Sono interessanti i risultati emersi dalla ricerca The Ad-Verse Consumer: European Video Advertising Tolerances in a Digital Age, realizzata dal fornitore di servizi cloud per i video Brightcove intervistando oltre 4.000 consumatori in Germania, Francia e Gran Bretagna. Lo scopo dello studio era quello di capire come gli utenti consultati si rapportassero con la pubblicità online e il dato più importante tra quelli emersi è che il 92% degli intervistati si è detto insoddisfatto dalla fruizione degli spot video mentre navigano.

Il 67% ha riportato come motivo di insoddisfazione la difficoltà nella riproduzione di questi video (buffering, errori di caricamento), lo scarso interesse suscitato da essi e le dimensioni eccessive degli spot. Il 51% invece non ha affatto gradito la quantità e la frequenza di questi video, mentre circa un terzo degli intervistati non si è mai imbattuto in un video pubblicitario che potesse suscitare un qualche interesse. Tutte percentuali cresciute (e quindi peggiorate) rispetto allo scorso anno, segno che i video pubblicitari online stanno diventando sempre più frequenti, sempre meno interessanti e sempre più difficili e scomodi da vedere.

“La soluzione che potrebbe mettere d’accordo consumatori e aziende è una sorta di equilibrio che vada a migliorare l’esperienza degli utenti, in modo che questi siano più spinti a consumare i contenuti pubblicitari. Dovrebbe incoraggiare l’intero settore sapere che due terzi degli intervistati ritengono giusto che gli editori utilizzino la pubblicità online per garantire contenuti gratuiti. Ma solo un utente su dieci (11%) dichiara di avere sempre avuto esperienze positive con la pubblicità online e quindi i margini di miglioramento sono netti” ha commentato Mark Balir, vice president EMEA di Brightcove.

In vista invece del futuro, la ricerca ha messo in luce come gli interventi più richiesti da parte dei consumatori siano relativi alla minor durata dei video pubblicitari (57%), all’implementazione dello scorrimento veloce (41%) e alla maggior vicinanza ai gusti personali (21%), in modo da non perdere tempo per spot che non interessano minimamente il consumatore costretto a guardarli.