Elon Musk ha dichiarato che X (ex Twitter) avrà presto due nuovi livelli di abbonamento premium. “Uno è a basso costo con tutte le funzioni, ma senza riduzione degli annunci, e l’altro è più costoso, ma senza annunci”, ha scritto Musk in un post su X. Da quando ha acquisito Twitter nell’ottobre dello scorso anno, Musk ha cercato di incrementare le entrate della piattaforma nei modi più svariati riconoscendo un calo delle entrate, anche se per ora tutti questi sforzi (tra cui il pagamento per la “spunta blu” e sconti alle aziende per fare pubblicità sulla piattaforma) non sembrano aver dato particolari frutti.

Per il momento X ha iniziato a far pagare ai nuovi utenti 1 dollaro in Nuova Zelanda e nelle Filippine come test per accedere alla piattaforma. I nuovi utenti che hanno scelto di non iscriversi potranno compiere unicamente azioni di “sola lettura”, come leggere i post, guardare i video e seguire gli account. Questo metodo di iscrizione chiamato Not A Bot mira a ridurre lo spam, la manipolazione della piattaforma e, appunto, l’attività dei bot.

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Anche altri grandi big tech come YouTube e Netflix stanno sperimentando un mix di piani supportati da pubblicità (gratuiti o con tariffe ridotte) e a pagamento, ma la situazione di X è diversa e il fatto che Musk abbia acquisito Twitter quando già l’azienda non se la stava passando bene ha complicato ulteriormente le cose, senza contare sia le critiche piovute addosso all’amministrazione Musk per la scarsa moderazione dei contenuti, sia gli inserzionisti che non volevano che i loro annunci apparissero accanto a contenuti inappropriati.

A complicare le cose, la scorsa settimana la Commissione Europea ha avviato un’indagine su X per verificare il rispetto delle nuove regole tecnologiche sui contenuti illegali e dannosi in seguito alla diffusione di contenuti ritenuti disinformativi sulla sua piattaforma dopo l’attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre (ne abbiamo parlato qui).

Una decisione che, secondo alcuni rumor, avrebbe fatto balenare a Musk l’idea di rimuovere X dall’Europa o di bloccarne l’accesso agli utenti dell’Unione Europa proprio in risposta al Digital Services Act adottato nel Vecchio Continente. Ipotesi che Musk, alle prese in queste settimane anche con una difficile situazione del suo “gioiello” imprenditoriale Tesla, ha però smentito immediatamente.