and a Look Ahead”, con la partecipazione di due chipmaker, un operatore e la divisione Connectivity di Facebook.

Facciamo però un passo indietro e ricordiamo gli eventi degli ultimi mesi riguardanti il 5G. Grande interesse ha richiamato O-Ran, l’alleanza dedicata alla open radio access network, che ha spinto la sua Software Community con l’aiuto della Linux Foundation.

Un ecosistema di hardware compatibili che girano su software open source permetterà una rapida diffusione del 5G e di Internet a costi bassi e con la possibilità di erogare maggiori e diversi servizi a seconda delle specifiche suddivisioni, geografiche o commerciali. Di questo è sicura Facebook, la cui divisione sta attivamente partecipando ai lavori di molti produttori di chip, tra i quali Silicom e Marvell. Parte rilevante di questo nascente ecosistema è anche il Telecom Infra Project, una comunità che intende accelerare la diffusione di reti disaggregate, che vede la partecipazione anche di Tim. Per meglio muoversi, il TIP ha recentemente lanciato il Solution Group. In particolare, il nuovo Solution Group farà leva sulla piattaforma CI/CD per automatizzare integrazione, test e distribuzione del software.

The Unboxing Experience

“Spacchettizzare il 5G richiederà interfacce standard e una sua supply chain, ma porterà nuove possibilità e nuovi modelli di business”, ha detto in apertura Greg Henderson, Senior VP Vertical Markets in Analog Devices. In prospettiva, si tratta di investire per avere nuovi flussi di entrate. I rischi di questa operazione sono “l’interoperabilità, che richiederà forti partnership per costruire un vero ecosistema”.

Il percorso sarà irto di sfide interessanti, in quella che Facebook chiama proprio “The Unboxing Experience”, riferendosi all’intero percorso che porterà da soluzioni monolitiche a moduli per lo più standard cooperanti tramite interfacce altrettanto standard su software per lo più open source.

La presenza di Facebook Connectivity spiega già l’interesse del colosso nella modularizzazione del 5G. “La nostra missione è portare più persone su una Internet più veloce”, ricorda Jaydeep Ranade, Direttore del Wireless Engineering in Facebook Connectivity; “vogliamo aprire la rete ad innovazioni in molti settori, tra i quali il machine learning e l’energia”.

Tecnicamente parlando “la disaggregazione delle unità introduce ulteriore latenza”, evidenzia Raj Singh, EVP Processors Business Group in Marvell, ma quando arrivi sul mercato “non puoi dare all’utente prestazioni inferiori alle precedenti”. E va sempre ricordato il punto di riferimento specifico, ovvero la latenza di 1 ms come obiettivo di benchmark.

Un altro punto riguarda la topologia delle varie reti: “oggi sono molto diverse, ma in futuro dovranno essere più simili”, per garantire la necessaria omogeneità.

Parlando di spese, bisogna considerare che nella formazione del nuovo ecosistema i costi di ricerca, ingegneria ed organizzazione si moltiplicano.

Cocreazione di una community

La soluzione sembra essere un modello di cocreazione collettiva, non limitato al software open source o al commodity hardware, ma anche per il testing ed altre fasi. In pochi anni bisogna replicare quello che si è visto nei quarant’anni del personal computer.

La sezione radio è quella che meno si presta ad essere modificata, ma è chiaro che le prestazioni richiederanno “massive MIMO per tutti gli scenari, agrari e urbani”. Paco Martin, Head of Network Planning in Vodafone, è cosciente dell’investimento nel deployment delle nuove reti che attende gli operatori.

Nei prossimi 12-24 mesi ci sarà uno sviluppo veloce e caotico, che comprenderà anche qualche scivolone. “Ma bisognerà andare avanti senza fermarsi, creando un vero e proprio cambiamento”, conclude Jaydeep: “metà del pianeta oggi non ha rete”. È un grande mercato: semplificarne l’accesso di base crea grande spazio verso l’alto”.