Non c’è dubbio che Elon Musk sia un personaggio originale, ma l’evoluzione e le peripezie che sta facendo vivere a quel servizio che fino a qualche giorno fa si chiamava Twitter lasciano davvero senza parole. Siamo sicuri di non esagerare affermando che si tratta del rebranding più pazzo del mondo. E molto probabilmente non siamo alla fine del processo pensato da Musk, ma solo a una fase intermedia.

Non basta cambiare un nome

Infatti, Twitter ha cambiato il nome in un poco caratterizzante “X”, per quanto per Musk sia evidentemente una lettera significativa dato che la inserisce nel nome di ogni sua iniziativa. Tuttavia, all’interno di X rimangono indicazioni che sono un preciso riferimento a come il servizio è stato chiamato per molti anni e che, in alcuni casi, sono entrate anche nell’uso comune. Per esempio, per l’inserimento di un post c’è ancora un bottone che riporta la dicitura “Twitta”, oppure nel caso di una ricerca si deve digitare all’interno nel box “cerca su Twitter”.

Insomma, forse Musk ha agito un po’ troppo d’impulso e non ha ben valutato che non basta cambiare un nome per fare un vero rebranding. E, soprattutto in questo caso, come avrebbe potuto esserlo? Tweet è un termine entrato nel vocabolario: pubblicare un tweet, leggere un tweet o twittare sono ormai modi dire che travalicano lo spazio di Internet. Quanto ci vorrà per modificare questi concetti in tutte lingue? Ma soprattutto, con un nome come X come potrebbero diventare? Ho postato un X oppure un Xeet? Ho Xato un testo?

Cosa sostituirà l’uccellino blu in milioni di siti?

Non solo. Il nome e il logo dell’uccellino sono inseriti in milioni di siti web (icone che indicano i profili delle aziende, pulsanti di condivisione, screenshot e Tweet embeddati negli articoli). Come o da cosa verranno sostituiti? E i vecchi link a cosa punteranno? Le risposte al momento non ci sono.

E comunque a renderle complicate ci ha pensato ancora Musk che ha addirittura fatto chiedere il profilo Twitter (il profilo X?) di… Twitter. Tutti i tweet pubblicati in passato dall’azienda, linkati, embeddati, ripubblicati su altre piattaforme, non sono più accessibili. Forse la cancellazione delle foto di Stalin della figura di Trotksij è storicamente più rilevante, ma la quantità di documenti storici ufficiali rimossa in un colpo solo da Musk non ha eguali. Bastava semplicemente rinominare il profilo @Twitter in @X, conservando la memoria storica. Ma forse è proprio quello a cui punta Musk: eliminare ogni legame con il passato per lanciare su un servizio che sia davvero dirompente.

D’altra parte, quella X nell’idea di Musk dovrebbe significare una piattaforma dove tutto sarà possibile, dai pagamenti alla pubblicazione di post fino al social engineering. E proprio per questo le principali agenzie hanno cominciato a usare il termine “la piattaforma X”. Però, oltre a essere terribile da leggere, il risultato ottenuto sembra essere esattamente l’opposto di quello voluto, ossia di una piattaforma qualunque, di nessuna importanza. Invece, di importanza ne ha, eccome.

Una sola X per oltre 900 brand

Musk sembra poi proseguire diritto per le sua strada senza dare particolare importanza la fatto che il brand X era un marchio registrato da diverse aziende ancora prima che prendesse il posto di Twitter. Secondo Reuters, la X è così ampiamente usata e citata nei marchi commerciali da essere un sicuro motivo per delle sfide legali (sono circa 900 i brand che integrano in lettera X nel proprio nome). Inoltre, l’ex Twitter potrebbe avere problemi a difendere il suo nuovo brand in futuro soprattutto se si considera che Meta, che ha da poco lanciato Threads, un’app di microblogging che si pone in diretta competizione con Twitter, detiene i diritti per l’uso del brand X in modo specifico per i social network. In più, come forse potrà aver notato chi da un po’ di anni opera nell’informatica, il logo usato da Musk è quasi identico a quello di X.org, progetto open source dell’X Windows System di Linux, usato già dal lontano 1984.

Il successore di Twitter

Meta con la sua app Threads non è però l’unica azienda a tentare di sfruttare questo momento di esodo degli utenti da Twitter alla ricerca di una nuova piattaforma di microblogging di riferimento. In tal senso si sta muovendo anche TikTok che sta per lanciare una nuova funzione all’interno della sua app per la creazione di contenuti testuali. L’obiettivo è ampliare le possibilità per i creatori di condividere le proprie idee ed esprimere la propria creatività tramite contenuti scritti.

La battaglia per trovare il successore di Twitter è aperta, ma sembra che Musk faccia di tutto perché tra i candidati nessuno ci metta una X.

 

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