Twitter ha vietato all’azienda Dataminr di offrire servizi di analytics basati sui Tweet pubblicati dai suoi utenti alle agenzie di intelligence americane, secondo quanto ha riportato il Wall Street Journal (richiede registrazione).

Il divieto riguarda i dati che Dataminr estrapola da tweet pubblici per rivenderli poi ad agenzie investigative e di intelligence. Il social network sta evidentemente cercando di non essere considerata come un’azienda che fornisce ai servizi segreti strumenti per la sorveglianza di massa.

I dirigenti di Dataminr recentemente hanno comunicato ai loro clienti governativi che Twitter, che detiene il 5% delle azioni della startup e che fornisce dati real-time attraverso un accesso controllato alle proprie API, ha chiesto che l’azienda smetta di fornire i propri servizi alle agenzie di intelligence.

“Non abbiamo mai autorizzato Dataminr o altre aziende a vendere dati ad agenzie governative o servizi di intelligence con finalità di sorveglianza”

 “Dataminr utilizza I dati da tweet pubblici per fornire avvisi riguardanti le ultime notizie a editori e organismi finanziari o ad agenzie governative come la World Health Organization, per utilizzi non finalizzati alla sorveglianza”, ha affermato Twitter domenica scorsa. “Non abbiamo mai autorizzato Dataminr o altre aziende a vendere dati ad agenzie governative o servizi di intelligence con finalità di sorveglianza”.

Le agenzie di intelligence americane hanno ottenuto l’accesso ai servizi di Dataminr dopo che In-Q-Tel, un fondo di venture capital controllato dal governo USA, ha investito nell’azienda, ha affermato il WSJ, anche se Dataminr non compare nella lista delle aziende che compongono il portfolio di In-Q-Tel.

Proprio al termine di un progetto pilota che Dataminr ha realizzato per In-Q-Tel ha comunicato a Dataminr la sua risoluzione.

Le agenize di intelligence stanno sempre più spesso monitorando i social media, visto che alcuni di essi sono ampiamente usati da gruppi terroristici come lo Stato Islamico a scopo di propaganda e reclutamento.  Secondo John C. Inglis, ex funzionario dell’NSA, con questa mossa Twitter sta applicando due pesi e due misure, rifiutandosi di offrire alle agenzie di intelligence dei dati che sono invece disponibili per il settore privato.

Bisogna notare qui che non ci si riferisce alla semplice ricerca e acquisizione di tweet pubblici, ma all’accesso in tempo reale a quantità massive di informazioni, che attraverso le API private possono essere estratte anche attraverso query molto complesse e dettagliate. Come ci ha spiegato Matteo Flora – CEO e Founder di The Fool Srl, azienda che si occupa di monitoraggio, analisi, gestione e tutela della reputazione e degli asset digitali – Twitter fornisce questo servizio a pagamento tramite la controllata Gnip, attraverso API ad accesso ristretto, e può quindi limitare gli scopi di utilizzo dei dati o i soggetti a cui li concede.

Matteo Flora, CEO di The Fool Srl.

Matteo Flora, CEO di The Fool Srl.

“Le API pubblicamente disponibili hanno dei limiti in termini di numero di ricerche che è possibile effettuare quotidianamente, e restituiscono risultati solo sugli ultimi 7-10 giorni. Attraverso le API a pagamento per servizi di data mining è invece possibile effettuare milioni di ricerche sull’intero archivio storico dei Tweet, usando anche query complesse e con strumenti grafici che semplificano le estrazioni”.

Per Flora, la mossa di Twitter va nella stessa direzione presa da Apple nel rifiutare di indebolire il proprio sistema operativo per consentire all’FBI di accedere ai contenuti cifrati degli iPhone di individui sottoposti d indagine. “Twitter non vuole che il pubblico la consideri un grosso calderone da cui le agenzie di intelligence possono attingere informazioni personali a piene mani per scopi di sorveglianza, senza dover passare attraverso le autorizzazioni giuridiche necessarie e le garanzie a esse connesse”

la privacy comincia a essere un fattore di marketing importante per le aziende digitali

Di sicuro, la privacy comincia a essere un fattore di marketing importante per le aziende digitali, e questo è anche colpa (o merito?) dell’NSA. Le pratiche di sorveglianza massiva svelate da Edward Snowden hanno fatto suonare un campanello di allarme nella popolazione. Flora vede infatti un crescente interesse tra il pubblico verso i temi legati ai dati personali.

Mentre da un lato cresce la richiesta di trasparenza verso aziende e organizzazioni (anche loro malgrado, come avviene nei sempre più numerosi casi di leak a seguito di furto di dati, dal caso di Hacking Team ai Panama Papers), diversi trend in atto stanno conferendo sempre più potere di scelta ai cittadini su quali informazioni rivelare e quali tenere riservate.

“Si sta arrivando a una situazione in cui il cittadino vede i propri dati personali come una sorta di valuta, che può cedere o meno a terzi in funzione dei benefici che può ottenere da questa transazione”, ha concluso Flora, che tratterà l’argomento in un libro intitolato The Age of Transparency in uscita a fine anno.

Dataminr non ha risposto a una nostra richiesta di commenti in merito.