Era il 29 ottobre 1969 quando fu trasmesso il primo messaggio tramite Arpanet, gettando le basi per il mondo connesso di oggi. Cinquant’anni dopo, oltre 4 miliardi di persone hanno accesso a Internet e i dispositivi collegati alle reti IP sono più del doppio della popolazione mondiale. Ecco alcune pietre miliari della storia di Internet e le previsioni per la sua crescita futura.

Arpanet, il precursore di Internet

Il nome Arpanet deriva dall’ente militare che lo ha finanziato, l’Advanced Research Projects Agency degli Stati Uniti. Alla sua nascita Arpanet collegava cinque siti: l’Università della California-Los Angeles (UCLA), Stanford, l’Università di Santa Barbara, l’Università dello Utah e BBN Technologies.

Il primo nodo Arpanet è stato installato all’UCLA il 30 agosto 1969. Il secondo nodo, presso lo Stanford Research Institute, fu installato il 1° ottobre. Il primo messaggio di dati tra i due computer collegati in rete fu trasmesso il 29 ottobre, quando il professore di informatica Leonard Kleinrock ha inviato un messaggio da un computer host presso l’UCLA a un altro computer a Stanford. L’intenzione di Kleinrock era scrivere “login” per avviare la comunicazione, ma il sistema andò in crash dopo la trasmissione delle prime due lettere “l” e “o”.

Nel 1983, il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti scorporò MILNET, che era la parte di Arpanet che trasportava comunicazioni militari non classificate (in seguito MILNET fu ribattezzata Defense Data Network e infine NIPRNET, che sta per Non-classified IP Router Network). Arpanet fu ribattezzata Internet nel 1984: all’epoca collegava 1.000 host di università e laboratori aziendali.

Oggi ci sono 4,4 miliardi di utenti Internet in tutto il mondo, secondo Internet World Stats. A livello globale, Internet è passato da un mezzo di comunicazione dominato dagli Stati Uniti a uno strumento utilizzato da più della metà della popolazione mondiale, pari a 7,7 miliardi di persone.

Il World Wide Web compie 30 anni

Nel 1989, Tim Berners-Lee scrisse un documento che esponeva le sue idee su un metodo per pubblicare informazioni in formato ipertestuale su Internet. La sua visione della connessione universale divenne il World Wide Web, che fece esplodere l’uso di Internet. Nel 1993 lo studente di informatica Marc Andreessen ha creato il primo popolare browser Web, noto come Mosaic.

Oggi ci sono più di 1,7 miliardi di siti web (di questi, meno di 200 milioni sono attivi), secondo Internet Live Stats. Il traguardo di 1 miliardo di siti web è stato raggiunto nel settembre 2014.

Da IPv4 a IPv6

L’Internet Protocol (IP) identifica i dispositivi su Internet in modo che possano essere individuati. La prima versione, IPv4, è stata inventata negli anni ’70 e presentata al pubblico nel 1981. Una ventina di anni fa l’Internet Engineering Task Force (IETF) ha previsto l’esaurimento degli indirizzi IPv4 e ha iniziato a lavorare per creare una nuova versione del protocollo: l’IPv6.

IPv4 utilizza uno schema a 32 bit per gli indirizzi IP, che poteva supportare 4,3 miliardi di dispositivi; IPv6 utilizza uno schema a 128 bit per supportare 3,4 × 1039 di dispositivi. La diminuzione della disponibilità di indirizzi IPv4 ha portato l’Internet Assigned Numbers Authority, l’ente che supervisiona gli indirizzi di rete, a dichiarare che aveva esaurito i nuovi indirizzi da inviare ai registri Internet regionali (RIR) nel 2011. Alcuni anni dopo, nel 2015, l’American Registry for Internet Numbers (ARIN) ha riferito di aver esaurito il suo pacchetto gratuito di indirizzi IPv4.

Tuttavia, il passaggio a IPv6 è lento. I fornitori di rete e gli ISP sono stati tra i primi a iniziare a implementare IPv6 sulle loro reti, mentre le imprese hanno abbracciato più lentamente la distribuzione, citando le difficoltà in termini di costi, complessità e risorse.

Secondo Google, oggi la connettività IPv6 nel mondo è all’incirca del 25%; l’adozione di IPv6 in Italia è poco superiore al 4%.

DNS, la rubrica di Internet

Il Domain Name System (DNS) di Internet è stato creato nel 1984 per abbinare complessi indirizzi IP con nomi facili da ricordare che terminano con estensioni come .com, .org, .edu e .gov. I primi nomi di dominio dell’era “dot-com” sono stati registrati nel 1985, a partire da Symbolics.com, BBN.com, Think.com, MCC.com, DEC.com e Northrop.com. Nel 1998, il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha privatizzato le registrazioni e le operazioni di nomi di dominio attraverso la creazione di Internet Corporation for Assigned Names and Numbers (ICANN).

Le vendite di nomi di dominio continuano a crescere – il primo trimestre del 2019 ha chiuso con 351,8 milioni di registrazioni di nomi di dominio in tutti i domini di primo livello – insieme al numero di minacce alla sicurezza DNS. Le minacce DNS includono dirottamento DNS, tunneling, phishing, cache poisoning e attacchi DDoS.

