Zuckerberg corteggia Trump ed elimina il fact-checking da Facebook e Instagram
A meno di due settimane dall’insediamento di Donald Trump a Presidente degli Stati Uniti, Meta ha annunciato l’abbandono dopo 9 anni del programma di fact-checking a favore di un modello basato sulla collaborazione degli utenti denominato Community Notes. Un cambiamento radicale nelle politiche di moderazione dei contenuti sulle piattaforme Meta (Facebook, Instagram e Threads), che ha inevitabilmente sollevato un acceso dibattito sulle sue implicazioni per la diffusione online di disinformazione, fake news e hate speech.
Meta aveva introdotto il programma di fact-checking nel 2016 per affrontare le preoccupazioni legate alla disinformazione durante le elezioni americane. Negli anni, tuttavia, questo approccio ha attirato diverse critiche in particolare da parte di esponenti repubblicani, che lo ritenevano discriminatorio verso il pensiero conservatore.
La tensione ha raggiunto il culmine quando, nei mesi scorsi, Trump ha minacciato di incarcerare Mark Zuckerberg se le piattaforme di Meta avessero interferito con le elezioni. Dopo la vittoria elettorale di Trump, Zuckerberg ha cercato di ricucire i rapporti anche attraverso donazioni e la promozione di Joel Kaplan (figura di spicco del partito repubblicano) come responsabile globale delle politiche di Meta.
Il nuovo approccio si ispira al modello di Community Notes adottato da Elon Musk su X, per il quale gli utenti collaborano per aggiungere contesto o correzioni ai post ritenuti fuorvianti. Tuttavia, un sistema del genere potrebbe addirittura peggiorare i problemi già esistenti legati alla moderazione dei contenuti. Secondo Valerie Wirtschafter della Brookings Institution, i Community Notes possono essere utili, ma richiedono tempo e test approfonditi per essere efficaci su larga scala e Meta, a differenza di X, sta implementando il sistema con minore preparazione, con il rischio di amplificare problemi come spam e contenuti generati dall’intelligenza artificiale.
La decisione di Meta è stata accolta positivamente da Trump e da molti sostenitori della libertà di espressione, ma ha anche suscitato allarme tra giornalisti, ricercatori e associazioni come nel caso dell’organizzazione Public Citizen, secondo cui gli utenti di Facebook e Instagram saranno esposti a una maggiore quantità di disinformazione pericolosa.
Un’altra preoccupazione è l’impatto che questa decisione avrà sull’industria del fact-checking. Secondo il Poynter Institute, Meta contribuiva al 45% delle entrate totali dei partner di fact-checking nel 2023 e la fine di queste collaborazioni potrebbe compromettere un settore già ampiamente sottofinanziato.
Meta sta inoltre riducendo la moderazione sui contenuti legati a temi controversi come immigrazione e identità di genere, citando la necessità di allineare le regole della piattaforma a quelle di altre aree pubbliche, come il Congresso. Anche in questo caso però non mancano i rischi, visto che una minore moderazione potrebbe facilitare campagne di manipolazione da parte di attori esterni e aggravare problematiche legate alla salute mentale.