Secondo i dati riportati da IDC, l’82% delle aziende a livello globale ha subito un attacco DNS nell’ultimo anno e il costo medio di un attacco DNS supera i 1,27 milioni di dollari.

Il traffico Internet si misura in zettabyte

Già nel 1974 il traffico quotidiano su Internet aveva superato i 3 milioni di pacchetti. Inizialmente misurato in terabyte e petabyte, oggi il volume del traffico mensile viene misurato in exabyte, ovvero 1018 byte. Nel 2017, il traffico IP globale era di 122 exabyte al mese, ovvero 1,5 zettabyte all’anno, secondo il Visual Networking Index di Cisco. La previsione è che il traffico IP annuale globale raggiungerà 396 exabyte al mese, ovvero 4,8 zettabyte all’anno, entro il 2022.

Il volume del traffico è aumentato con il numero di dispositivi connessi a Internet. Oggi, il numero di dispositivi collegati alle reti IP si avvicina a 20 miliardi. Cisco prevede che entro il 2022 ci saranno 28,5 miliardi di dispositivi in rete, rispetto ai 18 miliardi del 2017, un numero di gran lunga superiore agli abitanti del pianeta. Complessivamente, Cisco prevede che entro il 2022 saranno presenti in rete 3,6 dispositivi a persona, rispetto ai 2,4 del 2017.

Gli smartphone sorpassano i PC

Oggi il traffico generato dagli smartphone continua a crescere ed è destinato a superare il traffico dei PC nei prossimi anni. Nel 2018, i PC rappresentavano il 41% del traffico IP totale, ma entro il 2022 i PC rappresenteranno solo il 19% del traffico IP, secondo i dati di Cisco. Gli smartphone rappresenteranno il 44% del traffico IP totale entro il 2022, rispetto al 18% nel 2017.

M2M e IoT prendono quota

Il numero di dispositivi e connessioni sta crescendo più rapidamente della popolazione globale e la categoria in più rapida crescita è quella delle connessioni machine-to-machine (M2M), secondo la ricerca di Cisco. Le applicazioni M2M includono contatori intelligenti, videosorveglianza, monitoraggio sanitario, trasporti, monitoraggio di pacchetti o asset; è un sottoinsieme dell’Internet of Things (IoT).

L’IoT è una rete di dispositivi intelligenti, come sensori, macchine e telecamere, che possono connettersi autonomamente a Internet e condividere informazioni, generando un enorme traffico di rete stimato in zettabyte di dati per il monitoraggio e l’analisi. La società di ricerca IDC prevede che nel 2025 ci saranno 41,6 miliardi di dispositivi IoT connessi che genereranno 79,4 zettabyte di dati.

Minacce alla sicurezza di Internet

Nel 1988, il worm Morris ha disabilitato il 10% dei 60.000 computer connessi a Internet. Considerato il primo grande attacco dell’era Internet, il worm Morris è stato un campanello d’allarme per l’intera comunità che si occupa di sicurezza informatica.

Da allora le minacce hanno continuato a evolversi. Attacchi memorabili includono Mafiaboy, un massiccio attacco denial-of-service attribuito a un adolescente della zona di Montreal che si fa chiamare “Mafiaboy”. L’attacco ha colpito Amazon, eBay, Yahoo, Dell, E-trade e CNN il 7 febbraio 2000. Lo stesso anno, il worm ILoveYou (chiamato anche VBS/Loveletter e Love Bug Worm) ha infettato circa il 10% di tutti i computer connessi.

Oggi, gli attacchi contro i sistemi connessi a Internet sono troppo numerosi per essere contati. Le conseguenze finanziarie per le aziende vittime sono significative: a livello globale, il costo di una violazione dei dati è aumentato del 12% negli ultimi cinque anni e ora costa in media 3,92 milioni di dollari, secondo IBM Security.

Il debutto dei social media

Quando il Pew Research Center ha iniziato a monitorare l’adozione dei social media nel 2005, solo il 5% degli adulti americani utilizzava almeno una piattaforma social. Nel 2011 gli utenti di social media erano il 50% di tutta la popolazione statunitense e oggi sono circa il 72%.

Ogni secondo, in media, vengono pubblicati circa 6.000 tweet. Quindi si parla di più di 500 milioni di tweet al giorno e circa 200 miliardi di tweet pubblicati ogni anno, secondo Internet Live Stats.

Secondo gli ultimi dati rilasciati a giugno 2019, ci sono 1,59 miliardi di utenti attivi ogni giorno su Facebook. Inoltre, sono più di 2,1 miliardi le persone che mediamente usano Facebook, Instagram, WhatsApp o Messenger ogni giorno, come riportato da Facebook.

Ricerche e shopping online

Gli osservatori del settore stimano che ogni giorno vengono effettuati oltre 5 miliardi di ricerche su Google. Il commercio elettronico continua a prosperare. Dalla metà degli anni ’90, le vendite di e-commerce sono aumentate costantemente e hanno rappresentato una quota crescente del mercato retail globale. Un trend che non sembra destinato a rallentare.